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La chance del Bimodal

12 Giugno 2015

La chance del Bimodal

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Due modalità di IT aziendale, secondo un modello che appare in ritardo a chi non sa di open source, ma può tornare utile.

Che vi piaccia o no, un’altra buzzword si è aggiunta al fastidioso slang dell’IT. Coniata per noi dai prestigiosi analisti di Gartner, è probabilmente una delle parole che in questi mesi ricorrono più frequentemente nei PowerPoint che gli strateghi dell’informatica mostrano ai CIO delle più importanti enterprise company.

Nella definizione di Gartner, Bimodal corrisponde a questo significato:

due modalità di IT, fatte per sviluppare e erogare in modo autonomo servizi intensivi di informazione e tecnologia. La modalità 1 è tradizionale ed enfatizza scalabilità, efficienza, sicurezza e precisione. La modalità 2 è nonsequenziale ed enfatizza agilità e velocità.

Bimodal per Gartner

Tenuta sulla distanza, reattività totale: le due facce della nuova (insomma) IT.

Nelle slide sopra citate, queste due modalità sono spesso raffigurate con un (solido e affidabile) maratoneta e un (agile e veloce) centometrista, come a sottolineare che esse presentano solo vantaggi e possono coesistere senza conflitti. Il sottotesto è che entrambe le modalità hanno i propri punti di forza e l’unione dei due approcci è in grado di risolvere tutti i problemi endemici dell’IT.

La suggestione del bimodal è forte e ha indubbiamente la sua attrattiva, ma gli assunti che si porta dietro mi sembrano procedere verso un’estrema semplificazione della realtà che mi convince pochissimo. Se le aziende hanno bisogno di un modo nuovo di pensare l’IT, evidentemente alcuni degli approcci tradizionali utilizzati stanno mostrando i propri limiti e forse il cambio che serve è radicale.

In un’interessante presentazione tenuta da Michael Bloch di McKinsey, è stata illustrata una ricerca che sostiene l’esistenza di 12 mila startup nell’ambito bancario e finanziario (giusto per citarne uno rilevante) che con il loro potenziale disruptive sono pronte a marginalizzare i top player di oggi un po’ come Netflix ha fatto con Blockbuster.

Queste FinTech hanno interiorizzato e fatto evolvere il modello di azienda IT che si è affermato nei primi anni zero con l’ascesa delle varie Instagram, Twitter o Whatsapp; ovvero tanto open source, staff supercompetente molto retribuito e motivato, utilizzo di linguaggi e strumenti di sviluppo efficaci e produttivi e una organizzazione interna che era multimodal molto prima che Gartner arrivasse al prefisso bi-.

Simon Wardley racconta in un post come si sono susseguiti nel tempo i vari modelli organizzativi:

Già nel 2004, nel mondo open source, avevamo imparato che la taglia unica per tutti non funziona. Avevamo cominciato a lavorare verso l’utilizzo di metodi multipli. Sapevamo che Agile andava bene nelle prime fasi evolutive di un lavoro, ma sapevamo anche che per attività più evolute era meglio Sei Sigma.

Intraprendere un percorso di profonda e radicale trasformazione dei processi è sempre complicato in aziende di qualunque dimensione, e lo è tanto più nelle enterprise, in cui l’eredità del passato riveste notevole importanza. Il reale vantaggio che vedo quindi in Bimodal è che offre ai CIO la scusa perfetta per contaminare la propria organizzazione con approcci e idee innovative.

Trovando il giusto progetto interno e i giusti sponsor si può iniziare a parlare di DevOps e di automazione dei processi IT, sperimentare linguaggi di programmazione diversi da quelli considerati enterprise e introdurre un approccio al project management agile per dimostrare che un mondo diverso è possibile ed è in grado di produrre dei risultati concreti con un time to market competitivo con quello delle startup.

Questa contaminazione, se fatta senza invalicabili barriere divisorie tra il team tradizionale e quello agile, può agire come germe per la trasformazione, per evidenziare che al tempo del cloud aspettare dieci giorni per avere una macchina virtuale o per configurare un load balancer non ha semplicemente senso, e che la strada è il cambiamento e non la coesistenza tra l’efficiente e l’inefficiente. La software-defined economy così come l’ha definita Jonathan Bryce ha un suo mantra: No matter what size your organization is, it must move faster e il Bimodal se interpretato nel modo giusto è un primo passo in questa direzione.

L'autore

  • Andrea C. Granata
    Andrea C. Granata vanta oltre 25 anni di esperienza nel mondo dello sviluppo software. Ha fondato la sua prima startup nel 1996 e nel corso degli anni si è specializzato in soluzioni per l'editoria e il settore bancario. Nel 2015 è entrato a far parte di Banca Mediolanum come Head of DevOps, ruolo che oggi ricopre per LuminorGroup.

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