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2015: chi perde

14 Gennaio 2016

2015: chi perde

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Dopo i promossi di cui ho scritto ieri, ecco i bocciati tra i protagonisti tecnologici dell'annata appena trascorsa.
Android

Il suo anno peggiore. Bug gravissimi che si sono succeduti a ritmo incalzante, problemi di sicurezza, aggiornamenti perennemente bloccati da carrier e costruttori, nuove versioni con dei pesanti problemi di ottimizzazione.

Android è sempre la piattaforma dominante nel mobile e ci sono dei motivi evidenti, ma quest’anno è stato un vero disastro e molti utenti sono passati ad altro, chi a iOS chi a Windows Phone. Speriamo in una ripresa, anche se i problemi rimangono e non sono di facile soluzione.

Apple

Apple ha compiuto una ascesa come nessun’altra società IT, arrivando a numeri da record. Innegabile, così come la bontà dei propri prodotti (seppur carissimi). Ma c’è qualcosa che non convince.

Dov’è l’innovazione? Dov’è quel One more thing che pronunciato da Jobs ti faceva rimanere con il fiato sospeso e ti dava l’idea di essere testimone di una rivoluzione del mercato?

Dalla società che ha cambiato il mercato dei computer con il Mac (e lo ha ricambiato con gli iMac), che è riuscita (unica e sola) a portare Unix sul desktop, che ha rifondato il mercato della musica con iTunes & iPod e il mercato della telefonia con iPhone, ci si sarebbe aspettati qualcosa in più dell’aumento di risoluzione dei Mac, di un nuovo passo verso la iOSizzazione di OS X, di un servizio di streaming audio e un po’ di bug fixing di uno smartwatch che non ha certo cambiato il mondo dell’orologeria. Ah già, c’è anche stato il Macbook, un bellissimo esercizio di design, che però è peggiorativo in quasi tutto rispetto a MacBook Air.

In sostanza, è da archiviare un 2015 in ombra. Magari si è trattato solo di un anno di transizione.

MacBook

Un MacBook sembra un po’ poco per continuare a proporsi campioni nell’innovazione.

Lenovo e Dell

Epic fail con Certification Authority farlocche e giochini sottobanco con SSL. Sì, anche Microsoft ha fatto la sua imbecillata colossale facendosi scappare le chiavi private del certificato di xboxlive.com, ma almeno non ha giocato con i certificati delle Certificate Authority nei suoi sistemi.

Cookie Law

Il classico pasticcio all’italiana, però in salsa europea. Una legge che non aggiunge un quid in più alla sicurezza (chi era preoccupato per la gestione dei cookie sul proprio computer aveva già provveduto in autonomia con le funzioni del browser o qualche estensione ad hoc), che però sta quotidianamente rompendo le palle a 400 milioni di persone. Ecco cosa accade quando chi legifera non capisce un tubo di tecnologia.

Ashley Madison

Il sito dedicato alle avventure extraconiugali non solo aveva una gestione della sicurezza che definire approssimativa e dilettantistica è quasi un complimento, non solo ha mandato al pubblico ludibrio qualche milione di furbetti, ma si è rivelato anche praticamente uno scam. Bolla .com & startup a scoppio ritardato.

Hacking Team

Ero indeciso in quale sezione metterla. Perché vince certamente il palmares per l’hack dell’anno. Non capita certo a tutti di farsi scivolare tra le mani quasi mezzo terabyte di informazioni di livello quasi classificato. La società che per anni è rimasta sulla cresta dell’onda fornendo trojan captatori a polizie e servizi di intelligence di mezzo mondo (e anche a qualcun altro), ha subìto un leak devastante, esponendo non solo il proprio codice sorgente ma e-mail e documenti riservati. La polvere è un po’ calata ma gli effetti di questo hack sono destinati a vedersi per lungo tempo.

Smartwatch

Ci hanno provato tutti, da Samsung a Huawei, da LG a Pebble, da Apple a Microsoft. Qualcuno è giunto alla versione due o tre del proprio prodotto. Ma non sono decollati. Qualcuno li trova utili (io trovavo utilissimo il mio Pebble prima di passare a Windows Phone e combattere contro il loro ostinato rifiuto di sopportare questa piattaforma), altri li usano per fare i fighi con gli amici, in generale non frega nulla a nessuno. Speriamo per il 2016.

Pebble

Gli smartwatch come Pebble mostrano fantasia e capacità. Ma il successo latita.

Google Glass

Un’operazione di marketing eccelsa, che ha generato un hype di notevoli dimensioni, cancellato in toto da un giorno all’altro con buona pace degli Explorer che avevano cacciato 1.500 dollari per averli in anteprima. Altro wearable che dimostra, nuovamente, come la tecnologia attuale non sia ancora pronta per una diffusione massiccia di questi oggetti.

Volkswagen

L’hardware ha dei limiti? Non c’è problema, trucchiamo i risultati. Non che Volkswagen sia la sola, vi sono e vi saranno altri casi dell’industria motoristica in cui si sono truccati i test. Ma questo è stato davvero clamoroso.

Fiat-Chrysler

Stai guidando la tua nuova Jeep e qualcuno via Internet ne prende il controllo facendoci quello che vuole. Non è una cosa bella. Peggio che peggio, le patch sono state spedite via posta su thumb drive USB, permettendo a terzi di poter intercettare le stesse e magari cambiarne il contenuto. No way guys, no way…

Security

La sicurezza perde sempre. Non per il fatto che non ci siano hardware, software e processi (sono un trittico, non si possono scomporre) per riuscire a mettere in sicurezza un sistema, ma per il fatto che la sensibilità in tal senso è ancora troppo bassa. Per i nostri politici il massimo della sicurezza è quella ****** della cookie law (ne abbiamo parlato sopra); per Hacking Team è stata più una faccenda esterna che interna (nel senso che hanno pensato a quella dei clienti ma non alla propria); per Lenovo e Dell una faccenda privata, anche se mina le basi di una struttura che gestisce milioni di transazioni al giorno; per molti altri una grossa scocciatura se possibile da eliminare con tonnellate di carta e il minor quantitativo di investimenti possibili. C’è molta strada da fare e sempre meno cultura per poterla affrontare con metodo.

(Ieri avevamo mostrato i vincitori del 2015 tecnologico).

L'autore

  • Andrea Ghirardini
    Andrea Ghirardini è uno dei precursori della Digital Forensics in Italia. Sistemista multipiattaforma (con una netta preferenza per Unix), vanta una robusta esperienza in materia di sicurezza informatica ed è specializzato nella progettazione di sistemi informativi di classe enterprise. È CTO in BE.iT SA, una società svizzera del gruppo BIG focalizzata sulla gestione discreta e sicura di sistemi informativi aziendali.

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