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Radon al suolo

22 Gennaio 2016

Radon al suolo

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Un progetto didattico mappa la concentrazione di radon nelle case e negli edifici pubblici coinvolgendo gli abitanti.

Il radon, assieme al più sconosciuto toron, è un gas che si forma dal decadimento radioattivo di minerali presenti nella crosta terrestre. Emette particelle alfa, dannose per la salute. Il problema nasce dal fatto che tali minerali li abbiamo sotto i piedi quotidianamente, quando non addirittura costituiscono la struttura delle nostre stesse case.

In Italia le due regioni maggiormente colpite sono Lombardia e Lazio. In Lombardia il colpevole è il fenomeno di ritiro glaciale di qualche decina di migliaia d’anni fa che ha sbriciolato lungo tutto il territorio frammenti di origine magmatica contenenti uranio. In Lazio e in alcuni paesi del centro Italia l’emissione di radon è direttamente legata al tufo con cui sono costruite perfino parecchie abitazioni.

Il radon penetra facilmente nelle nostre case, soprattutto negli ambienti chiusi quali le taverne a contatto con il terreno, accumulandosi dove non c’è un’areazione sufficiente a disperderlo. Se la questione, a questo punto, vi sembrasse irrilevante, considerate il fatto che questo omicida invisibile è il secondo fattore di tumore ai polmoni dopo il fumo di sigaretta e non ha nessun odore che possa indurci ad evitarlo.

Mappa radon italiana

Quanto siamo esposti al rischio radon? Regione per regione, più o meno così.

Sufficientemente allarmati? Come sempre, la consapevolezza è il primo rimedio. Consci di abitare in una zona ad alto rischio, un gruppo di studenti intelligentemente guidati dai loro professori ha organizzato un programma di rilevazione su territorio che all’originalità dell’idea sposa il concetto di partecipazione, coinvolgendo nelle loro indagini chiunque desideri monitorare la propria abitazione e così concorrere alla creazione di una mappa di rischio radon sempre più dettagliata.

Mappa della concentrazione di radon nella Brianza.

La mappa radon costruita dai ragazzi del Greppi.

Ovviamente il loro campo di azione è, per ora, limitato alla zona di territorio lombardo in cui è presente l’istituto scolastico di cui fanno parte, ma l’idea e la progettualità riteniamo siano ampiamente esportabili e sarebbe indubbiamente interessante e perfettamente in linea, a nostro parere, con la pioggia di finanziamenti in arrivo dall’ultima riforma scolastica, la quale esplicitamente prevede il coinvolgimento di soggetti attivi anche sul territorio. In una recente presentazione il professor Giuliani dell’Istituto superiore Greppi di Monticello Brianza ha spiegato la situazione:

Abbiamo letto con attenzione la normativa e abbiamo fatto sì che fossero i ragazzi ad effettuare le misurazioni. Non vogliamo creare allarmismi ma vogliamo comunque che il pericolo radon sia monitorato casa per casa, soprattutto nelle zone a rischio. Intendiamo sollecitare la gente comune su questa tematica.

Così abbiamo deciso di provare e guardando il sito preparato dai ragazzi dell’istituto, ci siamo iscritti al programma di misurazioni. Con poche formalità siamo entrati in possesso di un rivelatore passivo di radon, un E-perm della società Radelec, che terremo in casa per una settimana. Un tempo minimo, ma sufficiente per dare un’indicazione di massima, con la possibilità successiva di approfondimento se la situazione dovesse indicare dei livelli oltre quello di guardia.

Nel frattempo, se abitate in zona, contattate l’Istituto Greppi di Monticello Brianza, perché le misure vanno eseguite entro marzo, sfruttando i mesi invernali che permettono delle misurazioni più accurate, e leggete il documento preparato dall’Arpa Lombardia (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente).

Come andrà a finire? Lo sapremo a breve, se il radon ce lo consentirà.

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