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BRUTUS.1, il primo computer scrittore appassionato di tradimenti

14 Maggio 1998

BRUTUS.1, il primo computer scrittore appassionato di tradimenti

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Messo a punto dal prof. Bringsjord, BRUTUS.1 è il primo computer in grado di scrivere storie originali. E per qualcuno è più intelligente di Deep Blue.

BRUTUS.1 è un robot scrittore, il primo computer al mondo in grado di scrivere una storia, di elaborare un intreccio drammatico. E anche se i suoi mini-romanzi sono ancora abbastanza elementari, si tratta di un inizio incoraggiante.

Messo a punto dal professor Selmer Bringsjord del Rensselaer Polytechnic Institute di Troy, New York, BRUTUS.1, per il momento, non è dotato di un’intelligenza cognitiva come la nostra e probabilmente non lo sarà mai, ma è in grado di interagire in modo molto efficace con gli esseri umani.

Lo sviluppo di BRUTUS.1 è cominciato circa otto anni fa. In quegli anni i computer iniziavano a misurarsi con gli uomini nel gioco degli scacchi arrivando in poco tempo a dimostrare di essere dotati di qualcosa che molti definivano come intelligenza. Per il professor Bringsjord, però, questo non era un test abbstanza impegnativo per verificare le capacità di ragionamento di un computer. Così, con altri suoi colleghi del Rensselaer Polytechnic Institute, avviò un progetto particolarmente ambizioso: insegnare a scrivere ad un elaboratore elettronico. Non un riassuntino di un testo, ma una storia originale.

Perché BRUTUS.1 potesse scrivere la sua storia era, però, necessario fornirgli la struttura del racconto e una serie d’informazioni sulla natura umana dei personaggi. Dopo alcuni tentativi iniziali non troppo incoraggianti, lo staff del professor Bringsjord ha deciso che il primo racconto avrebbe avuto come tema il tradimento. In realtà, al Rensselaer Polytechnic Institute erano partiti con progetti più ambiziosi, ma era necessario fornire al computer un concetto semplice sul quale lavorare e il tradimento è un concetto semplice, ideale da questo punto di vista perché e riconducibile con facilità ad una sequenza di logica matematica. In pratica, il tradimento non è altro che una serie di passaggi logici elementari: prendi un personaggio e creagli l’aspettativa che un altro personaggio farà qualcosa per lui; crea un evento nel quale il secondo personaggio delude le aspettative del primo personaggio ferendolo. Fine della storia.

Ma perché mettere a punto un computer scrittore? Perché l’elaborazione letteraria è il concetto più vicino a quello dell’intelligenza umana. Anche un super computer come Deep Blue, che ha sconfitto il campione di scacchi Garry Kasparov, non è dotato di facoltà cognitive. “Giocare a scacchi – spiega il professor Bringsjord – comporta la semplice manipolazione di simboli che non hanno alcun significato al di fuori del gioco, mentre raccontare una storia è l’essenza stessa dell’elaborazione tipica della mente umana”.

Gli sviluppatori hanno anche messo alla prova BRUTUS.1 sottoponendolo al Test di Turing: un suo scritto è stato inviato alla scrittrice Susan Mulcahy senza dirle che quello che stava leggendo era opera di un computer. Mulcahy ha trovato il racconto “amatoriale”, ma è rimasta alquanto sorpresa quando ha scoperto che si trattava del lavoro di una macchina.

Per il momento siamo ancora ai primi passi, ma il professor Bringsjord ritiene che in futuro una versione di Brutus possa competere con gli umani nella stesura di testi originali. Non rimane che da chiedersi: a quando il primo premio Nobel per la letteratura a un computer?

La storia sul tradimento scritta da BRUTUS.1 (inglese)

Dave Striver loved the university. He loved its ivy-covered clocktowers, its ancient and sturdy brick, and its sun-splashed verdant greens and eager youth. He also loved the fact that the university is free of the stark unforgiving trials of the business world-only this isn’t a fact: academia has its own tests, and some are as merciless as any in the marketplace. A prime example is the dissertation defense: to earn the Ph.D., to become a doctor, one must pass an oral examination on one’s dissertation. This was a test Professor Edward Hart enjoyed giving.

Dave wanted desperately to be a doctor. But he needed the signatures of three people on the first page of his dissertation, the priceless inscriptions which, together, would certify that he had passed his defense. One of the signatures had to come from Professor Hart, and Hart had often said-to others and to himself-that he was honored to help Dave secure his well-earned dream.

Well before the defense, Striver gave Hart a penultimate copy of his thesis. Hart read it and told Dave that it was absolutely first-rate, and that he would gladly sign it at the defense. They even shook hands in Hart’s book-lined office. Dave noticed that Hart’s eyes were bright and trustful, and his bearing paternal.

At the defense, Dave thought that he eloquently summarized Chapter 3 of his dissertation. There were two questions, one from Professor Rogers and one from Dr. Meteer; Dave answered both, apparently to everyone’s satisfaction. There were no further objections.
Professor Rogers signed. He slid the tome to Meteer; she too signed, and then slid it in front of Hart. Hart didn’t move.

“Ed?” Rogers said.
Hart still sat motionless. Dave felt slightly dizzy.
“Edward, are you going to sign?”
Later, Hart sat alone in his office, in his big leather chair, saddened by Dave’s failure. He tried to think of ways he could help Dave achieve his dream.

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