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Accesso agli atti, impariamo dall’Unione

04 Novembre 2011

Accesso agli atti, impariamo dall’Unione

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Ogni documento pubblico comunitario è disponibile dietro richieste nell'arco di due settimane. Non proprio quel che avviene in Italia, dove i tempi sono incerti e ha diritto solo il diretto interessato

Si sente parlare sempre più spesso di dialogo con la pubblica amministrazione, di open data e di accesso agli atti amministrativi. Spesso però i cittadini non sanno quali siano i propri diritti in questo campo, né come farli valere.  Access Info, una organizzazione non governativa internazionale, ha deciso di lavorare su questi temi sensibilizzando i cittadini di tutta Europa con il progetto Ask The EU. Il sito permetterà ai cittadini di indirizzare le loro richieste di accesso agli atti pubblici delle istituzioni europee con una semplice email. Dalla spesa pubblica all’inquinamento di aria e acqua, sono molte le informazioni che i cittadini possono chiedere per capire meglio il funzionamento della pubblica amministrazione, anche quella del proprio Paese.

Diritto d’accesso

Il diritto di accesso ai documenti pubblici è stabilito dal regolamento 1049/2011: qualsiasi cittadino dell’Unione ha la possibilità di accedere ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione. Chi fa richiesta, inoltre, non deve giustificarla, una precisazione niente affatto scontata se si pensa che in Italia, tanto per fare un esempio, possiamo effettuarla solo se l’atto in questione ci riguarda. Le istituzioni europee sono tenute a rispondere alle richieste entro 15 giorni lavorativi: le risposte arriveranno direttamente nella casella di posta di chi ha fatto domanda, ma anche presso Ask The EU che le pubblicherà sul sito, creando progressivamente un database di risposte liberamente consultabile.

Ma che tipo di informazioni potremmo chiedere alle istituzioni europee? Negli ultimi tempi sentiamo spesso parlare di Europa in relazione alle misure economiche per fronteggiare la crisi. E l’Unione europea influenza le politiche nazionali in misura sempre crescente: è stato stimato che circa la metà delle leggi nazionali vengono create per ottemperare a direttive e leggi europee (quasi il 70% per le leggi che riguardano l’economia). Ma moltissimi dei 500 milioni di cittadini europei non hanno idea dell’effettivo ruolo di queste istituzioni: per questo motivo Ask The Eu si muove in modo massiccio anche sul versante della sensibilizzazione con delle campagne mirate previste in tutta Europa. Un compito tutt’altro che semplice. «È opportuno tenere presenti comunque un paio di elementi”, spiega Ernesto Belisario, avvocato ed esperto di open government. «In alcuni Paesi le legislazioni in materia di accesso all’informazione pubblica sono relativamente recenti e quindi è necessario un mutamento culturale per acquisirne consapevolezza; inoltre, molto spesso le istituzioni tendono a porre in atto “applicazioni al ribasso” di queste riforme perché ne hanno paura».

Istituzioni alla prova dai cittadini

Al momento le istituzioni europee ricevono solo 10.000 richieste all’anno, in pratica una per ogni 50.000 cittadini dell’Unione. Molte di queste informazioni sono disponibili sui siti ufficiali, ma spesso è difficile trovarle persino per giornalisti e addetti ai lavori, dicono gli esperti di trasparenza che lavorano in ambito europeo. E il controllo sull’operato delle istituzioni, la responsabilizzazione di chi ci lavora è uno dei compiti più importanti di un’iniziativa del genere, spiega Pam Quintanilla, responsabile del progetto: «Le leggi non sono tutto: occorre che i dipendenti pubblici capiscano che questo non è un ulteriore carico di lavoro, ma un modo di guadagnare fiducia e reputazione dai cittadini. Insomma, una parte fondamentale del loro lavoro.

Nato formalmente il 28 settembre scorso, in occasione del Right to Know Day, Ask The Eu è ora pienamente operativo. Se il suo funzionamento appare estremamente facile, non sarà certo altrettanto immediato superare ostacoli come diffidenza e sfiducia verso le istituzioni: «La consapevolezza è scarsa, tranne alcune eccezioni. L’aspetto che più mi preoccupa, in prospettiva, è la rassegnazione dei cittadini di fronte ai meccanismi burocratici», sostiene Belisario. Questo però sembra il momento giusto per un passo del genere, spiega chi si occupa di trasparenza in Europa: un progetto di questo tipo, condiviso da diverse organizzazioni, può davvero fare la differenza, se non altro nel mostrare la semplicità dei processi e consentendo di superare la percezione di lontananza e difficoltà nell’accesso a informazioni rilevanti. Ne è sicura Quintanilla: «Il giudizio dell’opinione pubblica è spesso un buon catalizzatore per il cambiamento delle istituzioni».

L'autore

  • Antonella Napolitano
    Antonella Napolitano si occupa di comunicazione, con una specializzazione sull'impatto della tecnologia sulla società. È Communication Manager per CILD (Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili).

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