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Guerra in Kosovo: Internet vince contro la televisione

12 Maggio 1999

Guerra in Kosovo: Internet vince contro la televisione

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Ancora una dimostrazione di come la rete permetta un accesso più oggettivo e meno viziato alle notizie e ai fatti.

La guerra che si sta combattendo in Kosovo è destinata a riempire le pagine dei libri di storia dei prossimi studenti. Dalla fine della seconda guerra mondiale, è la prima volta che le forze internazionali sono chiamate in causa in modo così urgente ed è la prima volta che si percepisce nell’aria una sottile tensione dovuta alla paura che tutto ciò che sta accadendo a dieci minuti di volo dall’Italia possa degenerare in qualcosa di più di una guerra limitata ad un’area così ristretta quale è il Kosovo.

Trovandomi negli Stati Uniti, ho la possibilità di seguire in diretta le interviste, i reportage e i notiziari della CNN e di CSPAN, le due maggiori emittenti nazionali, nonché occhio del mondo intero per tutto ciò che riguarda gli eventi internazionali. Non è sempre facile capire se le notizie trasmesse in TV sono obiettive o se invece sono viziate da un certo controllo occulto che vuole indirizzare l’opinione pubblica verso un’indiscriminata adesione alle scelte della Casa Bianca.

Certo è che i bollettini ufficiali e i resoconti delle azioni di guerra giungono agli occhi e alle orecchie del pubblico americano esclusivamente da tali fonti. Eccetto che per gli utenti di Internet.
Chi si connette in rete, anche accedendo al sito della CNN (www.cnn.com), ha la possibilità di linkarsi ai siti ufficiali del Kosovo e della Yugoslavia. Già questa possibilità rappresenta una differenza non da poco: seguendo i telegiornali non si è mai in grado di capire se le notizie sono viziate o meno, data la preponderanza di interviste a membri del governo americano o membri dell’esercito.

Una sola intervista trasmessa ha smosso sicuramente l’opinione pubblica: quella a Slobodan Milosevic del 19 aprile scorso da parte di un giornalista di CSPAN. Per il resto è difficile giudicare se il quadro proposto dalla televisione sia sufficientemente obiettivo.

La cosa che più di tutte risulta indecifrabile agli occhi degli americani stessi – sentendo le opinioni delle persone con cui ho parlato – è la vera motivazione che ha spinto gli USA ad agire in modo così imponente contro la Serbia. In realtà sono pochi quelli che credono veramente che la NATO sia intervenuta per bloccare il “crimine contro l’umanità” da parte di Milosevic contro i kosovari.

Tutti i miei interlocutori, indipendentemente dal livello culturale e sociale, pensano che vi siano altri interessi, evidentemente di ordine economico, che hanno portato l’America a combattere un’altra volta a 5000 miglia da casa.
Certo è che sono in pochi ad essere felici di questa guerra: agli angoli delle strade, negli incroci principali, da settimane giovani e meno giovani protestano contro l’intervento degli USA deciso da Clinton (uno dei cartelli più provocanti diceva: ” Clinton, perché non mandi Chelsea in guerra invece di mio figlio?”) e rendono note cifre relative ai civili deceduti in Kosovo che la TV mantiene sotto silenzio o riporta come “voci non ufficiali”.

In rete è possibile avere un quadro più obiettivo della situazione perché sono moltissimi i siti che elencano link di ogni parte, sia americana, che serba, che kosovara. Anche tra i siti delle maggiori testate americane si trova tale obiettività, seppur preceduta da articoli decisamente di parte.

È comunque apprezzabile il fatto che i link proposti non siano nascosti in un angolino della schermata in modo da renderli poco visibili o meno accattivanti: essi seguono invece a ruota la fine di ogni articolo sul tema. La CNN, ad esempio, ha addirittura creato un’intera sezione del proprio sito ai link internazionali relativi alla guerra. Il rischio, come sempre, è quello di imbattersi in siti poco accurati o non attendibili.

Ancora una volta, sta all’utente della rete riuscire a discernere ciò che val la pena di leggere da ciò che può essere in qualche modo tendenzioso. Se si naviga nei siti più ufficiali, in ogni caso, tale rischio è notevolmente ridotto. Non si può evitare, invece, di avere molta confusione in testa dopo tale ricerca: come accade in ogni guerra, entrambe le parti pretendono di avere la ragione dalla loro a costo di presentare anche i fatti più evidenti in una particolare luce, quella cioè che illumina maggiormente i particolari a proprio favore.

Qui, però, entra in gioco una qualità che né i giornali, né la TV e nemmeno la rete possono fornire all’utente se questi non ne ha il dono: la capacità di fare un’analisi critica personale di ciò che si legge, si sente, si osserva. E secondo la mia analisi personale, anche questa guerra risulta inutile e crudele come tutte quelle che l’hanno preceduta.

Ecco un breve elenco di siti ufficiali consultabili:

www.gov.yu (sito ufficiale del governo Yugoslavo)
www.smip.sv.gov.yu (Ministero degli Affari Esteri della Yugoslavia)
www.b92.net (radio yugoslava che trasmette anche via rete le cronache)
www.serbia-info.com (rivista on-line serba)
www.alb-net.com (come aiutare i profughi attraverso le vie internazionali)
www.nato.int (sito ufficiale della NATO)

L'autore

  • Paola Corti

    Lavora al Politecnico di Milano presso METID, la task force dedicata all’innovazione didattica. I suoi interessi sono orientati fortemente verso la Open Education: nel 2019 ha organizzato la OE Global 2019 Conference.
    Si occupa di progetti europei relativi all’innovazione didattica e di progettazione di MOOC (Massive Open Online Courses) su tematiche relative all’innovazione e alle metodologie didattiche, e di supporto a docenti ed esperti di contenuto nella progettazione dei loro MOOC. È volunteer Mentor nel progetto UNESCO Open Education for a Better World. Le piace fare attività all’aperto, specie in montagna, e ha una passione per il cinema che non sazia mai a sufficienza.

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