eBay Francia si difende dalle accuse di violazione della legge che regola il settore, avanzate nei suoi confronti dal Consiglio delle Vendite Volontarie di Beni Mobili all’Asta Pubblica, sostenendo che eBay.fr non è un sito di aste, ma un sito di mediazione.
L’Autorità amministrativa indipendente, che si occupa di regolare le vendite all’asta di beni mobili e i cui membri sono nominati dal governo, ha contestato a eBay.fr la violazione della legge francese del 2000 che ha disciplinato la materia, modificando il Codice del commercio. Secondo la nuova normativa, che riguarda anche le aste pubbliche effettuate a distanza, per via elettronica, una società che intenda occuparsi di questa attività deve ottenere l’autorizzazione del Consiglio, al quale deve «presentare garanzie sufficienti in merito alla sua organizzazione, ai suoi mezzi tecnici e finanziari, all’onorabilità e all’esperienza dei suoi dirigenti, oltre ad avere proprie norme interne che assicurino la sicurezza delle operazioni per i propri clienti». La società che si occupa di aste pubbliche deve inoltre stipulare un’assicurazione per la sua responsabilità.
eBay.fr è accusata, nello specifico, di non avere dei banditori abilitati per le aste pubbliche e di non offrire garanzie a tutela dei consumatori: per esempio, non consente una reale tracciabilità dei beni comprati e venduti.
Da parte sua, eBay.fr obietta, in un comunicato, che la sua attività «non ha nulla a che vedere con quella delle case d’asta», trattandosi solo di «operazioni di mediazione delle aste realizzate a distanza, per via elettronica», escluse dall’ambito di operatività della legge del 2000. Infatti, su eBay è il venditore che stabilisce la durata dell’asta e il prezzo del bene; il sito, inoltre, non assicura la consegna, né il pagamento.
Al contrario, secondo il Consiglio, un intervento di eBay nelle vendite è ravvisabile, tra l’altro, nel fatto che percepisce delle provvigioni. Sarà ora il Tribunal de Grande Instance di Parigi a decidere sulla questione.
Un caso analogo si è verificato già il mese scorso, quando il Consiglio ha citato in giudizio la società Exlinea, creatrice del sito di aste di automobili d’occasione CarSat, in quanto operante senza rispettare la legge del 2000 e senza aver ottenuto l’autorizzazione del Consiglio stesso.