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Stavolta Satya ha ragione

14 Ottobre 2015

Stavolta Satya ha ragione

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Quale hub digitale se non l'individuo, attorno a cui la tecnologia si dispone per il lavoro e il divertimento su ogni device?

Ogni volta che sento qualcuno di Redmond parlare ad una conferenza non posso fare altro che dirmi che hanno tutta la mia stima. Perché per passare dall’essere l’incarnazione della mediocrità, gli antipodi dell’innovazione tecnologica, una società solo di fuffa e marketing, a quello che sono diventati oggi, beh ci vuole un gran lavoro, due gran palle (si può dire due?) e una dose di fegato non da poco.
E così il 6 ottobre sono partiti in pompa magna con l’Evento. Sì, l’articolo determinativo e la maiuscola sono d’obbligo visto tutto quello che è arrivato sotto i nostri occhi.
In primis Hololens. Il caschetto di realtà aumentata di Microsoft, il prodotto informatico forse più ambizioso degli ultimi venti anni, quello che fa sembrare i Google Glass un gadget da piloti di Apache, quello che sembra essere uscito direttamente dal laboratorio di Tony Stark, è non solo un prodotto finito, ma sarà disponibile nel primo trimestre 2016 a tutti gli sviluppatori. Certo non è un prezzo popolare (si parla pur sempre di tremila dollari) ma, se farà solo la metà di quello che ci hanno mostrato, è probabile che vedremo con i nostri occhi la prossima rivoluzione del mondo IT. È un prezzo che per un early adopter e per sviluppatori di case come Autodesk, Solidworks e varie altre sono solo bruscolini. In fondo ci sono televisori che costano ben di più.
Poi il nuovo Surface Pro 4. La versione 3 è un bell’oggetto. Non è esente da difetti, va migliorato sotto molti aspetti, ma ha saputo ritagliarsi il suo mercato. Il suo successore non è una macchina nuova; è Surface Pro 3 con tutti i difetti migliorati e un monitor da cardiopalma. E ovviamente è stato disegnato per montare Windows 10.

Surface Pro 4

Le differenze tra tablet e laptop si assottigliano sempre più, specie secondo Microsoft.


Band 2. Il primo Band è stato un esperimento. Difficile da trovare (si vende solo in USA e Regno Unito), non privo di difetti (il display si graffia solo alitandoci sopra e il cinturino non è certo noto per la sua robustezza), con pochissime applicazioni (del resto cosa comune per qualunque device si affacci su Windows Store) e un design quantomeno curioso (a metà tra un bracciale per il fitness e il sistema di controllo per l’armatura di Iron Man). Ma è andato a ruba. E chi ce l’ha non lo molla. Microsoft ci ha riprovato con la stessa filosofia del Surface Pro 4. Niente di innovativo; solo hanno corretto tutti i difetti, lo hanno fatto diventare più bello, più attraente, meglio integrato con tutte le funzioni dei nuovi smartphone e device Windows 10 e si sono portati un intero muro di brand nel mondo del fitness e degli sport, giusto per essere sicuri che sarà supportato da chiunque abbia a che fare con il mondo del movimento. Io lo comprerei adesso, se fosse già disponibile in Italia.

Nuove ammiraglie

Lumia 950 e 950 XL. Lo so, lo so: la strategia mobile di Microsoft è stata confusionaria, erratica, ridicola, ha fatto incavolare anche l’ultimo fanboy che era loro rimasto. Il prodotto non è cool come un iPhone, né diffuso come Android eccetera. Sì, il numero di app nello Store è imbarazzante come la loro qualità. Inoltre da oltre due anni Microsoft non presentava telefoni flagship (ammiraglie).
Tutto vero e sacrosanto, ma… ho la deformazione di vedere che telefoni brandiscono le persone che incontro, ovunque, al lavoro, nelle riunioni, nei meeting eccetera. Una marea di iPhone, tanti Galaxy, qualche LG, Huawei inizia ad essere conosciuta ma, sempre più spesso, vedo spuntare in mano o da qualche tasca inconfondibili pezzi di policarbonato dai colori accesi. Pur con tutti i difetti di cui sopra, Windows Phone 8.1 e il brand Lumia si sono diffusi. E se parli con chi ne ha uno ti dirà le stesse cose di cui sopra, ma anche che si trova così dannatamente bene, che non ha voglia di cambiare. Quindi ci sta che il sistema dato per spacciato un’innumerevole quantità di volte stia, pianissimo, guadagnando quote di mercato sempre maggiori, per arrivare in Italia a essere la seconda piattaforma mobile dopo Android (avete capito bene, prima di iOS).
950 e 950XL si presentano come il botto di Microsoft. Sono due flagship ma sembrano disegnati con una sola cosa in mente, ovvero i suggerimenti degli utenti. Cosa unica nel suo genere per un top di gamma, batteria removibile e supporto per espansione con schede SD. Permangono i pregi delle precedenti serie, ovvero le fotocamere PureView da 20 megapixel con tanto di lenti Zeiss e stabilizzatore ottico, gli schermi Amoled ad altissima definizione, il tasto dedicato allo scatto.

Lumia 950 e 950 XL

Dopo due anni, Microsoft torna a proporre telefoni-ammiraglia, fatti per Windows 10.


Windows 10 Mobile (ah, indiscrezione: gli attuali terminali saranno aggiornati a dicembre) offre funzioni peculiari, prima tra tutte Continuum. Tramite un apposito piccolo box, che contiene tre porte USB e una porta HDMI, sarà possibile interfacciare il telefono con un monitor, mouse e tastiera. Un sottile cavo collegherà lo scatolotto con la porta USB-C del telefono permettendo anche di ricaricarlo. Si potrà continuare ad usare lo smartphone per chiamare, mandare SMS e usare tutte le funzioni specifiche ma, contemporaneamente, sul monitor si potranno vedere a tutto schermo le applicazioni WUA (Windows Universal Application). In pratica un PC in tasca.
Lumia 550 sarà invece il nuovo telefono di fascia medio/bassa, pensato per sfruttare Windows 10 con un budget contenuto.
Infine è stato presentato Surface Book, il primo laptop di Microsoft. Chiamarlo laptop è riduttivo in quanto si tratta di un convertibile con schermo da 13,5 pollici. Come Surface è munito di touchscreen, digitizer con supporto della penna, ma ha anche una tastiera reale, un congruo numero di porte e udite udite, tra gli optional c’è una GPU discreta, top di gamma. Prezzi vicini a quelli di un MacBook Pro 13” Retina, ma con maggiore versatilità e prestazioni dichiarate quasi doppie.

Lo hub sei tu

Già questo ben di Dio (mai viste tante novità tutte assieme da Microsoft) basterebbe per mostrare il cambiamento epocale in essere all’interno della compagnia. Ma è stato il discorso finale del CEO Satya Nadella che ha mostrato la visione della compagnia:

Ciò che conta maggiormente è la mobilità della vostra esperienza, non quella di ogni singolo device. I device vanno e vengono, voi restate. Il viaggio del personal computing ci ha insegnato questa lezione. Nessun singolo device sarà uno hub di attività per sempre. Lo hub siete voi. […] Il vostro contenuto, i dati, le impostazioni, le app devono essere mobili insieme a voi su qualsiasi apparecchio abbia più senso in un posto dato e un momento dato.

L’utilizzatore è al centro di tutto e deve poter accedere ai propri dati in maniera del tutto autonoma dal dispositivo. Che sia un telefono, una Xbox, un PC, uno Hololens o uno qualunque dei dispositivi dell’ecosistema Windows, l’utente deve avere la possibilità di lavorare o di divertirsi.
Certo non è tutt’oro quello che riluce. Tutti i device dovranno avere lo stesso backend dove salvare i contenuti e questo implica non solo dei problemi di sicurezza da gestire, ma anche, probabilmente, che gli utilizzatori saranno legati mani e piedi a OneDrive e Office 365. Però è anche vero che la cosa ha un senso. Ho provato a scrivere questo articolo in maniera diversa dal solito. Invece di sedermi un’ora, come al solito sul divano, ho piuttosto sfruttato i tempi di trasferimento in metro e in treno, usando il telefono e una tastiera Bluetooth. Poi, nella pausa pranzo, con il convertibile, e il laptop durante la sessione giornaliera nel laboratorio di informatica forense. Sono riuscito a fissare le idee mano a mano e a comporre l’articolo nei ritagli di tempo, senza per questo essere legato a nulla di diverso di una connessione ad Internet. E l’ora sul divano l’ho dedicata a guardarmi una puntata di Dark Matter.
Uhm, mi sa che stavolta Microsoft ha ragione…

L'autore

  • Andrea Ghirardini
    Andrea Ghirardini è uno dei precursori della Digital Forensics in Italia. Sistemista multipiattaforma (con una netta preferenza per Unix), vanta una robusta esperienza in materia di sicurezza informatica ed è specializzato nella progettazione di sistemi informativi di classe enterprise. È CTO in BE.iT SA, una società svizzera del gruppo BIG focalizzata sulla gestione discreta e sicura di sistemi informativi aziendali.

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