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Il pensiero reattivo soffoca la creatività

23 Novembre 2022

Il pensiero reattivo soffoca la creatività

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È il pensare proattivo che permette di fare rendere al massimo la creatività in azienda; il pensiero reattivo porta solo negatività e occasioni perdute.

Pensiero reattivo contro pensiero proattivo: chi vince?

Pensiero proattivo, ti concentri sulla preparazione. Pensiero reattivo, finisci per concentrarti sulla riparazione.
— John C. Maxwell, autore di best seller e motivatore

Per entrare subito in argomento, passiamo direttamente a un esercizio: un test di riflessione cognitiva. Rispondi alle tre domande seguenti:

  • Una mazza e una palla, insieme, costano in totale € 1,10. La mazza costa 1 euro in più della palla. Quanto costa la palla?
  • Se cinque macchine impiegassero cinque minuti per produrre cinque oggetti, quanto tempo impiegherebbero 100 macchine a produrre 100 oggetti?
  • In un lago c’è una colonia di ninfee. Ogni giorno la dimensione della colonia raddoppia. Se ci vogliono 48 giorni perché la colonia copra l’intero lago, quanti giorni ci vogliono perché copra la metà del lago?

Prima di fornirti le risposte, potrebbe interessarti sapere che su 3.500 persone a cui è stato proposto questo test, solo il 17% ha risposto correttamente a tutte e tre le domande e, aspetto molto più allarmante, il 33% ha sbagliato tutte le risposte. C’è una ragione chiara per questo risultato: ognuno dei quesiti proposti ha una risposta ovvia ma purtroppo sbagliata, e una risposta non così ovvia ma tuttavia corretta.

Prendiamo la prima domanda: la risposta ovvia e immediata sarebbe € 0,10. Hai risposto così? Significa che non ci hai pensato abbastanza, perché la risposta corretta è € 0,05. Riflettendoci un po’ ci saresti potuto arrivare. La mazza costa 1 euro più della palla, quindi togliamo questo valore dall’equazione: € 1,10 − € 1,00 = € 0,10. Il risultato ottenuto, € 0,10, va quindi diviso per due, perché ci sono due articoli (una mazza e una palla) = € 0,05. Se la palla costasse € 0,10, la mazza costerebbe soltanto € 0,90 più della palla, non 1 euro in più. Ne consegue che una mazza costa € 1,05 e una palla costa € 0,05. Osserviamo il quesito da un’altra angolazione: € 1,10 − € 0,05 = € 1,05. € 1,05 è un euro in più di € 0,05.

Leggi anche: La creatività può essere imparata, nella vita e sul lavoro

Nella seconda domanda, la risposta di pancia è spesso 100 minuti. Osserva il quesito più attentamente: capirai presto che se cinque macchine impiegano cinque minuti per produrre cinque aggeggi, significa che ogni macchina produce un aggeggio ogni cinque minuti. La risposta, quindi, è che 100 macchine impiegano cinque minuti per produrre 100 aggeggi.

Infine, alla terza domanda spesso la gente risponde 24 giorni (la metà di 48 giorni). Pensaci: se la dimensione della colonia raddoppia ogni giorno, significa che il giorno precedente a quello in cui l’intero lago è coperto era coperta solo la metà delle acque. La risposta giusta, quindi, è 47 giorni.

Questo test su tre domande è detto test di riflessione cognitiva (o CRT, dall’inglese Cognitive Reflection Test) ed è stato ideato dal professore di Yale Shane Frederick (precedentemente insegnante al Massachusetts Institute of Technology, o MIT) per rivelare il tipo di processo intellettivo che una persona usa in maniera predominante: emotivo, reattivo oppure conscio, riflessivo e logico. Per quanto appaia semplice, questo test è molto più autorevole di qualsiasi test del QI o punteggio SAT nel valutare questa caratteristica. A giudicare dal numero di risposte sbagliate, molti di noi tendono a prendere decisioni utilizzando scorciatoie mentali sbrigative, anziché elaborando le informazioni in modo calmo, deliberato e razionale.

Sistema 1 (pensiero reattivo) e Sistema 2 (pensiero proattivo)

Secondo lo psicologo Premio Nobel Daniel Kahneman, esistono due sistemi cognitivi che guidano il modo in cui pensiamo e prendiamo le decisioni: il Sistema 1 è rapido, istintivo ed emotivo; il Sistema 2 è più lento, riflessivo e metodico.

Il Sistema 1 è la nostra opzione predefinita: tutte le informazioni vengono inviate qui per la prima elaborazione, perché questo sistema è automatico, non richiede alcuno sforzo e utilizza scorciatoie mentali (l’euristica), caratteristiche situazionali fondamentali, idee e ricordi associati per gestire tonnellate di informazioni contemporaneamente.

Lavorando così velocemente, fornisce risposte che sono approssimativamente (ma non precisamente) corrette. La capacità di rilevare che un oggetto è più distante di un altro e di completare la frase Pane e… sono esempi del pensiero del Sistema 1 in azione. Come puoi immaginare, questo sistema è particolarmente utile nelle situazioni consuete, quando il tempo a disposizione è poco e serve un’azione immediata.

Il Sistema 2, d’altra parte, è molto più osservante delle regole e tenta di seguire un approccio deduttivo e sistematico al problem solving: ci permette di gestire concetti complessi o astratti, di pianificare in anticipo, di valutare attentamente le possibilità e di riesaminare le cose alla luce di nuove informazioni.

Come qualsiasi processo logico, richiede uno sforzo deliberato e può gestire un solo passo alla volta, pertanto è un metodo più lento ma molto più preciso per gestire le informazioni. A titolo di esempio, questo sistema entra in gioco quando parcheggi in uno spazio stretto oppure quando compili un modello fiscale. Nel complesso, è utile quando ti trovi in una situazione sconosciuta o quando la posta in gioco è alta e hai più tempo per risolvere una questione.

L’aspetto interessante di questo sistema è che può correggere o ignorare i giudizi automatici formulati dal Sistema 1 se rileva che la tua risposta istintiva è sbagliata.

Può essere utile distinguere questi sistemi chiamandoli pensiero reattivo (Sistema 1) e pensiero proattivo (Sistema 2). La maggior parte delle persone crede di utilizzare la coscienza e il ragionamento quando prende delle decisioni (Sistema 2); in realtà, è il Sistema 1 a gestire la maggior parte delle nostre azioni, molto più di quanto saremmo disposti ad ammettere. Invece di pensare approfonditamente, reagiamo istantaneamente agli eventi, ai compiti o alle influenze esterne, spesso in modi precedentemente programmati.

Pensaci: qual è la prima cosa che fai al mattino quando arrivi al lavoro? La maggior parte delle persone controlla la posta elettronica, poi entra immediatamente in azione digitando le risposte ai messaggi importanti: in pratica, inizia la giornata reagendo rapidamente a ciò che ha di fronte.

Questo rispondere ai messaggi e-mail come un robot che reagisce ai comandi significa che non ti stai prendendo il tempo necessario per pensare approfonditamente alle situazioni, per raccogliere più informazioni, per essere innovativo o flessibile nella tua risposta. Ciò dimostra che quasi sempre ci fidiamo della nostra reazione iniziale e solo di tanto in tanto ricorriamo al Sistema 2 per rivedere la decisione: questo sistema rimane in esecuzione in background finché non decidiamo di chiamarlo. Una grande insidia del pensiero reattivo mostra il suo volto durante le riunioni e le sessioni di brainstorming in gruppo.

Presta attenzione al linguaggio reattivo e ai giudizi affrettati quando lavori con gli altri (vedi la prossima tabella).

Prestare attenzione al linguaggio reattivo.

Reattivo

Proattivo

Devo…

Preferirei…

Sono tenuto a…

Ho delle alternative…

Facciamo sempre…

Possiamo fare in questo modo o nell’altro…

Se solo…

Vorrei…

Non posso…

Posso scegliere…

Non c’è niente che io possa fare…

Valuterò le possibilità…

Il brivido della velocità

Il pensiero reattivo è incredibilmente utile e offre un importante contributo alla nostra produttività quotidiana. Oggi giorno siamo tutti occupatissimi: abbiamo bisogno del pensiero reattivo (Sistema 1) per agire con il pilota automatico e prendere scorciatoie veloci e pratiche mentre sfrecciamo attraverso gli schemi della vita. Questo pensiero è davvero valido nell’aiutarci a svolgere le attività regolari e comuni delle nostre vite e nel risolvere rapidamente le situazioni quando la pressione è alta. Pensando in modo reattivo, conserviamo la nostra energia (tanto necessaria!) e liberiamo del tempo prezioso per altre cose.

C’è un problema, però: a causa della nostra cultura digitale always on e dell’economia disordinata, sentiamo il bisogno di gestire le nostre vite sempre più velocemente. Ogni giorno saltiamo da un compito all’altro e riempiamo i nostri calendari fino all’orlo: ci sono scadenze da rispettare, e-mail da scambiare, obblighi da adempiere, carte da archiviare, telefonate a cui rispondere e riunioni a cui partecipare. Non c’è da stupirsi se siamo tutti frastornati!

È allettante pensare che essere occupati significhi essere produttivi, che se ci occupiamo delle cose non appena si presentano significa che stiamo facendo grandi progressi. Purtroppo, nella fretta di svolgere questi compiti, non concediamo loro l’attenzione e la profondità di pensiero di cui potrebbero avere bisogno, causando danni letali alla nostra creatività. Per raggiungere i massimi livelli di prestazioni dobbiamo essere proattivi, non reattivi. Nessuno può negare che nel mondo degli affari siano spesso necessarie reazioni rapide, ma dobbiamo essere consapevoli dei pericoli.

A che cosa servono le pause

Se stessi correndo una maratona, quanto potresti essere efficace correndo per la maggior parte del tempo alla massima velocità?

A meno che tu non abbia superpoteri atletici incredibili, finiresti per cedere molto presto. Se provassi a correre una maratona al ritmo di un velocista, senza mai fare una pausa, le tue batterie si scaricherebbero ben prima del giro di boa. Lo stesso vale nel mondo degli affari: se concentrassi tutte le tue energie sul monitoraggio della posta elettronica, o se volessi risolvere subito ogni piccola crisi che ti si presenta, in breve tempo la tua produttività precipiterebbe. La velocità è importante in certi momenti, ma nei momenti sbagliati è un grande inibitore.

Secondo lo psicologo delle prestazioni Tony Schwartz, le persone che cercano di produrre per l’intera giornata lavorativa senza prendersi periodi di riposo possono facilmente perdere la concentrazione e raggiungere solo il 25% della loro potenziale produttività giornaliera.

Gli esseri umani non sono pensati per correre ad alta velocità per lunghi periodi di tempo: le pause intermittenti possono darti il tempo di incubare le idee per i tuoi progetti più importanti e consentono una produttività più sostenibile nel lungo periodo. L’alternanza di sprint e periodi di riposo, oltre a migliorare i tuoi livelli di energia, migliora anche i tuoi livelli di ispirazione: assicurati quindi di lasciare nel tuo calendario degli spazi vuoti per qualche importante riunione con te stesso.

La concitazione del momento

Il pensiero reattivo presenta diversi difetti sistematici, alcuni dei quali possono essere decisamente pericolosi. Ecco alcune aree problematiche con cui potresti avere familiarità.

1. Lo svantaggio della prima mossa

Una domanda veloce. Sei al terzo posto. Superi la persona al secondo posto. Dove ti trovi ora?

Se hai risposto al primo posto, ripensaci: in realtà sei al secondo!

Questo ci porta a un’altra questione più complessa. È meglio essere i primi a fare qualcosa o raggiungere rapidamente il secondo posto?

È credenza comune che la prima azienda a lanciare un nuovo prodotto o a entrare in un nuovo mercato abbia un vantaggio competitivo caratterizzante rispetto ai concorrenti successivi. Questo è ciò che il Sistema 1 vorrebbe indurci a pensare e a fare: agire su un’idea o su un’opportunità mentre è ancora calda. Tuttavia, il concetto del vantaggio della prima mossa è un mito, più che una realtà: aprire la strada a un nuovo prodotto o a una svolta industriale è un’impresa enorme e costosa! Ci vuole molto per educare e preparare i consumatori all’innovazione e per stabilire la distribuzione, il branding e il marketing, senza contare che i concorrenti possono imparare dai tuoi errori e offrire migliori prestazioni.

Sono moltissimi gli esempi che dimostrano quanto sia raro che colui che compie la prima mossa riesca davvero a conquistare un mercato. Per esempio, il tablet PC fu introdotto da Microsoft nel 2001, ma è stato drammaticamente eclissato dall’iPad di Apple e da altri prodotti negli ultimi anni.

Essere primi non garantisce il successo. La gara per giungere primi in un mercato può essere distruttiva, in quanto si basa su congetture e compromessi. Ricorda: il business è una maratona costituita da una serie di sprint, non da uno sprint unico. Rallenta, fai una pausa!

  • Pensa prima di agire su quella straordinaria opportunità, evento o idea.
  • Coinvolgi il tuo Sistema 2 e prenditi il tempo per valutare attentamente le possibilità e giungere a una conclusione ben ragionata.
  • Esercita la tua pazienza per assicurarti di avere il giusto mix di prodotti, promozioni e prezzi.

Come Google, Apple e altri hanno dimostrato, talvolta giungere rapidamente secondi è un’idea migliore.

2. Chi ha lasciato uscire i cani?

Stranamente, la stessa compulsione che ci fa desiderare di essere i primi è quella che ci porta a copiare gli altri, tramite il pensiero reattivo. Proviamo a spiegarlo con una semplice analogia: quando un cane abbaia, prima che tu te ne accorga iniziano ad abbaiare anche tutti gli altri cani del quartiere. È così che funziona il mondo del business competitivo: non appena qualcuno lancia un nuovo prodotto o adotta un determinato programma di gestione, tutti gli altri ne seguono l’esempio. Questo non significa che imitare gli altri sia sbagliato: tuttavia, tale comportamento funziona solo se ti prendi il tempo di pensare adeguatamente alle cose.

Spesso, copiamo insensatamente ciò che gli altri stanno facendo, per esempio acquistando un campo di abbigliamento semplicemente perché è di gran moda per quella stagione, e non perché ci sta bene o ci serve: la decisione non nasce da un processo di pensiero cosciente. Analogamente, quando ci troviamo di fronte a un problema di minore portata, cerchiamo di risolverlo subito a causa della classica risposta di attacco o fuga. Il nostro approccio è tattico, non strategico, e la nostra visione è a corto raggio, non a lungo termine.

Da questa posizione diventa difficile attuare l’innovazione in modo pianificato, in quanto le nostre energie e le nostre risorse ci portano a reagire a ciò che stanno facendo gli altri attori del settore. È un ciclo problema-reazione che non ha mai fine.

3. No, il cliente non ha sempre ragione

I dipartimenti di marketing e pubbliche relazioni spesso non hanno alcun concetto di pensiero reattivo. Una delle regole tradizionali che molte aziende rispettano fedelmente assume la forma Ascolta i tuoi clienti o Il cliente ha sempre ragione. È importante capire che cosa stimola i clienti e quali sono i motivi delle loro azioni: ascoltare i clienti e i loro problemi è fondamentale se vuoi fornire un’assistenza clienti di prim’ordine e apportare migliorie desiderabili e ricercate al tuo prodotto. Tuttavia, attenersi religiosamente a questa regola può rivelarsi fatale, perché tale atteggiamento blocca il pensiero nella modalità reattiva.

Ogni anno, le aziende spendono milioni cercando di comprendere le esigenze dei clienti, nel tentativo di innovare rapidamente e superare i concorrenti. Il processo è tuttavia carico di rischi; spesso la ricerca dei clienti viene eseguita male e difficilmente porta a un’innovazione in piena regola e rivoluzionaria. Tutti conosciamo prodotti che sono stati lanciati sulla base di approfondite ricerche sui consumatori, ma che hanno fallito una volta giunti nel mercato. Ricordi il fiasco della New Coke?

Nel 1985, per reagire alla crescente popolarità di Pepsi, Coca-Cola lanciò la New Coke, ma finì solamente per farsi del male. L’azienda aveva condotto ogni genere di test e indagine sui gusti dei consumatori, rilevando all’interno dei focus group una forte preferenza per la nuova formula. Gli interessati concordavano che il gusto del nuovo prodotto fosse migliore non soltanto di quello della vecchia Coca-Cola, ma anche di quello della Pepsi. Tuttavia, il denaro e le competenze impiegati per la ricerca sui consumatori non riuscirono a rivelare la profondità dell’attaccamento emotivo delle persone alla formula originale e il valore della fedeltà al brand nelle loro decisioni di acquisto.

Quando venne lanciata la New Coke e la vecchia Coca-Cola fu tolta dalla circolazione, i clienti rimasero indignati dal fatto che il loro brand tanto amato fosse stato cambiato. Inutile dire che le prestazioni non furono all’altezza delle aspettative e che i risultati si rivelarono tragici. L’azienda prese la saggia decisione di reintrodurre la vecchia Coca-Cola come Coke Classic, recuperando alla fine la sua posizione di leader del mercato. Il Presidente dell’azienda Donald R. Keough ammise: Non avevamo capito i profondi sentimenti che così tanti dei nostri clienti provano per Coca-Cola. Ricorda: ciò che i consumatori affermano di apprezzare non sempre corrisponde a ciò che compreranno.

Questo articolo richiama contenuti da Pensiero creativo.

Immagine di apertura di Milad Fakurian su Unsplash.

L'autore

  • Chris Griffiths

    Chris Griffiths, fondatore e CEO di OpenGenius, è un esperto di livello mondiale sui temi dell'innovazione. Ha lavorato con manager e aziende Fortune 500 e FTSE 100, le Nazioni Unite e alcuni Premi Nobel aiutandoli nello sviluppo e nella crescita di business.

  • Melina Costi
    Melina Costi è una business writer professionista con una grande esperienza nel marketing management.
  • Caragh Medlicott
    Caragh Medlicott è scrittrice freelance e Senior Editor per Wales Arts Review.

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