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Islanda, la nuova Carta in crowdsourcing

11 Luglio 2011

Islanda, la nuova Carta in crowdsourcing

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Una nazione da ricostruire fin dalle regole che legittimano e disciplinano il potere, quale migliore occasione per sperimentare forme di apertura e partecipazione al passo con i tempi?

Fino a qualche anno fa dell’Islanda si sapeva molto poco: più vicina alla Groenlandia che al resto d’Europa, la piccola isola era conosciuta più che altro per la natura e qualche cantante indipendente. Negli ultimi anni le cose sono cambiate a causa del collasso dell’economia dello stato islandese, strettamente legato alla corruzione nel sistema bancario e nella finanza in generale: l’avvicinamento all’Europa e agli Stati Uniti è stato tristemente immediato. La popolazione islandese, tuttavia, sta cogliendo meglio di chiunque altro le opportunità che la necessaria ricostruzione di una società porta con sé. Il passo più recente è la collaborazione attiva col Parlamento nella scrittura di una nuova costituzione per lo stato: la prima costituzione in crowdsourcing costruita passo dopo passo dai cittadini sui social media.

Partecipazione

Il processo di stesura della nuova Charta è iniziato circa un anno fa, con la convocazione di un forum nazionale dove un migliaio di persone selezionate casualmente si sono riunite per discutere la creazione del nuovo documento (l’attuale costituzione islandese è di fatto una trasposizione quasi pedissequa di quella della Danimarca, da cui l’Islanda si separò nel 1944). L’assemblea nazionale ha prodotto un documento di circa 700 pagine che è diventata la base per il lavoro di un gruppo ristretto, una sorta di assemblea costituente, composta da 25 persone elette con voto popolare. A partire da aprile, questo “consiglio” ha iniziato a lavorare sugli articoli e a pubblicarne le bozze (dopo approvazione di gruppi locali) su un apposito sito e su una pagina Facebook, dove tutti hanno la possibilità di commentare quanto viene prodotto.

La partecipazione avviene anche nel lavoro quotidiano, tramite Twitter, YouTube e Flickr: foto, video e comunicazioni continue da parte dell’assemblea creano molteplici occasioni di comunicazione e stimolo all’impegno dei cittadini. Il testo finale sarà pronto per la fine di luglio e verrà sottoposto ad approvazione popolare tramite un referendum: in questo modo l’intero percorso si sarà svolto in costante contatto con la cittadinanza e sottoposto ad approvazione. Come si arriva a realizzare un’idea del genere? Certo, l’Islanda è un Paese con livello di alfabetizzazione informatica tra i più elevati al mondo, questo è un fattore cruciale nel garantire alto (e sofisticato) livello di partecipazione. Ma la storia recente di una nazione che ha trovato il riscatto nella trasparenza  passa attraverso alcuni eventi fondamentali e un nome che abbiamo imparato a conoscere bene: Wikileaks.

Trasparenza

L’organizzazione ha giocato infatti un ruolo fondamentale nello smascherare la corruzione del sistema islandese ed è diventato un alleato del governo che – dopo fortissime proteste della popolazione – ha deciso di intraprendere un nuovo corso nella gestione della cosa pubblica. Julian Assange, fondatore e volto di Wikileaks, ha poi iniziato a lavorare come consulente del governo islandese nella realizzazione di una legge nota con l’acronimo Immi: la Icelandic Modern Media Initiative, un disegno di legge bipartisan con l’obiettivo di far diventare l’Islanda un rifugio per giornalisti, attivisti e chiunque venga ostacolato nell’espressione della propria libertà di parola. La Immi garantirà una serie di vantaggi in termini di protezione delle fonti e detenzione dei dati (vantaggi di cui Wikileaks per prima potrebbe essere beneficiaria, ad esempio). Il progetto, che ha già portato l’Islanda sotto i riflettori della stampa internazionale, dovrebbe diventare legge a metà del 2012.

«Per me è chiaro che una nuova costituzione può essere prodotta solo con la partecipazione diretta del popolo islandese», ha dichiarato il Primo Ministro Johanna Sigurdardottir. La strada per il recupero della fiducia verso le istituzioni è ancora lunga, però: non è detto che tutto questo coinvolgimento riesca effettivamente a recuperare il rapporto di una popolazione che ha perso tutto e che si sente tradita con la classe dirigente che ha consentito il collasso del Paese. La via della trasparenza, dicono gli osservatori, è però sicuramente quella da percorrere. Probabilmente l’unica in grado di aiutare i cittadini a reinventare una società che abbia il loro contributo come elemento fondante.

L'autore

  • Antonella Napolitano
    Antonella Napolitano si occupa di comunicazione, con una specializzazione sull'impatto della tecnologia sulla società. È Communication Manager per CILD (Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili).

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