Home
Nel Blue dipinto di Big

18 Luglio 2014

Nel Blue dipinto di Big

di

Le sensazioni a caldo all'indomani di un accordo tra Apple e IBM che capovolge una storia di rivalità e incomprensioni.

La notizia ha lo stesso suono di Davide che si allèa con Golia, la Pantera Rosa con l’ispettore Clouseau, Harry Potter con Voldemort, Wile E. Coyote con Roadrunner, Basettoni con Gambadilegno. Poi, a pensarci bene…
A memoria, nel 1984 avrei forse dato più probabile il primo uomo su Marte. Ma ero ancora un giovane virgulto, studente idealista di informatica. Dopo decenni nel mondo IT, essendo passato da IBM e lavorando nell’arcipelago intorno ad Apple, non sono proprio sorpreso. Anzi, era ora. Forse quel video è talmente bello che ci è rimasto cablato nei neuroni e ha condizionato il nostro giudizio per decenni.
Certo l’annuncio ha dell’epico, ma guardiamo con più attenzione il quadro. L’annuncio arriva due giorni prima dei risultati finanziari IBM per il secondo trimestre. Le due aziende proporranno un insieme congiunto di soluzioni per estendere l’offerta IBM al mondo mobile. La partnership riguarda i mercati del business tradizionale e nello specifico retail, sanità, banche, viaggi, trasporti e telecomunicazioni, in modo ambizioso:

Questa storica partnership mira a ridefinire le modalità di lavoro, affrontare le principali sfide del settore mobile e dare il via a una vera e propria rivoluzione dell’enterprise guidata dal mobile.

Apple non ha mai avuto presa su questi settori; con questo accordo fa leva su IBM che ne è sempre stata regina. Nel frattempo, tutte le grandi aziende stanno includendo nella loro offerta servizi accessibili in mobilità e, seppur con una presunta equidistanza, stanno dimostrando di preferire Android o Microsoft (costi? diffusione? copertura? o il mai sopito sospetto/ghettizzazione nei confronti della mela? fatto sta). Maggior ragione per Apple per questa partnership.
Una volta era più facile fare l’IT manager: sceglievi IBM senza troppi benchmark e non sbagliavi. Non è più così, ma Big Blue in certi ambienti dà ancora garanzia. Ideale per salirne a cavallo.
Con il beneplacito degli IT manager e Chief Information Officer che si trovavano tra i piedi spesso i dispositivi mobili con la mela, vuoi perché il business – soprattutto quei creativi del marketing o delle vendite – li chiedeva, vuoi perché qualche decision maker alla moda e che conta ne è innamorato, vuoi perché li impongono dalla sede centrale o impongono la filosofia BYOD (bring your own device, lavora con la macchina che preferisci) verso i dipendenti. Sul tavolo condiviso IBM mette inoltre tutta la sua infrastruttura di servizi cloud. Non è poco!
IBM, che ha progressivamente smobilitato la produzione hardware (personal computer, portatili, server) per concentrarsi su software e servizi stava perdendo i treni per integrare la propria offerta con la declinazione mobile dei servizi, così invece li riaggancia. Infatti l’insieme delle app (ne sono state promesse almeno un centinaio) dovrebbe concentrarsi su sicurezza, Mobile Device Management (MDM), business analytics eccetera.
Il fattore di maggiore sorpresa sta semmai nel fatto che finora Apple era sempre stata autosufficiente (chiusa?) nella progettazione e produzione dei suoi prodotti. Come reagirà il mercato lo sapremo solo vivendo. Intanto il -3% in borsa di BlackBerry è già un segnale che parla da solo. E di sicuro il mercato delle soluzioni aziendali (back-end, legacy, Enterprise Resource Planning, Business Intelligence, Data Warehouse e via dicendo) in mobilità è ancora terra di conquista.

Flashback

Preistoria, inizio 1992. Venivo da un’esperienza di sviluppo con i primi fantastici Macintosh (asciugo lacrimuccia). Arrivo in IBM. Ho la fortuna di essere spedito ai Lab di Boca Raton a testare l’imminente OS/2 2.0 (il suo insuccesso commerciale è storia nota ma vi assicuro che – per i tempi e sotto il cofano – era un sistema operativo più vero e avanzato di Windows, sgraziata interfaccia a finestre di DOS).
Pochi giorni prima dell’annunciato lancio del bebè, tutti i quotidiani più popolari d’America sventolano, talvolta in prima pagina, un noto personaggio che sta caricando i camion con scatole contenenti il suo “nuovo” prodotto. Non era il simpatico Steven Paul ma l’altrettanto simpatico William Henry III, che caricava scatole di dischetti della “nuova” versione di Windows. Detto tra noi, cambiava solo la scatola…

LA domanda

Tolto il breve periodo in cui Apple si è affacciata sul mercato e IBM è stata relativa monopolista nel mercato dei PC, negli anni a seguire, sono stati veramente Apple e IBM gli acerrimi nemici? Oppure gli sguardi in tralice dipendevano più dal fondamentale ma ingombrante alleato di una delle due?

Iscriviti alla newsletter

Novità, promozioni e approfondimenti per imparare sempre qualcosa di nuovo

Gli argomenti che mi interessano:
Iscrivendomi dichiaro di aver preso visione dell’Informativa fornita ai sensi dell'art. 13 e 14 del Regolamento Europeo EU 679/2016.