La TV sta cambiando. Second Screen Experience e SmartTV sono solo la punta dell’iceberg. È in atto una evoluzione dell’esperienza utente televisiva che stravolgerà molto probabilmente le abitudini e le opinioni più consolidate.
Parlarne in questi giorni, proprio quando è stata confermata la teoria di Einstein riguardo le onde gravitazionali, fa sembrare che tutto sia persino più possibile. Pensiamo a cosa sono riusciti a fare nel 1895 i Lumière durante la proiezione de L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat (cortometraggio muto): svuotarono una intera sala! La gente si spaventò e scappò convinta che stesse veramente arrivando un treno nel locale.
Partendo da questo primissimo effetto speciale, oggi abbiamo raggiunto e sviluppato il cinema con gli occhiali 3D, che ci stupisce con la profondità delle scene e l’immersione degli ambienti. Abbiamo sviluppato la realtà virtuale di Oculus e quella più economica dei Cardboard di Google, entrambe atte a immergersi in film, documentari e videogiochi esaltando le percezioni di vista e udito.
Sempre in ambito domestico, abbiamo a disposizione diverse soluzioni tecnologiche per immaginare nuove forme di interazione con lo strumento televisivo: telecomandi come minijoystick (nel caso di LG per le SmartTV), comandi vocali per avviare ricerche tramite il televisore o per aumentare e abbassare il volume. Addirittura televisori che non hanno bisogno di un telecomando, perché siamo noi, con il nostro corpo, i controller e attraverso i gesti delle mani inviamo comandi allo schermo.
La TV multisensoriale
La fruizione però si limita comunque a due dei cinque sensi principali: vista e udito. Tatto, gusto e olfatto restano sempre fuori. Almeno fino ad ora. Da un po’ di tempo infatti si parla di Feelyvision. Quando la TV coinvolgerà quattro o addirittura tutti e cinque i sensi. Il bello è scoprire come questo sarà possibile.
Il gruppo di ricerca di Marianna Obrist docente presso l’Università del Sussex (Brighton), sta lavorando a questo progetto da un paio di anni. Tutto ruota attorno alla tecnologia ad ultrasuoni e alla sua applicazione con gli strumenti e i contenuti audiovisivi.
Come mostrato nel sito di Ultrahaptics, startup inglese fondata nel 2013, sviluppatori, ingegneri e interaction designer stanno sviluppando una tecnologia unica nel suo genere. Senza indossare dispositivi wearable e senza toccare pulsanti o controller, il pubblico percepirà feedback tattili (il vento sulla faccia) attraverso onde d’aria e ultrasuoni emessi da un dispositivo collegato al televisore, o magari dal televisore stesso.
In questo video Ultrahaptics mostra inoltre come la propria tecnologia si potrebbe applicare a qualsiasi altro contesto.
Il risultato è la TV multisensoriale: udito, vista, tatto più le cinque varianti del gusto (amaro, aspro, dolce, salato, umami). Possiamo definirla un nuovo traguardo, o una amplificazione sensoriale di quello che Donald Norman in Emotional Design (Apogeo, 2004) definisce design viscerale.
È facile pensare ad esempio a una evoluzione dei format di cucina, dove chef e concorrenti potranno trasmetterci il profumo e, chissà, il gusto del piatto che stanno preparando. Il nostro concorrente preferito di Masterchef verrà valutato da noi per come e se sarà di nostro gusto la ricetta.
Dalla TV alla sensorial call
Come potrà stupirci la TV di domani lo potrebbe sapere Moses Znaimer, il più grande sostenitore e precursore del nuovo concetto di palinsesto non più confezionato dall’emittente, ma creato dagli utenti. Znaimer, che sarà ospite a Meet The Media Guru di Milano, ha anticipato di quasi venti anni quello che avviene oggi in maniera indipendente e autonoma nei social media.
E ora immaginiamo per un momento i nostri sensi coinvolti anche nelle videochiamate ad amici e parenti. Non sarà così assurdo pensare ai nostri smartphone, o meglio ai dispositivi indossabili come braccialetti e smartwatch i quali, durante una telefonata o videochiamata, ci invieranno impulsi a ultrasuoni per farci percepire la passeggiata sotto la pioggia del nostro amico dall’altra parte del telefono e, a nostra volta, condividere con lui il calore del sole e il profumo del mare mentre siamo in vacanza. Prenderebbero vita le sensorial call.
Speriamo solo che, a scanso di equivoci, una voce guida inviti a coprirsi adeguatamente prima della visione di un documentario sull’Antartide.