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Quando l’Italia dominava nelle macchine per ufficio

28 Novembre 2003

Quando l’Italia dominava nelle macchine per ufficio

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Dalla storia di Natale Capellaro, genio della meccanica del calcolo, alla nascita a Ivrea di un Comitato in suo nome per realizzare un museo della tecnologia dell'informazione. Per non perdere la memoria culturale e storica

La sera di martedì 18 novembre ci siamo trovati in una Ivrea avvolta da una nebbia sottile. L’atmosfera ovattata faceva pensare, sognare e tornare indietro con i pensieri alla memoria del luogo, una città e un territorio dove grazie ai cervelli e alle mani di molti personaggi, noti e meno noti, è nata, cresciuta e poi, purtroppo, è finita l’avventura imprenditoriale della Olivetti. Se le figure più note storicamente sono state quelle dei grandi della famiglia, da Camillo ad Adriano a Roberto, risultano meno note al grande pubblico le personalità di quelli che hanno costruito fisicamente e intellettualmente i prodotti e i progetti che hanno fatto la storia dell’azienda.

Forse il più originale di questi fu Natale Capellaro, che riuscì nell’Olivetti di metà Novecento, a diventare, da semplice operaio, direttore generale. Capellaro, nato nel 1902, rimase ben presto affascinato dalla meccanica e a 14 anni entrò in Olivetti come apprendista operaio, lavorando con genialità e intelligenza in un ambiente nel quale, come ricordava Capellaro stesso, “le qualità di un progettista, intuitive e creative, potevano fluire in un clima di libertà e di fiducia”.

La leggenda di Capellaro è ricca di aneddoti tra i quali, forse, il più famoso risale a quando venne bloccato all’uscita della fabbrica con materiali di lavoro e licenziato. Adriano Olivetti, che sapeva come trattare i suoi collaboratori, convocò Natale per chiedere spiegazioni. In risposta, Capellaro presentò il progetto di una nuova macchina a cui aveva lavorato a casa propria. Olivetti, ovviamente, reintegrò velocemente Capellaro in azienda promovendo le sue idee innovative. Secondo Giuseppe Rao, che sta studiando con grande passione la storia industriale dell’Olivetti, “la genialità di Capellaro consisteva nella capacità di semplificare i meccanismi e al tempo stesso inventare nuove funzioni. Ne risultava un abbattimento dei tempi di produzione e un aumento dell’affidabilità delle stesse calcolatrici”.

Col passare degli anni Capellaro fu fautore di più di trenta brevetti, fino a diventare il responsabile dell’Ufficio Progetti realizzando tra gli altri Elettrosumma 14, Divisumma 14, Divisumma 24. Con questi e altri prodotti, Olivetti riuscì a concretizzare la sua posizione di leader grazie a un gruppo di progettisti di grande qualità capitanati da Capellaro. Negli anni sessanta anche l’epopea della meccanica negli strumenti da calcolo stava sfumando. Dopo che la neo nata Divisione Elettronica guidata da Mario Tchou aveva realizzato l’Elea 9003, primo calcolatore completamente a transistor, Pier Giorgio Perotto realizzò la mitica Programma 101, il primo personal computer. Dopo aver visto il progetto di Perotto, Capellaro sentenziò: “L’era della meccanica è finita”.

Proprio alla memoria di Natale Capellaro è dedicato il Comitato Fondazione Capellaro creato a Ivrea da un gruppo di “quelli che hanno fatto la storia” e presentato martedì 18 novembre.

Il Comitato ha l’obiettivo di promuovere la conservazione e la diffusione del patrimonio culturale sviluppatosi a partire dall’inizio del secolo, legato alle tecnologie meccaniche ed elettroniche dello scrivere, del calcolo, dell’elaborazione dei dati e delle scienze dell’informazione e della comunicazione. In questo contesto il territorio canavesano, grazie alla leadership mondiale della Olivetti, ha saputo rappresentare un punto di eccellenza globale. L’obiettivo è di conservare e utilizzare tutti i materiali e le macchine, raccolte con passione da una comunità di collezionisti, per mantenere, preservare e alimentare la cultura materiale. Il sogno che si spera presto diventerà realtà è di creare un museo inteso come una struttura viva, moderna, interattiva. Un museo che vuole essere un ponte tra il passato ed il futuro. Il Comitato si sta muovendo per realizzare convegni e attività culturali, per salvare il salvabile della memoria della tecnologia dell’informazione made in Italy e non solo, per collaborare con le strutture accademiche o con analoghe iniziative come quella per il Computer Museum di Torino.

L'autore

  • Vittorio Pasteris
    Vittorio Pasteris è un giornalista italiano. Esperto di media, comunicazione, tecnologia e scienza, è stato organizzatore dei primi Barcamp italiani e collabora con il Festival del giornalismo di Perugia.

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