Un’occasione unica in un luogo incontaminato
Sono stato costretto a posticipare il corso Fotografare per Instagram per via di un lieto imprevisto di lavoro.
L’ufficio turistico nazionale dell’Indonesia mi ha infatti contattato per documentare l’arcipelago di Raja Ampat nella Papua Occidentale. È la prima volta che l’Indonesia sponsorizza un viaggio in questa località; per raggiungere Raja Ampat sono necessari due voli interni e un viaggio in traghetto di 5/6 ore dal porto di Sorong verso l’isola di Waigeo, la più grande dell’arcipelago, che funge da base per esplorare le tante isole paradisiache. Quindi era un’occasione da non perdere per fotografare uno dei luoghi più remoti al mondo.
Non si finisce mai di imparare
Ho avuto la fortuna di lavorare in compagnia di Paolo Giocoso, un fotografo esperto che lavora con la rivista Dove Viaggi. Osservare il suo approccio al Paese, differente dal mio, mi ha fornito spunti interessanti. Soprattutto la possibilità di confrontarmi sui vari soggetti da fotografare è stato stimolante.
Anche se scrivo manuali credo ci sia sempre da imparare; uno dei consigli che do sempre ai fotografi che mi contattano è restare umili. È un errore comune perdersi nella propria prospettiva e convincersi che le nostre foto sono perfette o migliori; la fotografia è condivisione, la visione fotografica per migliorare deve essere continuamente raggiunta da nuovi spunti. Anche per questo motivo il viaggio a Raja Ampat ha arricchito la mia visione fotografica.
L’equipaggiamento di un fotografo che viaggia è diverso da quello di un viaggiatore che fotografa
Prima di partire mi sono documentato sulla destinazione in modo scegliere l’attrezzatura più adatta. Alla fine ho optato per un obiettivo 16-35 millimetri, un obiettivo 85 millimetri e un drone.
Il grandangolo è servito per catturare i paesaggi paradisiaci ed avere una visione estesa; molto importante è stato abbinargli un polarizzatore. Essendo l’acqua un elemento dominante nel paesaggio, con il polarizzatore ho potuto eliminare i riflessi e dare una migliore visione anche del fondale; con acque così chiare e cristalline sarebbe stato un peccato non mostrare le sfumature del fondale nello scatto.
Raja Ampat è natura selvaggia e il governo Indonesiano ha limitato le strutture al minimo per preservare quello che è definito l’ultimo paradiso sulla terra. Per questo motivo molti punti sono difficili se non impossibili da esplorare a piedi; avere un drone è stato quindi fondamentale per vedere luoghi che non avrei mai potuto raggiungere con la fotocamera. I volti degli abitanti della Papua sono infine molto caratteristici e non avrei potuto partire senza portare con me un 85 millimetri per i ritratti.
Il peso di un reportage fotografico e della sua finalizzazione
Sono tornato dall’Indonesia con 63 gigabyte di sole fotografie in formato Raw; la mia a7R III Sony, con i suoi 42 megapixel, produce file Raw sui 40 megabyte ciascuno. Fanno circa 170 foto al giorno che, considerando gli scatti di prova per verificare l’esposizione, l’intensità delle giornate ed i luoghi visitati, non sono molte. Ma con l’esperienza si tende a fotografare sempre meno e dedicare più tempo alla creazione e cura della singola immagine.
Per la post-produzione, ho aspettato di rientrare. In viaggio preferisco dedicare tutto il tempo che ho a disposizione a vivere l’esperienza. Non porto mai con me il PC a meno che non si tratti di un viaggio molto lungo. Mi limito ad un editing veloce con il telefono, giusto per mostrare alcuni luoghi durante il viaggio nelle storie di Instagram, soprattutto quando vedo territori che mi lasciano senza fiato e non vedo l’ora di condividere con le persone che mi seguono. Per l’editing professionale ho tutto il tempo di aspettare il ritorno a casa, dove con un po’ di musica ad accompagnare il lavoro passo tranquillamente ore a lavorare le immagini, a volte perdendo la cognizione del tempo.
Un viaggio che volevo non finisse mai
Nel breve tempo che ho visitato il Paese sono stato travolto da spunti fotografici; avrei voluto senz’altro trattenermi ed esplorare non solo le isole ma anche l’entroterra della Papua Occidentale.
Essendo un territorio non abituato al turismo di massa, le reazioni delle persone al viaggiatore sono molto genuine e stimolanti da catturare in camera. Anche la natura così unica, con isolotti dalle forme singolari che ricordano cupcake, aggiungono quell’elemento di novità che cattura anche un viaggiatore navigato. Purtroppo non dipendeva da me, in quanto era un viaggio organizzato dall’ente del turismo, altrimenti avrei continuato volentieri l’esplorazione.
Qualcosa in più che porterò al corso dopo questa esperienza
Ho grande entusiasmo di condividere quello che la fotografia ed il viaggio mi stanno insegnando e questa esperienza – dopo un periodo di stop dai viaggi a causa di un infortunio – mi ha sicuramente donato nuove energie e voglia di portare alle persone l’esperienza assorbita negli anni. Quindi non vedo l’ora di poter trasmettere nel corso la mia passione per la fotografia.
Non mancherà neanche qualche consiglio specifico che darei a chi parte per una avventura analoga alla mia. Il primo consiglio è partire con un filtro polarizzatore: Raja Ampat ha la più alta biodiversità marina ed il più alto numero di coralli al mondo. Sarebbe un peccato non catturare il fondale.
Consiglierei attrezzatura per fotografare sott’acqua quello che è sicuramente uno degli ambienti marini più ricchi e affascinanti al mondo. E infine, come sempre, studiare con accuratezza la destinazione prima di partire: ognuno di noi ha un approccio ed esigenze fotografiche differenti e il modo migliore per non avere rimpianti è partire bene documentati.
L'autore
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