L’anno fatidico è il duemilaventi e ci sono tutti gli indizi di un cambiamento tecnologico di notevole impatto psicologico. Sarà spettacolare assistere all’effettiva rivoluzione delle automobili a guida autonoma.
È un fenomeno tecnologico che implicherà la probabile scomparsa delle scuole guida nella forma a cui siamo attualmente abituati, ma che certamente ha un fascino tutto speciale.
I prototipi sono già in strada, perché è da qualche anno che tutte le case automobilistiche progettano i sistemi necessari. Non solamente auto a guida assistita, che nelle fasce di prezzo più alte è già una realtà presente, ma vere e proprie automobili completamente autonome, che lasciano ai passeggeri la sola scelta di quale intrattenimento adottare durante il viaggio, tramite nuovi e sofisticati sistemi comandabili da semplici gesti della mano. Gli analisti di Gartner e IHS prevedono 21 milioni di veicoli a guida autonoma venduti entro il 2035.
Il recente Consumer Electronics Show di Las Vegas è stata la vetrina recente di vari modelli avveniristici. Da Nissan con la tecnologia Seamless Autonomous Mobility sviluppata in collaborazione con la NASA, a BMW con avanzati modelli della serie 5 che già oggi è dotata di alcuni assaggi di sistemi per la guida assistita.
Mercedes Benz ha progettato auto capaci di disegnare via laser la scritta stop, o viceversa le strisce pedonali, di fronte a un pedone in procinto di attraversare la strada, per indurlo ad arrestarsi o ad attraversare secondo le capacità dell’auto di fermarsi in tempo per evitarne l’investimento.
Citare Ford, Audi, Tesla, Faraday Future, Jaguar e tanti altri allungherebbe un’inutile lista di soluzioni diversificate tutte promesse per essere omologate tra circa un quinquennio.
Cosa ha portato a tanto? Indubbiamente un insieme di fattori, tra i quali spicca l’elaborazione ormai capace di prestazioni eccezionali in spazi minuscoli, un software sviluppato per imparare e migliorarsi sulla base dell’esperienza, una cartografia che fornisce mappe precise al centimetro e certamente una fantascientifica evoluzione dei sensori capaci di rilevare i dettagli dell’ambiente in grandi aree e con precisione che ha del magico.
Un esempio è l’ultima versione del Lidar (Light, Detection and Ranging) sviluppato da Velodyne, capace di tenere sott’occhio un campo visivo di oltre 100 metri a 360 gradi, tramite sedici canali laser che individuano e registrano 300 mila punti al secondo, in un aggeggio che pesa 830 grammi ed è poco più piccolo di un barattolo di salsa.
Tramite questo prodigio tecnologico di cui è già stato promesso un modello capace di penetrare lo spazio fino a 230 metri, la risoluzione di riconoscimento oggetti di cui è dotata un’automobile a guida autonoma scende, oggi, al centimetro.
In una megafabbrica appositamente costruita a San José verranno prodotti un milione di esemplari entro il 2018, un altro segno evidente di cosa ci aspetta in termini di produzione di massa di autoveicoli senza pilota.
È tanto vero che la tecnologia ha raggiunto prestazioni incredibili a costi contenuti, che anche il mondo dei maker può beneficiare di alcune ricadute interessanti. Ne parleremo in un prossimo post. Continuate a guidare con prudenza, finché tocca a voi farlo.