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Regole di composizione fotografica: usare la prospettiva a più punti

10 Maggio 2022

Regole di composizione fotografica: usare la prospettiva a più punti

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Tra gli ingredienti che rendono una fotografia di successo, la composizione è forse quello più centrale e allo stesso tempo più sfuggente. È difficile stabilire con esattezza cosa la renda buona e la verità è che non ci sono regole auree. Ma regole ce ne sono, purché mantengano la possibilità di applicare sperimentazione e spontaneità, fondamentali per realizzare fotografie uniche, dinamiche ed emozionanti.

Un punto di fuga è spesso un punto di partenza

Una buona definizione di punto di fuga è la seguente:

il punto in cui le linee parallele che si allontanano nello spazio sembrano incontrarsi quando vengono rappresentate in prospettiva lineare.

Questa definizione racchiude più di quanto sembri a prima vista. Per prima cosa, le linee parallele in questione sembrano incontrarsi. In molte rappresentazioni prospettiche, il punto di fuga è implicito e non appare da nessuna parte. Il cervello dell’osservatore gli assegna comunque una posizione, seguendo la rappresentazione prospettica.

Il modo più semplice e predefinito per fotografare i soggetti che rispondono bene alla prospettiva (come paesaggi e architettura) è ricorrere alla prospettiva a un punto di fuga, ma il fotografo ha sempre un margine di scelta, per esempio per quanto riguarda dove posizionare quel punto e come applicare questo metodo.

La rappresentazione più semplice di tutte si ha con un singolo punto di fuga situato circa al centro dell’immagine. Può trovarsi anche leggermente al di sopra della linea di mezzeria, come la linea d’orizzonte quando si guarda il paesaggio che, in alcuni casi, tende verso il margine superiore.

Moltiplicare i punti di fuga sembra una buona idea

Se un punto di fuga funziona bene, allora due dovrebbero funzionare meglio, e più di due dovrebbero essere grandiosi, o almeno verrebbe da pensare così.

Dalla prima infanzia, tutti i media con cui ci interfacciamo (televisione, schermi del cinema, libri, smartphone) ci insegnano a vedere il mondo in una rappresentazione con un singolo punto di fuga. Un’immagine che mostri più di un punto di fuga viene automaticamente percepita come strana e disturbante.

Se le cerchiamo, nel mondo che ci circonda troveremo molte scene con più di un punto di fuga. Un esempio comune è quando un elemento, come un edificio, una recinzione, o magari un palo, una roccia o una macchina, interrompe la nostra visuale. Il problema fondamentale è che vediamo qualcosa di diverso da ciascun lato dell’oggetto che divide il nostro campo visivo. Ogni volta che accade questo, le aree del nostro cervello che si occupano della vista tendono a lavorare di più, e può essere come decifrare un puzzle.

Per realizzare un’immagine che catturi una prospettiva reale a più punti, molto probabilmente dovremo usare un obiettivo grandangolare. L’approccio migliore è un obiettivo grandangolare nel range tra 21 mm e 28 mm. Questa lunghezza focale spesso funziona meglio di un grandangolare con distorsione, come il fisheye.

Il problema di utilizzare un obiettivo grandangolare estremo come il fisheye, che crea una curvatura agli angoli dell’immagine, è che l’occhio dell’osservatore nota immediatamente questa distorsione e presume che i punti di fuga multipli siano dovuti a essa.

Lo scopo di creare un’immagine con punti di fuga multipli è creare un senso di disequilibrio, per via del contrasto tra le molteplici rappresentazioni prospettiche e la normalità della foto. La distorsione caratteristica dell’obiettivo fisheye in questo caso non gioca a nostro vantaggio, perché l’osservatore sa già dal principio che non sta guardando una foto normale e si aspetta che gli elementi siano distorti.

Leggi anche: 5 risposte su… raggiungere la perfetta composizione tipografica, di Harold Davis

Come per molti altri aspetti della fotografia, anche in questo caso piccoli spostamenti della fotocamera fanno una grande differenza.

Per esempio, la prossima foto ritrae l’angolo di una strada dove la recinzione crea una forma a V.

The Alameda and El Dorado

The Alameda and El Dorado. Se ci si posiziona all’angolo di una strada, rimanendo fermi nella stessa posizione, è piuttosto facile imbattersi in una scena con due punti di fuga. È un po’ più difficile di quanto si pensi, invece, catturarli fotograficamente. Ci si può riuscire con l’aiuto di un obiettivo grandangolare.
A Berkeley, in California, nel punto in cui queste due strade si incontrano, l’angolo di intersezione è particolarmente acuto. La prospettiva a due punti è messa in evidenza dalla recinzione bianca, che crea una forma a V. Inoltre, i punti di fuga di entrambe le prospettive sono molto simili.
Per realizzare quest’immagine, che mostra un semplice esempio di prospettiva a due punti, ho usato un obiettivo grandangolare da 21 mm, con la fotocamera montata su un treppiede. È stato complicato trovare la posizione giusta per vedere entrambi i punti di fuga allo stesso modo. Pochi centimetri a sinistra o a destra, oppure in alto o in basso, e l’intera immagine sarebbe completamente cambiata. Le due strade non sono identiche in termini di geometria, ma sono abbastanza simili da apparire uguali a prima vista.
Che cosa accade all’osservatore che guarda questa foto? Inizialmente, molte persone interpretano l’immagine come speculare e presumono sia stata manipolata. Un’analisi più attenta evidenzia che si tratta di una scena reale, in cui due sentieri, non identici tra loro, si incontrano. A questo punto, l’osservatore può sperimentare la percezione di venire sbattuto fuori dall’immagine, o che i suoi occhi continuino a rimbalzare tra i due punti di fuga.
In entrambi i casi, si crea un effetto di ping-pong visivo, che è ciò che volevo ottenere quando ho scattato questa foto.
Nikon D850, Zeiss Distagon 21 mm, cinque eposizioni con tempi di esposizione da 1/13 di secondo a 2 secondi a f/22 e ISO 64, fotocamera montata su treppiede.

Questa foto è stata scattata come prospettiva a due punti, dato che ho orientato la fotocamera direttamente verso l’area appena sopra il punto in cui i due lati della recinzione si incontrano nell’angolo. Se avessi spostato la fotocamera di poco in qualunque direzione, l’immagine non sarebbe stata ugualmente efficace.

Pont Neuf, Toulouse

Pont Neuf, Toulouse. Il cosiddetto Pont Neuf, o Ponte nuovo, che attraversa il fiume Garonna a Tolosa, in Francia, è stato ultimato nel 1632. La foto è stata scattata in primavera, con l’acqua alta che attraversa gli archi.
L’immagine ha un punto di fuga ben evidente che attrae l’occhio dell’osservatore, il quale segue la linea del ponte da destra a sinistra. Questo punto di fuga è rafforzato dai cerchi formati dall’unione degli archi del ponte e dei loro riflessi, che rimpiccioliscono progressivamente. È il tipo di prospettiva a un punto a cui siamo abituati, a eccezione del fatto che è meno comune che le linee convergano da destra a sinistra (in genere avviene il contrario).
In questa immagine è presente anche un secondo punto di fuga. Guardiamo attraverso l’arco più grande al di sotto del ponte: quando ci si accorge del secondo punto di fuga, l’attenzione tende a oscillare tra questo e il primo, verso il quale converge il ponte.
Nikon D810, Nikkor zoom 28-300 mm a 28 mm, sette esposizioni con tempi di esposizione da 1/250 a1/4 di secondo a f/14 e ISO 64, fotocamera montata su treppiede.

Ovunque mi trovi, vado in cerca di vedute che presentino più di un punto di fuga. Credo che questo conferisca all’immagine interesse e fascino. Se trovo un modo efficace di integrare più punti di fuga nella composizione, so che sono sulla buona strada per creare una foto interessante.

Bend on the River, Dordogne

Bend on the River, Dordogne - ii

Bend in the River, Dordogne. Soggiornavo nell’antico villaggio di Cadouin, in Francia, e ho deciso di esplorare la campagna circostante della Dordogna. Le persone che mi ospitavano, i proprietari di un’azienda agricola biologica produttrice di fragole, mi hanno raccontato di una fantastica veduta panoramica nascosta sopra un’ansa del fiume Dordogna. A quanto pare, si trattava di un posto poco conosciuto e non così facile da trovare.
In una giornata luminosa ma nuvolosa, con pioggia intermittente, ho impostato la mia mappa Michelin per cercare questa location. Seguendo la mappa e la mia intuzione attraverso villaggi pittoreschi a picco sul fiume, ho raggiunto il posto giusto, davanti a un hotel abbandonato. L’edificio pericolante nascondeva la vista del fiume. Sapevo di essere vicino, ma non sapevo in che direzione andare, finché non ho notato un sentiero non segnato che partiva dal parcheggio dell’hotel.
Mi sono incamminato per il sentiero con la mia fotocamera, lo zaino e il treppiede, fino alla cima del promontorio che mi avevano descritto. La tempesta imperversava e grosse gocce di pioggia hanno iniziato a cadere sulla fotocamera e sul treppiede.
Per realizzare quest’immagine, ho ignorato la pioggia, ho montato la fotocamera verticalmente sul treppiede e ho scattato tre serie di esposizioni, con l’idea di unirle per creare un panorama.
Il panorama mostra una veduta grandangolare, ma senza la distorsione che avrebbe creato un obiettivo grandangolare estremo. Ci sono tre punti di fuga: il più importante si trova al centro dell’immagine, posizionato più o meno dove era orientata la fotocamera; gli altri due seguono il corso del fiume, con la veduta a sinistra che converge verso il cielo più luminoso e quella a destra verso la burrasca.
Nikon D800, Nikkor zoom 28-300 mm a 28 mm, cinque serie di esposizioni in bracketing di tre serie ciascuna, con tempi di esposizione da 1/125 a 1/8 di secondo, tutte le esposizioni a f/11 e ISO 100, fotocamera montata su treppiede; unione delle esposizioni in un panorama con Photoshop.

Questo articolo richiama contenuti da La composizione fotografica.

Immagine di apertura originale dell’autore.

L'autore

  • Harold Davis
    Harold Davis è un artista di fama internazionale e un fotografo premiato che da anni sperimenta e crea con le tecnologie digitali. È autore di vari best seller sulla fotografia che hanno ricevuto numerosi riconoscimenti.

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