L’ISTAT ha confermato nel suo ultimo rapporto ICT che gli enti pubblici locali si affidano sempre più spesso alle soluzioni open source. «Se è vero che la diffusione di server open source non stupisce è già più interessante scoprire che c’è un rilevante 44,6% di open source nei sistemi di posta, nell’e-mail, con un 49,3% per i sistemi di office automation», ha dichiarato Diego Zanga di ELawOffice.it, esperto di software nella PA.
Il 29,6% dei pc desktop dispone di sistemi operativi open source; sale invece la percentuale quando si parla di software per la sicurezza: 39,9%. «Mentre il free e open source software dilaga i politici italiani non sembrano stare al passo. Sembrano infatti avere problemi ad esprimere pareri sull’open source, anche se cominciano a girare parole come open standard, segno evidente che forse c’è qualche speranza: in effetti è proprio con valutazioni specifiche, nonché nell’uso di open standard, che si contengono i costi nell’ambito della PA per le spese attinenti al software, spesso adottando applicativi open source come soluzioni», ha aggiunto Zanga.
«Uno dei problemi che va rilevato è capire come mai nello sviluppo di applicazioni software per i cittadini, la PA decida di scrivere e pagare applicativi che, oltre a non essere open source, sono privi di licenze se non persino applicativi che la PA riscrive da sola all’infinito e senza motivo».