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Dal PageRank al “FaceRank”?

01 Dicembre 2008

Dal PageRank al “FaceRank”?

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Un’intuizione di Engerstrom, il padre di Jaiku, indica nella condivisione il prossimo scalino nell’evoluzione della ricerca delle informazioni. E se in futuro fossero proprio i contatti che in questi giorni stanno invadendo Facebook a ridefinire la nostra dieta informativa?

Da quando ha aperto Facebook al mondo, l’ambizione del giovane Mark Zuckerberg non è mai stata nascosta: mappare, tracciare e ricreare online il grafo sociale globale, ossia la mappa delle relazioni tra gli abitanti del pianeta. In ogni grafo le persone sono rappresentate da un nodo, interconnesso ad altri nodi da legami di diverso tipo, secondo la relazione che condividono: da semplici amici o colleghi, fino a connessioni più strette di conviventi e coniugi. MySpace, Netlog, Badoo, Plaxo: sono centinaia i servizi nei quali gli utenti ricreano i loro legami. E frequentando differenti network le mappe sociali risultano frammentate su più siti. Ma la crescita smisurata del servizio di social network più famoso al mondo e il proposito del fondatore illustrano un futuro nel quale le tante piccole reti possono essere inglobate in un’unica rete globale.

Teoricamente, se Facebook mantenesse questo ritmo di crescita – i dati più recenti parlano di oltre 50 milioni di utenti e di una tendenza al raddoppio ogni 6 mesi – in meno di quattro anni Zuckerberg avrebbe a disposizione l’aggregato delle relazioni di tutte le persone del pianeta. Una gigantesca cartina in mano a un’azienda, all’interno della quale sarebbero rappresentati i legami di tutta o quasi la popolazione mondialee dai quali hanno origine milioni di conversazioni online. E la discutibile prospettiva di monetizzare il servizio sulla base delle connessioni sociali degli iscritti. Ma oltre agli evidenti rischi di un grafo sociale chiuso e alle opportunità di uno aperto, illustrate al meglio da Brad Fitzpatrick e discusse in italiano da Massimo Russo e Matteo Brunati, esistono altre prospettive interessanti.

Il più chiaro esempio di come usare concretamente il grafo sociale è probabilmente il news feed. Si tratta di quella sezione, centrale nella riorganizzazione di Facebook avvenuta nello scorso mese di settembre, che pone al centro le attività dei contatti all’interno del network. Una sorta di flusso di tutto ciò che succede nella vita online di ciascun iscritto. Attraverso questa integrazione, mutuata per certi versi dal fenomeno del microblogging, gli utenti possono informarsi e rimanere aggiornati sulle novità dei propri contatti in maniera semplice e immediata. Estendendo a livello globale il grafo sociale, gli aggiornamenti sugli amici ed eventuali informazioni importanti potrebbero viaggiare attraverso il passaparola. E in tal modo sarebbe possibile restituire una selezione delle notizie attinenti alle esigenze personali. La reputazione e la conseguente capacità di influenzare la propria rete diventerebbero la chiave di una nuova economia. Già il talentuoso scrittore statunitense Scott Westerfeld, nel suo ultimo libro Extras, ha provato a descrivere una società basata sull’economia della reputazione, nella quale le persone guadagnano crediti attraverso azioni positive.

Un elemento che potrebbe subire una profonda modifica in chiave social è la ricerca. Da principio la ricerca di Yahoo! si basava sulla navigazione: migliaia di risorse catalogate e organizzate in directory per poter essere sfogliate. Poi Google introdusse il search sulla base dei risultati ordinati per popolarità. Ora il web è invaso da servizi 2.0 nei quali le informazioni vengono condivise tra contatti, sulla base della social proximity e dei gusti in comune. I contenuti quindi, non solo su Facebook ma anche altrove, vengono proposti, taggati, organizzati e gestiti dagli stessi utenti. Non si tratta solo di un collegamento teso a valorizzare una fonte, ma di un impegno diffuso capace di decodificare un numero elevato di risorse e riproporle nella maniera che l’utente ritiene più utile alla propria rete. In particolare gli hub della rete sarebbero in grado di proporre e organizzare una nuova agenda e guidare le relative conversazioni. È un accesso alle informazioni comprensivo e allo stesso tempo personale. Gli amici e i contatti di Facebook valutano e commentano i video più interessanti o divertenti, le foto migliori e così via, fornendo una selezione soggettiva. Come sostiene l’analista Monica Fabris, quello che si crea è un nuovo spazio comunicativo semi-pubblico, nato dal bisogno di socializzazione e dalla vicinanza emotiva con persone affini. Per questo i social network hanno tutte le carte in regola per sostituirsi ai media tradizionali nel dettare l’agenda personale e collettiva.

Se questo fenomeno avviene in maniera evidente per i contenuti personali e intimi all’interno di Facebook, con la apertura ad applicazioni terze e l’importazione di feed esterni, capita spesso di scoprire notizie interessanti e sviluppare appassionanti discussioni all’interno del network. Inoltre col debutto di Facebook Connect, la risposta di Zuckerberg a OpenID, sarà possibile utilizzare le proprie credenziali e la propria rete di contatti su siti esterni. Le attività su questi siti, altamente selezionati, appariranno poi nella bacheca di Facebook. In questo modo altre risorse esterne, slegate all’attività di networking in senso stretto, confluirebbero all’interno della propria rete sociale.

Immaginiamo che i nostri contatti siano capaci di darci le risposta che cerchiamo sulla base dei nostri gusti e preferenze. Questo processo avviene già in misura maggiore in altri ambienti come Twitter o FriendFeed, per esempio quando qualcuno cerca consigli per una fotocamera compatta. In futuro possiamo immaginare di affiancare sempre più la ricerca delle informazioni con le raccomandazioni della nostra rete sociale, che è capace di portare alla nostra attenzione quanto di interessante succede attorno a noi. Di certo tutto ciò non rimpiazzerà la ricerca tradizionale, così come la ricerca non ha sostituito la navigazione, ma avremo un nuovo modo di gestire le informazioni.

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