I mille modi in cui può degradare una pellicola
Quando la pellicola invecchia, le sue proprietà cambiano: in alcuni casi i cambiamenti sono lievi, altre volte sono più decisi. Esistono pellicole così stabili che possono ancora produrre risultati normali e di qualità anni dopo la loro scadenza: purché proteggiamo la pellicola dal calore e dalle radiazioni, potremo usufruirne per molto tempo anche dopo la scadenza.
Tuttavia, la maggior parte dei vecchi rullini di pellicola ha un passato ricco di eventi (come viaggi e giornate trascorse sulla cappelliera di un’auto). Spesso osserveremo che la grana della pellicola è in contrasto con le vostre aspettative e che le particelle di colore nell’emulsione appaiono più ruvide o più grandi del previsto (e pertanto la sensibilità è inferiore).
Come regola generale, più alta è la sensibilità nominale, più la pellicola si degrada nel tempo. Dovremmo attenderci sempre qualche cambiamento di colore, perché non tutti i pigmenti nell’emulsione presentano la stessa stabilità: per esempio, la pellicola perde prima i rossi e pertanto l’effetto cromatico vira verso il giallo-verde o il blu. Alcune pellicole mostrano una desaturazione dei colori, altre no. Insomma, non sapremo mai cosa aspettarci da una pellicola scaduta.
Se vogliamo preservare le qualità della nostra pellicola preferita, conserviamola al fresco: le basse temperature del frigorifero o del freezer possono rallentare il suo decadimento.
Sperimentare divertendoci
Possiamo divertirci per ore a rovistare nelle piattaforme fotografiche come Flickr e 500px per scovare le fotografie scattate con pellicole scadute.
Ammiriamone gli effetti, ma non commettiamo l’errore di presumere che lo stesso tipo di pellicola si comporterebbe allo stesso modo nella nostra fotocamera: gli effetti dipendono da molti aspetti diversi, come il tempo trascorso oltre la scadenza, le condizioni di stoccaggio, la fotocamera utilizzata e le condizioni di luce in cui viene scattata la fotografia.
Anche la composizione, l’età e la temperatura dei prodotti chimici per lo sviluppo giocano un ruolo fondamentale. In sostanza, possiamo fare solo una cosa: sperimentare, sperimentare e sperimentare.
La pellicola in bianco e nero ha una stabilità di archiviazione superiore rispetto alla pellicola a colori. L’abbiamo usata con successo (senza regolazioni del tempo di esposizione) anche 10 anni e oltre la sua scadenza. Le pellicole trovate in cantina sono particolarmente interessanti in questo senso, perché sono state conservate a temperature stabili.
Prendiamoci il tempo necessario e divertiamoci a provare pellicole di marche e sensibilità diverse in vari momenti dell’anno e in condizioni variabili. Valutiamo l’effetto della sovraesposizione o della sottoesposizione sul risultato e proviamo a capire quale fotocamera funziona meglio con una determinata pellicola e le sue stranezze. Restiamo aperti alla vasta gamma di risultati che otterremo e lasciamoci sorprendere e incantare.
A causa delle variazioni del colore, non è necessariamente una buona idea provare pellicole scadute non familiari durante la realizzazione di un ritratto, a meno che noi e il nostro modello non desideriamo dei toni della pelle insoliti.
In genere, per eseguire prove con la pellicola scaduta è meglio dedicarsi alla fotografia di paesaggio o architettonica. Se ci imbattiamo in una pellicola particolare che ci piace molto nella sua versione scaduta, acquistiamone qualche altro rullino: è probabile che la nuova pellicola si comporti come quella che abbiamo già, quindi avremo molto materiale di riserva per portare a termine progetti ancora più grandi.
Sensibilità della pellicola e condizioni di illuminazione
Se chiediamo suggerimenti sull’uso della pellicola scaduta, spesso ci sentiremo rispondere che va usata in piena luce (all’aperto o in studio) per via della sua minore sensibilità. Il consiglio generale è esporre con uno stop di luminosità in più ogni cinque anni trascorsi dalla scadenza della pellicola. In verità, seguendo questa regola ridurremo al minimo il rischio di errori, ma non sfrutteremo l’interessante potenziale di queste pellicole.
Alcuni dei nostri scatti più belli sono stati ottenuti esponendo la pellicola scaduta alla sua sensibilità nominale, in ambienti chiusi e poco illuminati, e con un successivo sviluppo normale della pellicola. La nostra propensione al rischio ci ha premiato con un effetto quasi monocromatico e risultati molto pronunciati a colori vivaci. Chi preferisca andare sul sicuro può scattare una sequenza di fotografie con esposizioni diverse.
Le gioie del cross-processing
Il cross-processing, ovvero lo sviluppo della pellicola per diapositive con il processo C-41 o della pellicola negativa a colori con il processo E-6, permette di eseguire numerosi esperimenti creativi anche con la pellicola nuova. In questo caso, potremo ottenere molti risultati diversi e imprevedibili variando le impostazioni di esposizione o utilizzando marche di pellicola diverse.
La pellicola per diapositive da sottoporre a cross-processing spesso beneficia di una sovraesposizione di un massimo di due stop; d’altra parte, a volte è preferibile che la pellicola riceva una minima quantità di luce. Molte pellicole lavorate con il cross-processing mostrano una temperatura del colore completamente diversa in base all’esposizione: le immagini presentano colori caldi nelle aree sovraesposte, mentre le zone più scure appaiono spesso fredde. Lavorando in cross-processing una pellicola scaduta, la struttura ruvida e le variazioni del colore già presenti vengono accentuate per creare un effetto ancora più surreale.
C’è sempre qualche rischio
Le splendide immagini sognanti che possiamo ammirare online sono solo una frazione degli scatti effettivamente realizzati con la pellicola scaduta. È chiaro che i fotografi hanno ottenuto molti risultati sgradevoli che hanno scelto di non pubblicare online. Questo è il rischio da accettare: non c’è alcuna garanzia di riuscita delle fotografie.
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