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Oltre Google, gli altri motori di ricerca

13 Febbraio 2007

Oltre Google, gli altri motori di ricerca

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In risposta alla cerchia sempre più ristretta di siti e motori più visitati, abbondano le alternative ai grandi nomi: ce n’è davvero per tutti i gusti.

Non è certo un mistero (soprattutto in questo spazio) come un pilastro portante della Rete sia massima molteplicità di fonti e varietà di scelte. Eppure parimenti noto è che va restringendosi continuamente il numero dei siti visitati dagli utenti globali, soprattutto nel settore dei motori di ricerca. Ormai qui negli Stati Uniti, ma non solo, la gente e i media usano regolarmente il verbo to google per indicare le ricerche online. E c’è da scommettere che tale verbo sarà inserito nei migliori dizionari in quanto tale, come accaduto due anni fa per blog. Non mancano tuttavia le alternative a Google, da usare per ricerche più mirate, incrociate o visivamente più stimolanti. Come è eccitante addentrarsi in acque poco battute, sia per evitare inutili colli di bottiglia sia per mantenere vivo il pluralismo online.

Partendo da qualche dato recente, gli attuali Top 10 domini su internet coprono il 40% delle pagine totali visitate online, con una crescita del 29% rispetto a cinque anni fa. Il dato arriva da un’analisi curata recentemente dal team di Read/Write Web. Da dove si ricava intanto che negli ultimi 5 anni complessivamente Internet è cresciuta del 77% fino a toccare i 5 milioni di domini unici. L’avvento dei grandi nomi del social network, quali MySpace e Facebook, ha però scompaginato la classifica delle pageview: a partire dal novembre 2006, in vetta c’è proprio MySpace, con il 16% di visite totali, seguito a distanza da Yahoo (8% contro l’11% del 2001), eBay (4%, come cinque anni fa), Msn.com (3%, in netta discesa rispetto al 9% del 2001).

In altri termini, l’impatto della long tail (traffico ed economia di portata ridotta ma iper-diffusi) è evidente per lo user-generated content, altrimenti definito De-Portalization of the Internet. Ma alla fine i siti dove questi contenuti vanno concentrandosi rimangono pur sempre proprietà di grandi corporation (News Corp. e Google in primis). Ecco allora che, secondo i dati di Compete, i Top 10 domini coprono un’audience maggiore di quella di 5 anni fa. Pur tenendo conto del solito disclaimer per le statistiche online (fonti diverse hanno dati diversi), non di rado ciò sembra confermato dalle abitudini quotidiane nostre e dei nostri amici.

Come, appunto, per l’analogo trend relativo ai motori di ricerca. Lo sapevate che il 99.99% delle ricerche globali sono divise, nell’ordine, fra quattro giganti: Google, Yahoo!, MSN, Ask.com? E che il restate 0.01% rivela invece una «vasta moltitudine dei più innovativi e creativi motori mai visti»? È quanto illustra in dettaglio uno studio diffuso la scorsa settimana da Charles Knight, esperto Usa di Search Engine Optimization. Presentando “solo” i primi 100 nomi in alternativa al re Google, l’indagine segnala motori per ogni gusto ed esigenza, inclusi quelli che ammiccano all’intelligenza artificiale, oppure che ascoltano o parlano. Né manca il ricorso al sempre cruciale fattore umano, la people powered search, rilanciata anche da nuovi progetti direttamente ispirati a Wikipedia (a meno di ulteriori riflussi finanziari).

Passando a qualche dettaglio, ecco i cosiddetti clustering engine, i quali presentano i risultati tramite una mappa bidimensionale, di facile navigazione, onde inquadrare rapidamente i nomi/link ottimali. Ciò per superare una delle limitazioni più ovvie di Google & Co.: pagina dopo pagina di risultati, da scartabellare uno ad uno. Invece KartOO, meta-search engine realizzato dall’omonimo gruppo specializzato in mappature visuali, usa il player Flash per far apparire una mappa grafica interconnessa e interattiva; passando con il mouse sull’icona di ciascuna voce, ne compaiono le specifiche di lato. L’interfaccia è disponibile in sei lingue, italiano incluso, oltre che in semplice formato html, il sito propone poi una serie di soluzioni e tecnologie per esigenze specifiche. Lo statunitense Quintura organizza le risposte in una creativa visual cloud, da rifinire se del caso facendo clic sulle varie voci, seguita poi dall’elenco di link testuali; ancora in beta, il motore fa lo stesso con le immagini ed ha lanciato da poco una versione riservata ai giovanissimi. In entrambi i casi, si tratta di indicizzazioni del web basate sulle relazioni contestuali tra le parole inserite.

Altri meta-engine assai utili sono Dogpile, che curiosa simultaneamente tra i quattro “grandi” (Google, Yahoo!, MSN, Ask) e PlanetSearch, che fa lo stesso all’interno di 16 motori, mentre GoshMe si propone come un meta-meta-engine: anziché rovistare in un enorme numero di pagine web, cerca direttamente nei database ricavati dagli altri motori nell’indicizzazione di tali pagine. Categoria promettente è poi quella delle raccomandazioni. Mentre Google e simili ci aiutano a localizzare soggetti che in linea di massima già conosciamo, questi motori ci aprono gli occhi su cose di cui non eravamo al corrente. Tipicamente, inserendo il nome di una band musicale o il titolo di un libro compare un elenco contenente gruppi o autori similari. È quanto fanno What to Rent, Music Map e Live Plasma, un “discovery engine” dalla grafica alquanto sofisticata.

Prontamente riorganizzata in versione con hyperlink, insieme all’elenco alfabetico e al foglio di calcolo Excel, la lista è liberamente distribuibile con attribuzione e Charles Knight assicura che l’indagine verrà aggiornata periodicamente. Ottima idea, no?

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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