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10 modi in cui il programmatic native advertising cambierà la pubblicità

22 Giugno 2018

10 modi in cui il programmatic native advertising cambierà la pubblicità

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A che cosa è il caso di prepararsi in modo adeguato se si desidera avere un futuro professionale nell'advertising nativo.

[Pubblichiamo un estratto dal libro Native Advertising, guida per i marketer che vogliono guardare oltre i post sponsorizzati su Facebook o i tweet promozionali, per rispondere alla sfida dell’innovazione digitale.]

Molti marketer si ritrovano spesso confusi dal programmatic advertising, impauriti dalla complessità, dalla produzione su larga scala e dal targeting a portata di mano, eppure questo strumento offre grandi vantaggi. Il programmatic native advertising trasformerà le campagne digitali del futuro. Ecco come.

1. Il native advertising farà parte della strategia digitale nel suo complesso

I nuovi format pubblicitari possono funzionare – e a volte funzionano – anche slegati dalle campagne in generale. Ci sono molte ragioni per questo: i budget per i test a volte sono esclusi dagli obiettivi della campagna; agli inserzionisti non piace fare affidamento su nuovi prodotti per campagne strategiche. Il programmatic native advertising rivela che inserire e gestire il native advertising in ogni campagna digitale è più facile. Il native advertising non deve più vivere nel suo “contenuto” o silo “native”. Può essere facilmente integrato in tutti i piani digitali.

2. Programmatic native advertising su mobile

Il programmatic native advertising registrerà grandi exploit nelle campagne di native advertising su mobile. Il native advertising è senza dubbio il formato ideale per i dispositivi mobili. I feed, come abbiamo mostrato in precedenza, stanno rapidamente diventando la via di distribuzione di contenuto più efficace per i brand: la pubblicità su mobile ruota intorno al feed.

3. L’importanza dei dati continuerà a crescere

Acquisto e vendita in tempo reale portano alla luce nuove opportunità legate ai dati nel native advertising. Programmatic advertising significa che i dati saranno standardizzati all’interno dei formati (video, display e native) generando confronti ancora più favorevoli per i formati di native ad.

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Il mondo della pubblicità è destinato a cambiare ancora più in fretta di prima.

4. La trasparenza sarà ancora più fondamentale

Il programmatic trading consente innumerevoli economie di scala. Le pubblicità vengono mostrate al pubblico, così come a case editrici ed editori, in tempo reale. Ma questa produzione su larga scala porta con sé anche la richiesta di trasparenza. Il mercato avrà bisogno di fare rispettare le regole e assicurarsi che le preoccupazioni legate alla brand safety vengano risolte, se davvero vorranno massimizzare le opportunità del programmatic native advertising.

5. La viewability diventerà un problema crescente

Proprio come la trasparenza in ambito editoriale, anche la viewability (visibilità) è molto importante. Quel native ad è stato davvero visualizzato? Che cosa costituisce un engagement (interazione)? Queste domande diverranno la chiave del programmatic native advertising per sbaragliare i detrattori e ridurre le irruzioni di potenziali ad fraud. Saranno utilizzati strumenti di misurazione sofisticati per verificare la qualità del prodotto e confermare la “consegna” della pubblicità.

6. Il processo di approvazione si evolverà

Il contenuto è alla base del native advertising. Mentre gli editori aprono il proprio inventory al programmatic native advertising, il settore deve sviluppare processi di approvazione; infatti si stanno studiando misure che consentano l’approvazione dell’editore per le campagne di native ad. Questo sarà importantissimo per placare le preoccupazioni degli editori circa i marketplace di tipo programmatico e la pubblicità inappropriata che potrebbe apparire sui loro portali.

7. Gli editori diventeranno esperti di ad tech

La progressiva automazione del native advertising farà crescere le competenze tecnologiche degli editori. Sempre più editori avranno bisogno di investire in competenze (e lavorare con piattaforme di native ad) per cogliere le opportunità di aumento dei profitti legati alla pubblicità. Ciò richiederà sempre più competenze interne ai gruppi editoriali, in grado di comprendere il programmatic advertising in termini di header bidding, server-to-serve, marketplace privati, garanzie e tutto ciò che serve a massimizzare le opportunità di business generate dal programmatic advertising. C’è ora una vera mancanza di competenze qualificate nel settore della pubblicità, sia sul piano della vendita sia su quello d’acquisto. Questa è un’area alla quale il mercato si dovrà adeguare rapidamente nei prossimi anni.

(La header bidding è una tecnica avanzata di programmatic advertising in cui gli editori offrono la propria “inventory” a più piattaforme pubblicitarie contemporaneamente prima di effettuare chiamate ai loro “ad server”).

Gladiatori a Pompei

Già ai tempi di Pompei si praticava la comunicazione con intenti pubblicitari.

8. Il tempismo sarà tutto

Il programmatic native advertising apre le porte al real-time bidding a una fascia di native ad inventory precedentemente non accessibile. Real-time bidding significa che il tempismo diventerà sempre più importante nella gestione di campagne di native advertising. Contenuto, immagini e ottimizzazione video, eseguiti in tempo reale, saranno responsabili delle performance delle campagne.

9. Avremo più tempo per la creatività

Dato che gli inserzionisti pongono maggiore attenzione allo sviluppo della strategia e degli obiettivi complessivi della campagna, la creatività aumenterà in maniera naturale. Il native advertising è forse il formato pubblicitario digitale più creativo mai visto finora. Le opportunità legate al contenuto sono infinite, ma la tecnologia scalabile e il real-time bidding del programmatic advertising garantiscono poche limitazioni tecnologiche o di pubblico a queste idee creative. Siamo solo agli inizi.

10. Avremo più tempo per dedicarci al quadro generale

Il programmatic native advertising permette di standardizzare il lavoro più “pesante” della gestione di una campagna di native ad. Quando si occupano di campagne native, molti inserzionisti uniscono editori, piattaforme e risorse creative. Questo approccio “programmatic” dovrebbe uniformare molti di questi processi e campagne promozionali, lasciando idealmente ai marketer più tempo per pensare in modo strategico e oggettivo.

Riassumendo

Il programmatic native advertising è ancora ai suoi albori. Ma parte “dell’impianto” tecnologico richiesto per fare funzionare il native advertising in maniera programmatica è ora completo. Questo consente a molti budget destinati a display ad (oggi principale oggetto di programmatic trading) di spostarsi direttamente sul native advertising. Il programmatic advertising sta unificando il modo in cui la pubblicità digitale viene comprata e venduta ed è senza dubbio il futuro del trading in tutto il comparto. Tecnologia e formati continueranno a evolversi, consentendo più ottimizzazione delle campagne e targeting su larga scala. Sì, il mondo programmatico ha le sue sfide, molte delle quali discusse nei capitoli precedenti, ma in sostanza è solo uno strumento (sebbene molto potente e redditizio) che, quando inserzionisti ed editori acquisiranno le giuste competenze, sarà abbracciato appieno da tutti i marketer.

Bibliografia


Native Advertising

Guida alla pubblicità che si distingue confondendosi.

L'autore

  • Dale Lovell
    Dale Lovell è Chief Digital Officer di ADYOULIKE, agenzia di livello mondiale specializzata in soluzioni di native advertising, e membro del Content and Native Council dell'Internet Advertising Bureau. Nel corso della sua carriera è sempre stato all'avanguardia nel campo dell'advertising, sperimentando nuove sinergie tra contenuti, marketing e tecnologia. Nel 2015 la British Interactive Media Association lo ha incluso tra i 100 professionisti più influenti del settore.

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