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Certificare la credibilità dei siti web?

01 Giugno 2005

Certificare la credibilità dei siti web?

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Il progetto FOAF e alcune suggestioni circa la possibilità e l'opportunità di dare vita a certificazioni che attestino la credibilità dei siti web.

Il marchio Web Trustbasa il proprio backgroundgiuridico e tecnico su una normativa sviluppata da un progetto congiunto dell’istituto statunitense AICPAe dell’istituto canadese CICAalla quale il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti italiani ha aderito nel gennaio 2001. Il fine è certificare i siti di commercio elettronico seguendo una linea condivisa a livello internazionale, accertando la sicurezza delle transazioni per gli utenti. Al termine dell’accertamento di affidabilità, eseguito dai dottori commercialisti iscritti all’albo e abilitati ad eseguire la certificazione, viene inviata una richiesta di rilascio del sigillo Web Trustal server canadese.

Il sigillo viene inviato all’impresa certificata e il “bollino”di credibilità può apparire sul sito: facendo clic sul bollino è possibile accedere alla relazione di certificazione e quindi alla lettura delle aree verificate e degli elementi oggetto di verifica.
Ora, è chiaro che una certificazione di tal genere può avere un significato per transazioni finanziarie che hanno un aspetto tecnico non trascurabile, e probabilmente accertabile nel proprio valore, al di là di ogni ragionevole dubbio, da un’équipe di tecnici. Diverso è il discorso se immaginiamo tali bollini di affidabilità esportati in altri settori del Web, meno tecnici, meno “sensibili”ad un accertamento “oggettivo”della propria credibilità (basti pensare al settore dell’informazione), più problematici dal punto di vista della determinazione di un’autorità capace di ergersi a giudice e garante di una verità in concreto inaccertabile. L’impossibilità di certificare si traduce in un’impossibilità di valutare a priori valori, opinioni, convinzioni; o meglio ancora, ponendosi dal punto di vista di chi usufruisce del mezzo Internet: in un’impossibilità, per un ipotetico inquisitore della credibilità sul Web, di conoscere le intenzioni reali di una ricerca, le cui implicazioni possono sfuggire a una valutazione neutra (e per questo necessariamente aprioristica).

Da questo punto di vista entra in gioco la nozione di tracciabilità sul Web, la possibilità di squadernare un percorso chiaro e trasparente che ci porti all’origine dell’informazione presa in considerazione, possibilmente fino alle fonti. Il concetto di tracciabilità è naturalmente associabile a quello di navigazione critica, intesa come possibilità di valutare autonomamente la qualità di un’informazione, basando il giudizio sulle proprie esigenze, ma avendo a disposizione un meccanismo che permetta di accertare il “percorso” dell’elemento considerato. In questo senso il progetto FOAFcostituisce un interessante esperimento, il tentativo di costruire un vocabolario comune per lo sviluppo di comunità online, legate da un clima di fiducia costruito (parzialmente o interamente) sulla Rete attraverso una catena di relazioni.

FOAF (Friend-of-a-Friend) è il nome-acronimo del personaggio misterioso a cui capitano tutte le vicende raccontate nelle leggende metropolitane di mezzo mondo; ma è anche il nome di un progetto (FOAF-project.org) di semantic web che punta a creare una rete mondiale di amici-di-amici utilizzando un vocabolario comune, un dialetto XML (o un vocabolario RDF) chiamato FOAF: a essere codificati in formato standard sono dati personali e relazioni tra persone (gruppi di persone, comunità, aziende). In un file FOAF vengono inseriti la descrizione di un singolo e una lista di contatti (friends): amici, collaboratori, colleghi, ecc. L’idea di fondo è quella che per cercare una persona si possa fare come nella vita di tutti i giorni, muovendosi tra le conoscenze: questa persona ha collaborato con un amico con cui ho lavorato, per cui potrebbe interessarmi contattarlo… Il tutto si basa su un file di metadati RDF legato ad una pagina personale, che oltre a specificare dati e caratteristiche della persona, permette di ricostruire un elenco di altre pagine e dei relativi metadati (la rete di amici). Per generare automaticamente la propria descrizione in formato FOAF è sufficiente compilare i campi presenti in un apposito servizio di FOAF-a-matic.
Il progetto FOAF mira a costruire nuove opportunità di sviluppo per le comunità online. E dal punto di vista del Web Trust garantisce una trasparenza del percorso di individui e gruppi di individui, favorendo una crescita di credibilità e fiducia nelle relazioni interpersonali sviluppate sulla Rete. Si cerca di usare il Web per creare spazi in cui le persone sono interconnesse in una sorta di grande mappatura, che possa coinvolgerle già a partire dal semplice contatto, giungendo fino ai rapporti di amicizia più stretti.
Del resto, l’inventore dell’acronimo FOAF, lo studioso di folclore americano Jan Harold Brunvald, riteneva che l’analisi della diffusione di una leggenda metropolitana permettesse di studiare come gruppi sociali o comunità differenti comunicassero tra loro: una leggenda che ha origine, per esempio tra gli studenti dei licei, può successivamente diffondersi in ambienti completamente diversi, come quello delle casalinghe. Conoscere il “percorso” che una determinata leggenda ha seguito da una comunità all’altra può aiutarci a comprendere la natura dei loro rapporti. La trasparenza nei rapporti tra comunità virtuali può dunque aiutarci a sciogliere (o perlomeno ad allentare) il nodo della credibilità sul mezzo Internet?

Contatti e informazioni

L’autore dell’articolo partecipa, nell’ambito del MasterMICSU(Umanisti, informatica e comunicazione), a un progetto di studio e lavoro su problematiche legate alla web credibility. Segui il filo delle indagini sulblog del gruppo.

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