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Campus, o rassegnazione

03 Luglio 2015

Campus, o rassegnazione

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Dal brodo stantio di un sistema scolastico immobile emergono iniziative private che aggregano con scienza e tecnologia.

Sono 122 i progetti presentati dalle scuole italiane attraverso la #Call4School della prossima Maker Faire europea, che si svolgerà dal 16 al 18 ottobre negli ampi spazi dell’Università La Sapienza di Roma. Oltre alle 1.200 domande di partecipazione arrivate da tutto il mondo, comprendenti robotica, ingegneria, stampa 3D, scienze, cultura, food making e altri.

Ottimo segno, ma anche spia d’allarme. Senza la buona volontà dei singoli la richiesta di cultura tecnologica, e non solo, non riuscirebbe ad esprimersi. Se da un lato la Maker Faire valorizza intelligentemente le punte di innovazione che potrebbero moltiplicarsi nel nostro paese, sul versante scolastico e istituzionale si annaspa nel pantano creatosi in decenni passati da un sistema che non vuole rinnovarsi.

Il presidente americano riceve Ruchi Pandya, una ragazzina diciottenne a cui la scuola ha dato fiducia e mezzi fin da quando di anni ne aveva quattordici, per arrivare a una scoperta nanotecnologica di fondamentale importanza in campo diagnostico, che lei stessa descrive così:

Posso, con una singola goccia di sangue, individuare una certa concentrazione di proteina che è un indicatore dell’infarto [con un anticipo di circa 72 ore].

Da noi? Interessi, quieto vivere, abitudini, posizioni acquisite. L’inutile disanima dei perché non si riesca a creare una scuola confrontabile con quelle della maggior parte dei paesi europei ed extraeuropei lascia un senso di nauseante vuoto.

Obama e una giovane maker

Presidenti riconoscenti per scuole lungimiranti.

Un buco istituzionale che fa nascere iniziative, sempre più frequenti, indirizzate alla cultura tecnologica praticata e coinvolgente. Ne sono esempio i Campus estivi a tema scientifico e tecnologico, non solamente di grandi dimensioni o sponsorizzati, ma anche quelli delle piccole realtà locali, se non addirittura di singoli privati.

Abbiamo partecipato come animatori addirittura presso gruppi di famiglie che si organizzano per il tempo estivo, aggregando i propri figli in giornate dedicate ad argomenti specifici, con figure ad hoc per ogni occasione: dalla musica all’arte, passando per la scienza e la tecnologia. Realtà più strutturate, ma ugualmente locali, quest’anno danno importanza alla cultura scientifica e tecnologica ospitando bambini di prima scolarità, che facilmente si appassionano con tutta la vivacità di cui sono capaci. Un esempio, ma non certamente il solo, nelle giornate organizzate da La Porta Magica di Cinisello Balsamo nei pressi di Milano.

Si segnala una ludoteca scientifica e tecnologica anche dentro Villa Torlonia a Roma, che struttura percorsi estivi per famiglie con attività immersive in realtà interattive e virtuali. Per non parlare di Perugia, con il Science Camp 2015 e delle decine di altri diversi eventi che in tutta Italia hanno i temi scientifici e tecnologici in sottofondo. Non ultime le organizzazioni museali, da sempre impegnate nella divulgazione nel proprio territorio di riferimento.

Dove trovare una possibile originalità in queste proposte? Nella capacità di rendere itinerante e prenotabile a chiamata uno show scientifico indirizzato ai bimbi, ai ragazzi, ma anche agli adulti quando serva rendere inaspettata qualche serata di incontro. È il caso di ViviScienza che organizza simpatici esperimenti in diverse discipline e il cui pezzo forte, Chimica in cucina, usa sostanze comuni in tutte le case per coloratissimi esperimenti chimici (i cui prodotti, però, non sono per nulla commestibili). Si potrà scoprire come si faceva l’inchiostro negli antichi monasteri, ma anche perché le ortensie sono diversamente colorate…

Una manifestazione Viviscienza

È possibile un’educazione appassionante.

Iniziative private e frammentate, che valorizzate nel loro insieme fanno comunque ben sperare. Saranno loro a rattoppare il tessuto mancante delle istituzioni?

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