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La democratizzazione dei libri elettronici

03 Febbraio 2011

La democratizzazione dei libri elettronici

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Peter Brantley, fondatore di Open Book Alliance, si trova in questi giorni a Milano per partecipare Ifbookthen (oggi) e Meet the Media Guru (domani). Ne abbiamo approfittato per approfondire con lui alcuni aspetti critici del mercato editoriali su supporto digitale.

Il tuo percorso professionale ti porta da Random House a Internet Archive Foundation, passando per le biblioteche di Berkeley e dell’università di New York. Hai fondato Open Book Alliance e sei membro dell’International Digital Publishing Forum. La tua esperienza nel mondo editoriale è ampia e differente. Dal tuo punto di osservazione che lettura dai dei mutamenti che stanno investendo il mondo editoriale a livello globale?

Stiamo attraversando un momento di incredibili cambiamenti nel modo in cui gestiamo l’informazione.  Se pensi alla generazione di mio padre, o alla generazione prima della sua, i più importanti cambiamenti nell’infrastruttura economica erano il risultato dei progressi nel campo dei trasporti: il treno, l’automobile, l’aereo. Oggi siamo ancora immersi nel turbinio delle trasformazioni della comunicazione: radio, tv, telefono e internet.  Il modo in cui condividiamo l’informazione sta passando rapidamente dal movimento di oggetti fisici alla condivisione di informazione digitale in molti modi diversi. Questo ha effetti sulle case editrici, le biblioteche, i musei, le librerie, il cinema: ogni impresa nel campo dell’educazione, dell’intrattenimento e della tecnica. La rapidità con cui è emerso qualcosa di potente come Twitter enfatizza quanto questa transizione sia ancora giovane.

Tra i tuoi incarichi oggi dirigi il BookServer Project. Lo vuoi presentare ai lettori di Apogeonline?

The BookServer Project è un’architettura che intende democratizzare l’accesso all’informazione relativa a quali contenuti digitali (non solo libri) sono accessibili agli utenti, in quali formati e a quali condizioni. Utilizza semplicemente gli standard di internet per catalogare libri o musica o film e rende questi dati facili da raccogliere e consumare per i motori di ricerca e le applicazioni online. In sintesi il progetto semplifica la condivisione dell’informazione sui libri disponibili.

In che cosa il BookServer Project si differenzia da altri modelli di vendita e distribuzione di contenuti digitali (per esempio Amazon, Google Editions, iBookstore, ma anche il modello – editore > distributore > store – che in questi mesi si è affermato in Italia)?

BookServer mira a essere aperto liberamente a tutti, dalle nuove startup indipendenti fino alle società esistenti. La nostra speranza è che un lettore possa avere una singola “libreria” che tiene traccia di tutti i suoi libri in maniera semplice, indipendentemente dal negozio in cui li ha acquistati e che ogni editore o biblioteca possa mettere online le informazioni relative a quali libri ha a disposizione per la vendita o per il prestito una volta per tutte, invece di dover utilizzare distributori come Amazon, Apple o Google che creano i così detti walled garden, giardini recintati.  Naturalmente, parlando in termini generali, la democratizzazione dell’informazione in questi termini non è negli interessi della maggior parte delle società: è meglio per Amazon se compri solo su Amazon, e funziona in modo analogo per quanto riguarda Google o Apple.

Sei in Italia per partecipare a Ifbookthen dove si terrà un panel sulla situazione dell’editoria digitale in Europa. Quali sono le tue convinzioni e sensazioni sulla realtà italiana ed europea?

Eoin Purcell ha fatto un’acuta osservazione. Ha detto che oggi i grandi distributori online stanno diventando più aggressivi con i diritti a livello globale e questo impatta sull’abilità dei mercati editoriali più piccoli di rendere accessibili nelle loro lingue la stessa varietà di libri rispetto a quanto facevano in precedenza. Siccome i diritti territoriali non hanno molto senso per quanto riguarda i libri digitali, che possono essere venduti ovunque in modo molto semplice dal punto di vista tecnico, i diritti dovrebbero essere quanto meno globali per una lingua come lo spagnolo o l’italiano. L’altro aspetto che Eoin nota è che siccome i grandi distributori, come Amazon, stanno iniziando a incidere sulle vendite di contenuti digitali in molti mercati europei, la diffusione attuale della lettura digitale può essere mascherata perché gli editori dei mercati locali non hanno una chiara visione di queste vendite! Questo li conduce a essere forse più conservativi di quel che dovrebbero nello stimare il cambiamento digitale.  Alcuni commentatori sostengono che l’Europa si stia semplicemente trascinando dietro agli Stati Uniti nel mercato degli ebook, ma io penso che la situazione sia più complessa. Dobbiamo mettere in conto le strutture editoriali locali, la storia e la legislazione relative alla protezione del prezzo, il problema dei diritti della proprietà intellettuale, la conservazione delle culture nazionali e l’effetto legale e sociale dell’Unione Europea sui problemi nazionali.

Come valuti il progetto ePub3? Sarà un punto di passaggio o una chiave di volta nello sviluppo di pubblicazioni elettroniche?

Credo che ePub3 sarà un modo tempestivo per andare incontro alle necessità del mercato di libri digitali di raccontare storie che sono sempre più interattive, così come di estendersi verso mercati come quello dell’Asia e del Medio Oriente che hanno modi diversi di scrivere o leggere il testo (per esempio da destra a sinistra). Sebbene alcune di queste nuove funzioni possano essere già gestite in ePub2, lo sono, alcune volte, attraverso soluzioni non standard. ePub3 permetterà ad applicazioni disponibili su un crescente numero di ebook reader di realizzare con meno difficoltà esperienze più vicine a quelle progettate dai designer.

Oggi uno dei principali problemi nello sviluppo di pubblicazioni ePub2 è dato dalle differenze di renderizzazione che gli ereader dimostrano. Sembra di essere tornati alla fine degli anni ’90 del secolo scorso, al periodo della guerra dei browser. Oggi quale motore di rendering e quale ereader ti sembrano implementare meglio la specifica ePub?

Credo ci siano un paio di grandi sfide nel design degli ebook. La prima è per il designer che deve riflettere con attenzione su quanto controllo vuole cercare di imporre sull’esperienza di lettura del libro: la sua forma, i suoi font, la sua tipografia. In alcuni casi questi aspetti sono importanti e costituiscono parte integrante dell’esperienza del libro, ma altre volte sono secondari rispetto alla storia ed è meglio se è il lettore stesso a controllare per esempio la dimensione dei caratteri o quali font utilizzare perché rende il libro più facile da leggere. La seconda grande sfida è rendere l’intera esperienza di lettura del libro elettronico bella e con questo intendo rendere la lettura di un ebook coinvolgente e accattivante in sé, indipendentemente dal contenuto. I software per i libri digitali stanno affrontando questa sfida contemporaneamente da diverse angolature e, mentre forse qualche piccolo sviluppatore indipendente è avvantaggiato, tutte le compagnie di software stanno crescendo insieme.

Infine, quale è stato il primo ebook che hai letto? E l’ultimo?

Probabilmente i miei primi ebook sono stati letti su device Palm PDA: avevano un eccellente ebook reader. Come molti lettori, ho probabilmente iniziato con un titolo gratuito di dominio pubblico come Huckleberry Finn di Mark Twain. Il primo ebook che ho acquistato potrebbe essere stato Buddhism di W. Huston Smith. Attualmente leggo prevalentemente su Sony Pocket Edition perché ha una dimensione che trovo piacevole, e mi sto lavorando alcuni romanzi spy thriller di Alan Furst, ambientati in Europa nei primi anni ’30. Non si tratta di un genere nuovo per me, ma questi lavori sono ben scritti.

L'autore

  • Fabio Brivio
    Fabio Brivio, classe 1972, laurea in Storia Medievale e master in Informatica e Comunicazione, crede nella sinergia tra scienze umane e tecnologia. È responsabile per l’Editoria, la Formazione e il Web in Apogeo, editore del gruppo Feltrinelli specializzato in manualistica e saggistica tecnica e professionale. Si interessa di tatuaggi ed è affascinato dal significato dei segni. Quando può, cammina lungo antiche vie. Vive tra Milano e Bologna.

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