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Di editoria ad alta quota

24 Ottobre 2013

Di editoria ad alta quota

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Nuovi modi di vendere libri che prevedono l'abbonamento, magari a un autore o a una collana. Le perplessità abbondano.

Di ebook in abbonamento si parla da molto tempo e l’elenco dei servizi che hanno provato a proporsi come lo Spotify degli ebook è già piuttosto lungo: Legimi, Scribd, 24 Symbols, Mofibo, Skoobe, Yooboox, Bookboard

Finora nessuno è riuscito a imporsi su scala globale. Oyster – il più recente e quello di cui si è parlato di più – può contare su finanziamenti consistenti e su una campagna di comunicazione ben riuscita, ma deve confrontarsi con i limiti strutturali incontrati da tutti i suoi concorrenti: quelli di un mercato che potrebbe non esistere.

In teoria il servizio offerto è chiaro: l’accesso a un catalogo – potenzialmente – sterminato di titoli in cambio del pagamento di una quota mensile, intorno ai dieci euro. In pratica le cose sono più complesse. Come ha sintetizzato Lucio Bragagnolo in un post di qualche settimana fa, i dubbi ci sono e non pochi:

È tutto intrattenimento? Ha senso concepire un abbonamento alla libreria come alla programmazione televisiva? Un editore che vendesse in abbonamento fiorirebbe o fallirebbe?

Un libro non si lascia suonare in sottofondo, né è qualcosa da guardare per un paio d’ore la sera. Ovviamente si può leggere tutte le sere un paio d’ore, o soltanto qualche pagina, quando si ha tempo, ma il modello di utilizzo è diverso, e anche nel caso della narrativa di intrattenimento puro presuppone tempo e dedizione. Anche per questo la quota di lettori forti sul totale della popolazione è sempre piuttosto bassa, e anche per questo è sensato pensare che ci siano troppe poche persone disposte a spendere 120 euro l’anno per un servizio di ebook in abbonamento. O si legge davvero molto e in modo continuativo, oppure semplicemente non ne vale la pena.

Anche decidendo di concentrarsi soltanto su chi legge molto, i problemi da affrontare non mancano. Primo tra tutti quello – noto – della disponibilità di titoli. Un servizio di ebook in abbonamento ha senso soltanto se si è praticamente certi di trovare tutti i titoli di cui si può aver bisogno e quelli di cui nemmeno si conosce l’esistenza. Assicurarsi i diritti necessari a garantire una disponibilità pressoché illimitata di titoli è difficile, le case editrici sono restie a concederli e questa volta fanno bene ad esserlo. I servizi in abbonamento hanno un ritorno economico poco chiaro per i creatori di contenuti. In un’industria dai margini già bassi come quella editoriale, l’accesso con abbonamento rischia di peggiorare ulteriormente le cose, ridurre ulteriormente i guadagni e la liquidità e rendere sempre meno sostenibile operare.

Il problema principale – a monte – resta lo stesso di sempre: consegnare il controllo sul proprio catalogo a un intermediario che controlla sia i contenuti sia la tecnologia necessaria a distribuirli, sia i dati e le informazioni collegate. Se l’obiettivo è fornire ai lettori nuovi modi per acquistare libri – perché di questo si tratta – ci sono altre attività che le case editrici possono portare avanti iniziando subito e mantenendo un controllo maggiore sulle proprie risorse. Gli abbonamenti a tutte le opere di un autore sono un buon esempio – in Italia lo fa Quintadicopertina – così come gli abbonamenti a tutte le pubblicazioni – nel caso di una piccola casa editrice – o di una collana, o di un’area tematica. Qualcosa di meno generico e più interessante per le persone.

L'autore

  • Ivan Rachieli
    Ivan Rachieli, 30 anni, laurea in letteratura russa, master in editoria. Ha lavorato in GeMS con gli ebook, e in ZephirWorks con le applicazioni web. Un giorno mollerà tutto e se ne andrà sul lago Bajkal, per dedicarsi finalmente alle cose serie, come ad esempio la caccia col falcone. Se avete voglia di conoscerlo meglio, potete fare due chiacchiere con lui su Twitter @iscarlets o leggere il suo blog.

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