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“Siamo un pugno di atomi che studiano loro stessi”: Eva Munter e le storie incredibili di ogni elemento chimico

11 Ottobre 2024

“Siamo un pugno di atomi che studiano loro stessi”: Eva Munter e le storie incredibili di ogni elemento chimico

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In Storie periodiche, @chimica_in_pillole trasforma ogni elemento della tavola di Mendeleev in una vicenda curiosa e avvincente, piena di colpi di scena.

lacrime, sorrisi, sangue, difficoltà, successi, litigi, amori e guerre

Apogeonline: Raccontare la storia degli elementi fino a trasformare la tavola di Mendeleev in un libro è una bella impresa. Come ti è venuta l’idea e, soprattutto, quanto ci hai messo?

Eva Munter: Il lavoro di ricerca è stato piuttosto lungo. La raccolta del materiale è iniziata nel 2021, poi il tutto è stato assemblato nel corso del 2023 e 2024. L’idea è nata con l’intento di voler dare pari dignità a tutti gli elementi, dove possibile. Anche a quelli che sono più sconosciuti e ignorati anche dai chimici stessi, vuoi perché hanno poche applicazioni pratiche, vuoi perché sono molto rari. In realtà, esistono già diversi progetti di questo genere, soprattutto all’estero. Più che altro, mi piace raccontare storie legate alla chimica e non potevo continuare ad ammorbare solo i miei amici durante le cene.

Il libro non è tanto di pure caratteristiche tecniche quanto di storia e di aneddotica: eventi, coincidenze, incidenti, colpi di fortuna, intuizioni. Qual è l’elemento con la storia più interessante, nella tua ricerca?

Impossibile scegliere un solo elemento: ci sono talmente tante storie interessanti da raccontare che ho dovuto sfoltire parecchio. Mi verrebbe da dire tutte quelle legate ai metalli antichi, quindi i primi che l’umanità ha scoperto e padroneggiato, come l’oro o l’argento o il mercurio. Messa con le spalle al muro, sceglierei proprio quest’ultimo, unico metallo liquido a temperatura ambiente, tossico, ma al contempo impiegato in diversi farmaci.

Era considerato, fin dai tempi più antichi, un materiale talmente strano che doveva avere per forza delle proprietà curative. Veniva infatti prescritto nelle influenze, contro i parassiti, per combattere la malinconia, contro la sifilide e come lassativo. Allo stesso tempo è stato la probabile causa della follia dei cappellai, come il famoso cappellaio matto di Alice nel Paese delle Meraviglie, ma anche il colpevole dell’inquinamento della città di Minamata, in Giappone.

E poi ci sono ricercatori e ricercatrici, a volte con la determinazione ad arrivare a una risposta, altre volte eroi ed eroine senza saperlo, che hanno messo a repentaglio le loro vite per la sete di sapere. Che personaggi ti hanno particolarmente colpito?

Penso che il mio preferito sia Robert Bunsen. Aveva fatto diverse ricerche su un composto tossico dell’arsenico, scoprendo a sue spese che prende fuoco spontaneamente all’aria e perdendo l’occhio destro nell’esperienza. Non ha mai smesso comunque di viaggiare, informarsi, conoscere altri scienziati, sperimentare in laboratorio.

Era un uomo eccentrico e stravagante, divertito dalle reazioni degli altri al suo aspetto disordinato. Aveva persino dedicato un’intera stanza della sua abitazione per conservare la posta indesiderata. Bunsen era uno degli scienziati più rispettati della sua epoca. Era un insegnante straordinario, amato dai suoi studenti, che ricambiavano il suo affetto raccogliendo divertenti aneddoti sulla sua vita, noti come i Bunseniana. In quel periodo storico, i dibattiti scientifici erano spesso aspri e le dispute tra scienziati diventavano veri e propri eventi che attiravano l’attenzione per mesi. Bunsen, tuttavia, pare avesse scelto di rimanere lontano da queste controversie, preferendo dedicarsi serenamente al lavoro nel suo laboratorio. Forse è questo che mi piace di lui: un chimico per la chimica e che non voleva inutili litigi volti solo ad alimentare l’ego.

La tavola di Mendeleev (a proposito, leggevo che non è più proprio sua e ora è ordinata secondo una chiave diversa) è stata importante anche perché ha permesso agli scienziati di prevedere la presenza di elementi da trovare in funzione dei buchi presenti nello schema. È ancora così? Abbiamo nozione di un numero massimo di elementi che potremo trovare o la ricerca prosegue in maniera indefinita, una nuova scoperta per volta?

Diciamo che molti scienziati hanno lavorato nel corso del tempo ad una raccolta degli elementi, un tentativo di mettere ordine nella materia esistente. Il modello di Mendeleev si distingueva dagli altri perché, a differenza di molti, è stato in grado di spingersi oltre: ha fatto delle previsioni su atomi non ancora scoperti e queste si sono rivelate il più delle volte corrette. Potenzialmente, non sappiamo se e quanto la tavola periodica continuerà ancora. Possiamo prevedere alcune proprietà e caratteristiche degli elementi che non abbiamo ancora scoperto, ma per ora si stanno rivelando essere atomi della durata effimera. Alcune teorie, però, vogliono che ci sia una cosiddetta isola di stabilità, ovvero, prima o poi ci aspettiamo, in un mare di instabilità, di trovare un elemento abbastanza stabile. Alcuni chimici hanno dedicato tutta la loro vita a questa ricerca.

Tra noi: i chimici formano giochi di parole con le sigle degli elementi? O frasi mnemoniche per ricordarsi certi fatti fondamentali…?

Sì e c’è un aneddoto famoso legato a questo. Si potevano inviare lettere a Glenn Seaborg, un chimico e premio Nobel, utilizzando solo elementi della tavola periodica per comporre il suo indirizzo. Ad esempio, potevano scrivere Sg (seaborgio) per il nome di Seaborg, Bk (berkelio) per l’università di Berkeley dove lavorava, Cf (californio) per la California e infine, se si scriveva dall’estero, il corrispondente poteva aggiungere Am per l’elemento 95, o americio, l’America per completare l’indirizzo.

Perché un soggetto complesso come la chimica dovrebbe o potrebbe interessarci nella vita di tutti i giorni?

Mi chiedo piuttosto perché non dovrebbe interessarci. La chimica è il linguaggio segreto dell’universo, che ci permette di dominare le reazioni invisibili che governano la nostra stessa esistenza. Ci consente di trasformare la materia, migliorare la nostra salute e la nostra qualità di vita, ottenere nuovi materiali e proteggere il pianeta; è la scienza che plasma ogni aspetto della nostra vita. Siamo fatti di atomi. Siamo un pugno di atomi che studiano loro stessi, non è fantastico?

La chimica è un buon campo di studio per chi pensa già a una carriera lavorativa? O trovare opportunità richiede impegno?

Non credo che ci si debba iscrivere ad una facoltà scegliendo esclusivamente quella che potrebbe portare più vantaggi dal punto di vista lavorativo, non solo. Bisogna piuttosto chiedersi se si è disposti a fare quel determinato lavoro per un numero ragionevolmente lungo di anni.

Storie periodiche, di Eva Munter

Eva Munter, in arte @chimica_in_pillole, trasforma la tavola periodica in un immenso poema epico, con aneddoti incredibili dietro ciascuna delle sue ordinate caselle.

Chimica, come tutte le facoltà, richiede un certo impegno. Molti mollano dopo il primo anno, si è ancora meno ad arrivare alla laurea, quindi, in un certo senso, questa scrematura iniziale garantisce che non ci sia tutta questa concorrenza al momento di inviare un curriculum.

A parte le cose scontate visibili in mille modi su Internet, dalla combinazione Pepsi+Mentos alle batterie con il limone o la patata, c’è qualche fenomeno chimico divertente e interessante che possiamo provare a casa con la ragionevole sicurezza che non esploda niente?

Ho scoperto di recente che le pile alcaline cariche non rimbalzano, mentre rimbalzano quando iniziano a scaricarsi. Quando una pila alcalina si consuma, al suo interno avviene una trasformazione chimica che cambia la natura dello zinco presente all’interno, trasformandolo in ossido di zinco. Questo fa sì che le proprietà fisiche della pila cambino. Una pila alcalina carica non rimbalza perché uno strato gelatinoso che si trova all’interno assorbe gli urti, ma quando la pila inizia a consumarsi questo strato si solidifica e diventa simile a una rete elastica. Provate a farle rimbalzare: salteranno le pile, ma non salterà niente per aria, giuro!

Pensi che Storie periodiche sia più il coronamento di un tratto della tua carriera o piuttosto un nuovo punto di partenza? Alla fine, perché vale la pena di leggerlo?

Sicuramente è la fine di un capitolo e l’inizio di qualcosa di diverso. Posso tracciare sicuramente un prima e un dopo e seguire questo attraversamento lungo le pagine.

Perché leggerlo? Per cambiare prospettiva sulla chimica e sulla tavola periodica. Quello che potrebbe sembrare un semplice oggetto inanimato appeso ad un muro, nasconde in realtà lacrime, sorrisi, sangue, difficoltà, successi, litigi, amori e guerre. Gli ingredienti stessi dell’essere umano.

Immagine di apertura originale della redazione di Apogeonline.

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