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Analytics e la schiavitù del sito in real time

13 Ottobre 2011

Analytics e la schiavitù del sito in real time

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Google lancia le statistiche in diretta. Cambierà il modo in cui facciamo e gestiamo i siti?

E infine, inevitabile, è arrivata anche l’analisi delle performance dei siti in tempo reale. Google ha infatti annunciato il lancio di Google Analytics in real time. Analisi in tempo reale erano già disponibili attraverso altri sistemi di analisi e monitoraggio aziendale, ma se si muove Google il riflettore si sposta e d’improvviso un nuovo concetto, un nuovo servizio assume una diversa rilevanza ed il fatto che si integrino i monitoraggi del traffico sul sito con metriche sociali lancia un messaggio che non può essere equivocato, sulla sempre più inestricabile connessione tra i due fronti (sito/social) quando si guarda al digitale come strumento di business, di branding, di relazione, di engagement.

Controllo Missione

Da un certo punto di vista possiamo dire che si tratta di un altro punto sulla curva: una curva che descrive un marketing e un business sempre più frenetico. Se una volta i piani erano a lungo periodo, ora si guarda (complice la crisi) sempre più a breve periodo. Anzi, sembra quasi che qualcuno teorizzi la rinuncia a qualsiasi forma di pianificazione, per concentrarsi esclusivamente sul tempo reale. Vivi l’attimo, goditi il momento, monitora il risultato di questo secondo. C’è chi lo fa come forma avanzata di business, c’è chi lo fa perché è strutturalmente incapace di guardare al di là delle vendite della prossima settimana… e poi si vedrà. Il modello in fondo è quello della televisione: è da tempo che si ipotizza un mondo in cui i dati Auditel saranno rilasciati in tempo reale agli operatori, secondo per secondo.

A questo punto è ovvio cosa succede. La regia televisiva si trasforma fisicamente, assumendo l’aspetto del centro di controllo della Nasa durante i lanci lunari. Il Regista in gilè bianco, come Eugene F. Krantz (ricordate Apollo 13?) sovrintende al viaggio all’interno dell’audience. Freneticamente lavorano i tecnici televisivi che badano alla produzione, le solite cose, ma in più ora abbiamo i tecnici delle statistiche. Monitorando su una batteria di monitor il responso del pubblico. Houston, abbiamo un problema, stiamo perdendo lo 0.8% di share. E il regista, in diretta, ordina al soggettista una svolta nella trama. Un omicidio, una rissa in studio, e se proprio non funziona un bel bacio lesbico che fa polemica, audience e spara l’interazione su Twitter a mille.

Tecnico e artista

In maniera analoga, il rischio degli Analytics in Real Time è proprio quello di concentrarsi sull’attimo fuggente e perdere di vista la big picture. È chiaro che se facciamo e-commerce, ogni singolo secondo che il sito è fuori squadra rispetto alle aspettative del pubblico sono soldi veri che evaporano. E che la possibilità di una sperimentazione continua con risultati immediati è fantastica in termini di ottimizzazione – e quindi di vendite – con le conseguenti evoluzione in termini di job description e ruoli. Ve l’immaginate il real-time web-laqualunque-developer? Un superuomo/wonder woman capace di lavorare ancora più in fretta di quanto si faccia oggi, sviluppando pagine e banner senza pensare. Una via di mezzo tra il tecnico e l’artista, come quei musicisti che danno il meglio di sé quando improvvisano senza spartito, che ovviamente lavorerà 24/7, su tre turni, per non lasciare mai da solo il sito e la sua ottimizzazione. Non-stop.

Fantascienza? Possibile, specialmente se consideriamo quanta resistenza ci sia ancora in molte aziende anche verso le forme più basilari di marketing digitale, per non parlare dei social media o della misurazione e ottimizzazione. D’altra parte io continuo a immaginarmi un gap che si allarga progressivamente tra le aziende che pensano che fare il sito sia la fine del lavoro e quelle che pensano che il processo non finisca mai. Se per queste ultime la necessità è la madre delle invenzioni, per le prime la necessità è giocare in difesa e lasciare player più smart portarsi via il mercato. Fanta-mercatistica a parte, vedremo cosa sarà in grado di portarci Analytics in Real Time, che sarà disponibile a breve per tutti gratuitamente.
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Robin Hood

Quello che invece gratuito non è per niente è Google Analytics Premium. Inevitabilmente Google sembra aver preso la strada di monetizzare il suo notevolissimo servizio, andando con un modello Robin Hood – prendendo soldi dai ricchi per dare il servizio ai poveri (così restano fedeli e portano anche loro revenue attraverso la pubblicità). Analytics Premium offre delle cosette interessanti: più potenza, più dati, più variabili customizzabili. Meccanismi e opzioni di analisi dei dati più avanzati, più servizio, più supporto. Insomma, tutta una serie di cose di cui la blogger di Voghera non sa che cosa farsene, ma che sono molto attraenti per l’azienda che gioca sul serio,  che sa che basta spostare una virgola per vedere significativi cambi nel traffico, nelle reveue, nelle vendite. Anche questo, tutto sommato me l’aspettavo. Quello che non mi aspettavo è il prezzo: a quanto riportato si parla di cifre attorno ai 150.000 dollari/anno per il servizio.

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