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Il lato oscuro delle AdWords di Google

28 Maggio 2015

Il lato oscuro delle AdWords di Google

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Chi guadagna dalla pubblicità sul motore di ricerca largamente più consultato al mondo? Soprattutto l'azienda che lo ha creato.

Abbiamo visto come si possano guadagnare sommette considerevoli accettando pubblicità sul proprio sito. Il che ha senso per chi produce contenuti originali, meno per chi sul web ha una vetrina, un catalogo o un negozio.
Questi ultimi sono invece disposti a pagare di tasca propria per vedere arrivare più visitatori sul proprio sito, nella speranza di trasformarli in clienti paganti.

Naturalmente c’è il problema di creare annunci ficcanti, coinvolgenti e che inducano al clic. Ma questo non è il mio mestiere e non posso dare consigli sagaci, mi limiterei al più a ripetere a pappagallo quel che ho sentito dire da altri, credibile o meno che sia.

Vignetta a proposito delle pubblicità sul web. Wikipedia ci ha condizionato ad accettare qualsiasi cosa sia seguita da numeri tra parentesi scritti in blu?

Quando i pubblicitari inizieranno a sfruttare questa opportunità, unica possibile difesa per i consumatori sarà lasciare un commento tipo [da controllare].

Al contrario, posso e voglio spendere qualche parola utile sulla base della mia esperienza di webmaster, che ha visto molti suoi clienti promuovere i propri siti. Facendo guadagnare sempre Google e Facebook, qualche volta anche i miei clienti.

Cominciamo proprio da qui. Il budget dove va speso? La storia di successo più importante che ho vissuto è quella di un produttore di coperture per piscine, che ha aumentato di milioni il suo fatturato grazie a una campagna bene impostata su Google. Come spesso succede, anche questo piccolo segreto una volta conosciuto sembra banale.
Chi ha un prodotto che qualcun altro cerca, fosse pure una persona su un milione, spende benissimo i suoi quattrini con AdWords di Google, perché tutto il mondo è stato condizionato a cercare qualsiasi cosa sul motore di Larry Page e Sergei Brin. Al contrario, se voi producete uno squisito gelato al parmigiano, amabili cuccioli di canguro o il cono del silenzio per tacitare i figli dei vicini — insomma, cose simpatiche e commercializzabili, ma sconosciute — allora Google sarebbe per voi uno spreco di denaro e conviene invece la pubblicità su Facebook. Il sito di Mark Zuckerberg è infatti il posto ideale per trovare miliardi di frescon… pardon, di consumatori a cui proporre nuove idee.

Attenzione però a usare il fucile da cecchino, se volete centrare il bersaglio. Volendo convincere costoro che con Facebook è possibile una penetrazione che neanche Rocco Siffredi, la casa di Zuckerberg distilla una serie di statistiche che viene distribuita attraverso una serie di partner. Eccone uno che lavora anche nel nostro Paese (o, per chi mi legge da nord di Chiasso).

Ma serve davvero un superesperto? Molti nemici, molto onore: mi esporrò dicendo che secondo me no, si può fare da soli. Senza eccedere: un mio cliente storico ha finito per spendere il 15 percento del suo fatturato annuale (multimilionario) in una campagna AdWords. A fronte di risultati modesti il tapino si autogiustificava: ma in Google mi hanno dato anche il consulente. Eh, certo, gli pagavi tu lo stipendio. Va ricordato che i dipendenti di Google che si presentano (quasi automaticamente) agli inserzionisti sono lì per guidare tecnicamente e nulla più. Che alla fine i visitatori paganti finiscano da voi o da un concorrente non gli importa proprio nulla.

Una campagna da cinque euro al giorno per un mese si può gestire in self service e permette di capire come funzionano le cose. Se, e solo se, i risultati si vedono subito, si può premere l’acceleratore.

L'autore

  • Luca Accomazzi
    Luca Accomazzi (@misterakko) lavora con i personal Apple dal 1980. Autore di oltre venti libri, innumerevoli articoli di divulgazione, decine di siti web e due pacchetti software, Accomazzi vanta (in ordine sparso) una laurea in informatica, una moglie, una figlia, una società che sviluppa tecnologie per siti Internet

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