Il web degli anni Novanta era fatto di pagine statiche con un po’ di immagini inframmezzate al testo, ma i programmi per Mac e PC che usavamo in quel periodo per navigare — Internet Explorer in testa — permettevano di installare moduli software specializzati per mostrare contenuti multimediali ricchi: audio, video, animazioni. Ciascuno di questi plugin può prendere possesso di uno spazio dentro alla finestra in cui navighiamo, ricevere un flusso di dati dal sito web, interpretarlo e mostrarlo.
All’apice del loro successo, i plugin disponibili erano una moltitudine. Oggi ne sono sopravvissuti a stento quattro. In ordine alfabetico: Flash di Adobe, Java di Oracle, QuickTime di Apple, Silverlight di Microsoft. A parte Java, che è un caso un po’ particolare, gli altri tre non crescono da anni e vengono si è no mantenuti, di malavoglia, dai rispettivi autori. Tutto ciò che sapevano fare in esclusiva ora si può fare usando le tecnologie native del web, a partire da HTML5; tablet e smartphone non sono compatibili coi vecchi plugin; sui calcolatori che vengono acquistati nuovi oggi, spesso non sono preinstallati. Inoltre, già da qualche anno è stato introdotto in Chrome, Firefox e Safari un meccanismo ben più moderno, le estensioni. Insomma, una tecnologia morta e sepolta. O no?
Non proprio, perché ci sono in giro parecchi siti vecchiotti che ancora fanno uso di quelle tecnologie e non sono mai stati riscritti per HTML5: poco meno del dieci percento del totale. Sono tipicamente siti di grandi aziende il cui management è poco attento alla presenza web, non si può affossarli tutti.
Gli autori dei browser quindi hanno lasciato che i loro programmi, perlomeno in versione Windows e macOS, continuassero a sfruttarli se presenti. Ma è sempre più difficile supportare i plugin; anche perché la loro presenza divora la batteria dei portatili, il tipo di calcolatore più popolare al mondo. Così, i grandi del web — Google con Chrome, Mozilla con Firefox, Apple con Safari e Microsoft con Edge — stanno uno dopo l’altro facendo tutto il possibile per spegnere definitivamente i plugin.
Prima di staccare definitivamente la spina ai plugin, gli sviluppatori dei browser hanno deciso di fare un ultimo passo. Quando si visita un sito che ancora offre contenuto Flash, Silverlight, Java o QuickTime i più moderni browser fingono di non avere quei plugin installati, nella speranza che il sito web reagisca e fornisca contenuto alternativo. Se ciò non accade, il browser mostra al proprietario un pulsante, che appare nel punto della pagina web dove normalmente sarebbe apparso il contenuto multimediale a cura del plugin e sostanzialmente dice se sei veramente certo di voler attivare il plugin, fai clic.
L’idea è arrivata inizialmente agli sviluppatori di Chrome, nel settembre scorso. Il mese prossimo, la versione di Microsoft Edge rilasciata con Windows 10 Anniversary Update farà lo stesso. In autunno Apple rilascerà Safari 10 per macOS e anche quel browser si unirà al coro. Mancherebbe Mozilla, ma i suoi autori offrono già oggi un metodo per ottenere il medesimo comportamento anche su Firefox, il browser open source.
Signori, capolinea, si scende. Se ancora ci sono contenuti Flash sul vostro sito, questo è l’ultimo avviso.