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Dal sociale all’individuale: il paradigma Tumblr

17 Aprile 2007

Dal sociale all’individuale: il paradigma Tumblr

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Il web 2.0 richiede impegno a chi decide di condividere le proprie esperienze e i propri contenuti. E se ci si stancasse di tutta questa socialità?

Può sembrare paradossale: in un’epoca in cui tutto sul web è condivisione, in cui le attività principali delle persone comuni, in Rete, consistono nel commentare, citare, dialogare, aggiornare gli amici in tempo reale sulle proprie attività – in una parola nell’esporsi come nodo di una rete di conoscenza (e di conoscenze), appare sul mercato un oggetto che ci riporta indietro, a quanto pare, di qualche anno. Si tratta di Tumblr: una piattaforma non di blogging ma di tumblelogging. E qui va fatta la sottile distinzione.

Tumblelog è uno dei soliti neologismi da brivido che popolano il mondo del web e che indica un blog “abbreviato”. Nella fattispecie, il termine è stato coniato nel 2005 per descrivere Anarchaia.org, considerato per l’appunto il primo tumblelog e il più popolare. In un tumblelog è possibile inserire link, citazioni, videoclip e foto. Si può anche scrivere un post, ma il senso del tumblelog è proprio quello di abbreviare il più possibile la parola scritta, che spesso nei blog dilaga in post kilometrici. In particolare, poi, su un tumblelog non è possibile commentare, né interagire con altri utenti. Insomma, per citare uno degli slogan di Tumblr, si può fare una semplice analogia: se un blog è un diario, un tumblelog è un bloc notes di appunti sparsi. Meno strutturato, più veloce, più semplice.

Si potrebbe discutere a lungo sul fatto che nel 2007 si cominci a sentire il bisogno di qualcosa di più semplice di un blog (già vissuto come una delle cose più semplici del pianeta Internet). Eppure Tumblr c’è, riempie una nicchia ed è anche uno strumento dal discreto successo (50.000 utenti che producono in totale qualcosa come 10.000 post all’ora, secondo il creatore di Tumblr David Karp).

La procedura di iscrizione farebbe impallidire qualsiasi altro servizio del genere: bastano veramente tre dati per partire con un tumblelog. Inoltre sia le procedure di iscrizione che quelle di login sono a prova di ipovedente, dato che Tumblr, forte della sua politica di “less is more”, ha deciso di riempire un’intera schermata con due o tre campi di testo. Una volta entrati, le opzioni sono tutte sullo schermo. Anzi, nella testata. I sei bottoni disponibili indicano che possiamo scrivere un vero e proprio post (completo di un titolo, un corpo del testo e qualche minimo strumento di formattazione), inserire una foto (presa dal file system o dal web), una citazione, un link, una conversazione (una curiosa inutilità che formatta i dialoghi in stile instant messaging) o un video (inserendo l’Url o l’embed-tag di un clip preso da YouTube o Google Video).

Per rendere il tutto ancora più immediato, c’è il tasto Share on Tumblr, che trascinato sulla barra degli indirizzi permette, se cliccato in diverse situazioni, di postare contenuti su Tumblr senza passare dalla pagina principale del sito. Provate a selezionare del testo su una pagina qualsiasi e Share on Tumblr lo riconoscerà come citazione (Quote) – allo stesso modo le immagini vengono automaticamente inserite nell’area Photo e le pagine web nell’area Link. Senza dimenticare la possibilità di postare anche direttamente dal proprio cellulare…

Tutto qui? A parte la possibilità (sempre assolutamente minimale) di configurare il proprio account e l’aspetto del tumblelog, sì. Eppure la cosa ha del rivoluzionario. Chi si chiede come mai Tumblr non abbia nessuno degli strumenti tipici dei Cms più noti (commenti, trackback, blogroll ecc.) non ha colto lo spirito del tumblelog, che è (pure in piccolo e con la dovuta ironia) un segno dei tempi. Forse qualcuno si è stancato della rete sociale e vuole riscoprire un po’ di privacy, isolamento e tranquillità nel suo piccolo spazio online.

Tumblr può attirare chi non ha mai avuto un blog proprio per le sue caratteristiche di semplicità e minima interattività: non a caso, le tipiche giustificazioni di chi è curioso del web ma non si tuffa nella Rete sono «Non ho tempo di star dietro a un blog, con tutto quello che comporta» o «Perché dovrei mettere in piazza le mie cose, dando a tutti la possibilità di commentare». Tumblr è un provocatorio passo indietro all’epoca in cui si realizzavano siti personali che consistevano in una semplice raccolta di link. D’accordo, per questo adesso c’è del.icio.us, ma scommettiamo che il tipo di utente attirato da Tumblr non è lo stesso che mostra interesse per uno strumento di social bookmarking? E del resto del.icio.us serve a condividere e a creare folksonomie, mentre Tumblr serve soltanto a… divertirsi!

D’altra parte, anche molti cittadini di lungo corso della rete sono incuriositi da Tumblr e dalla sua immediatezza, salvo poi chiedere funzionalità in più (che comunque, a quanto pare, Tumblr fornirà nei prossimi mesi, permettendo almeno di creare reti di tumblelog amici). Naturalmente, per i più esperti, c’è già Ozimodo – un sistema basato su Ruby on Rails – che permette di farsi il proprio tumblelog sporcandosi le mani col codice (cosa che piacerà molto di più agli smanettoni che vogliono provare tutto ma che in fondo un po’ snobbano i servizi chiavi in mano come Tumblr).

Tumblr si pone poi, in un certo senso, come complemento o come sostitutivo di Twitter, un’altra mania del web 2007 che ha contagiato circa 60.000 utenti nel mondo (ne parleremo in una prossima Piccola pratica). Se con Twitter sono praticamente costretto a scrivere brevi news di 140 caratteri per raggiungere gli amici via Sms o Im, ingegnandomi con TinyURL se voglio citare un sito, con Tumblr posso segnalare in breve (senza costrizioni) un po’ tutto quello che voglio. Certo, manca la possibilità di stressare gli amici con messaggi su cellulari e Pc.

È recentissima, invece, la novità che Tumblr offre ai suoi utenti e che potrebbe renderlo un’applicazione sempre più usata: la possibilità di importare come tumblepost i contenuti di feed RSS definiti dall’utente (dal link Change settings). Qui Tumblr tradisce un po’ la sua mission di semplicità assoluta, ma i più esperti apprezzeranno: dato un feed Rss che può essere quello del blog “primario”, quello di Flickr, di YouTube, di Twitter, di del.icio.us o quant’altro, si può segnalare a Tumblr di importarlo sotto forma di post tradizionale, segnalazione di link, fotografia o video. Questo potrebbe rendere Tumblr la centrale unica attraverso cui vengono raccolte tutte le manifestazioni digitali di un utente tipo.

In generale, Tumblr ha trovato, a poche settimane dalla sua comparsa online, un pubblico di “addetti ai lavori” diviso tra l’eccitazione e lo sconcerto. È molto facile chiedersi «A che cosa serve?» o «Non è lo stessa cosa di del.icio.us?» (domande cui speriamo l’articolo abbia fornito risposta) o ancora «Perché facilitare il blogging per chi non ha tempo di bloggare?» (domanda assai più filosofica che sottintende un disagio per l’alto inquinamento contenutistico della blogosfera). D’altra parte è ancora più facile registrarsi e provare a divertirsi un po’ con Tumblr, prima che diventi veramente la brutta copia di qualche altro servizio più strutturato.

A conti fatti, Tumblr è un’applicazione che potremmo definire web 2.1: di dubbia utilità, dato che ormai quasi tutto lo scibile umano è coperto dal capiente ombrello del web 2.0, ma simpatico e provocatorio.

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