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L’evoluzione delle specie, parte seconda

31 Ottobre 2016

L’evoluzione delle specie, parte seconda

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Il 26 e il 27 ottobre 2016 hanno presentato le loro novità di prodotto i due Big Player del mercato, Microsoft e Apple.

Ora, se mi avessero bendato e mi avessero mandato in cuffia un beep ogni volta che si menzionava uno dei due brand, avrei giurato che il 26 avesse parlato Apple e il 27 Microsoft. Ma senza alcun dubbio.

Dopo avere scritto dell’evento Microsoft, passiamo alla presentazione del 27 ottobre. Com’è stata la risposta di Apple? Disruptive?

Il giorno 27

Apple aveva davvero bisogno di innovare la propria linea di Macbook Pro. Il design, per quanto ancora elegantissimo, oramai iniziava a mostrare il peso degli anni e certamente non era più così unico ed esclusivo rispetto alla concorrenza lato PC. Nel corso del tempo persino HP, che ha sempre fatto laptop di una banalità impressionante, ha capito che il design è decisivo e la nuova linea con Spectre e Spectre X360 (aggiornato da poche settimane) è un chiaro segno che un prodotto premium deve avere un segno distintivo per poter emergere.

E quindi, fuoco alle polveri! L’evento del 27 è stato tutto incentrato attorno ai MacBook Pro. Chi si aspettava un refresh del Mac Pro e di iMac è rimasto a bocca asciutta. Sarà per la prossima volta.

Il nuovo look dei MacBook Pro è decisamente elegante e minimalista. Sparisce tutto, tranne due porte Thunderbolt 3 per lato. La cosa è molto nello stile di Apple con le sue rottamazioni anticipate. Prima fu il flopppy, poi il supporto ottico, ora tutto quello che non è Thunderbolt 3. Basta HDMI, DisplayPort, USB e MagSafe (per fortuna il jack per le cuffie è sopravvissuto). Si può storcere il naso, pensare a tutti gli adattatori che saranno necessari nel periodo di transizione, ma la strada è segnata. O così o niente. Decide Apple.

https://www.youtube.com/watch?v=WVPRkcczXCY

Cosa c’è di nuovo? Come sempre c’è il solito, ovvero processori di nuova generazione, schede grafiche Intel integrate (le GPU sono riservate solo per i modelli da 15”), maggiore memoria, SSD più veloci e batteria più capiente. Non ci si aspettava nulla di meno e quindi fin qui ci siamo.

La novità principale dei nuovi MacBook Pro (tranne nel modello base) è la Touch Bar. Tutti i tasti funzione spariscono (ndr: E anche il tasto Esc! Come si fa ad usare vi senza il tasto Esc? Poi ditemi che Mac non sta perdendo la sua anima Unix…) e sono sostituiti da un display OLED touch lungo come tutta la tastiera. Le funzioni della Touch Bar variano a seconda dell’applicazione e possono essere riprogrammate a piacere. Durante la presentazione si sono alternati programmi di grafica, montaggio video, DJ e altri, ognuno dei quali conquistava qualcosa nell’usabilità con l’avvento della Touch Bar.

Touch Bar

La Touch Bar si trasforma in funzione del programma in uso e del contesto.

Sinceramente, vista la storia di Apple e la sua vicinanza ad una nuova azienda australiana, mi sarei aspettato qualcosa di più radicale. Per chi non conoscesse Sonder Design, ha realizzato una tastiera con i tasti trasparenti e un piccolo display e-ink all’interno di ognuno di essi. In questo modo non solo non è più necessario diversificare la produzione in base al layout della tastiera, ma è anche possibile rimappare l’intera tastiera in base alle applicazioni che si vogliono utilizzare. Le possibilità sono infinite, così come la comodità d’uso anche per programmi complessi.

Invece la classica tastiera tradizionale è ancora lì, componente legacy di ogni computer, con la Touch Bar come unico elemento di distinzione. Basterà? Vedremo.

Un’impronta da iPhone

Nei nuovi MacBook pro (tranne nel modello base) è stato inoltre inserito TouchID, di derivazione iPhone. Non certo una novità (i lettori di impronta digitale sono abbastanza comuni nel mondo PC), ma decisamente pratico.

Infine, il trackpad (sempre uno dei migliori in assoluto sul mercato) è diventato più grande. Pensavo che il touchpad del mio Spectre X360 fosse grande, ma questo è una piazza d’armi. Non posso che essere d’accordo con Apple. Visto il suo rifiuto totale verso i touchscreen, puntare su dei touchpad sovradimensionati e ultraprecisi non può che essere la strada da perseguire.

L'autore

  • Andrea Ghirardini
    Andrea Ghirardini è uno dei precursori della Digital Forensics in Italia. Sistemista multipiattaforma (con una netta preferenza per Unix), vanta una robusta esperienza in materia di sicurezza informatica ed è specializzato nella progettazione di sistemi informativi di classe enterprise. È CTO in BE.iT SA, una società svizzera del gruppo BIG focalizzata sulla gestione discreta e sicura di sistemi informativi aziendali.

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