Il costo di uno studio di registrazione amatoriale è sceso, ma la qualità non è mai stata migliore
Prima che si diffondesse il digitale e che la potenza dei personal computer raggiungesse livelli adeguati all’elaborazione dell’audio, ottenere a livello amatoriale risultati decenti era piuttosto difficile. Sostanzialmente, o avevi a disposizione apparecchiature professionali o non ce la facevi: avere uno studio personale era per pochi. Anche le soluzioni per il trattamento acustico degli ambienti erano poco diffuse e costose.
Considerato che la prima versione di Pro Tools è stata commercializzata nel 1989, si può dire che la possibilità di crearsi uno studio personale in cui ottenere risultati soddisfacenti si è aperta giusto una trentina d’anni fa. Da allora il costo dell’hardware informatico è andato regolarmente diminuendo a parità di potenza e in generale lo stesso è successo per tutta l’elettronica.
Oggi si può realizzare uno studio personale che non è più nemmeno amatoriale: i risultati ottenibili possono essere di qualità paragonabile a quella di uno studio commerciale. Non saprei quantificare la variazione di costo, ma tanto per fare un confronto, oggi si può acquistare un decente registratore digitale a quattro tracce per 200 o 300 euro; nel 1968, quando fu messo in commercio, il Teac A-2340, uno dei primi quattro piste domestici a nastro, aveva un prezzo di listino di 500 dollari; in quell’anno una Fiat 500 costava di listino 525 mila lire e il dollaro valeva ben più di 1000 lire.
Scegliere bene il computer (per non parlare di tavolette e smartphone)
Come in ogni altro campo, pensando a un acquisto hardware la prima cosa da capire è che cosa si vuole fare. Le possibilità sono tantissime: vuoi registrare podcast (prevalentemente voci, qualche stacchetto musicale scaricato dalla rete)? Vuoi sperimentare a livello musicale, registrare le tue composizioni per perfezionarle o farle sentire ad altri? Usi solo strumenti digitali o anche strumenti acustici, voce compresa? Vuoi solo registrare le prove del tuo gruppo per capire che cosa funziona e cosa no, o magari addirittura preparare dei demo? Vuoi arrivare a fare delle produzioni effettive, magari anche per conto terzi? Solo audio o magari vuoi abbinare anche il video?
Man mano, le esigenze crescono. Sapendo che quasi sempre le ambizioni aumentano non appena ci si prende gusto, è meglio partire scegliendo il computer più potente che ci si può permettere, possibilmente espandibile in futuro: microprocessore veloce, RAM ampia o espandibile. E badare alla silenziosità.
Tablet e smartphone sono sempre più potenti e hanno il grande pregio della portatilità: un tablet può essere già utile, sicuramente come strumento di controllo, ma anche per la registrazione. Con un iPad e GarageBand già si possono fare cose interessanti. Sono apparecchi che hai sempre con te: ti viene un’idea e te la annoti registrandola. Sei in giro in qualsiasi situazione, senti dei suoni o dei rumori interessanti, tiri fuori lo smartphone e te li registri.
Ti puoi prendere anche un buon microfono esterno e tenertelo in tasca. Poi puoi scaricarli su un computer a casa, crearti una biblioteca di suoni e rumori da utilizzare così come sono o da cui partire per creare effetti particolari o quello che vuoi. Potrebbero venir buoni per la colonna sonora di un videogioco, magari, o per un corto di animazione.
La base per scegliere il software di uno studio di registrazione
La parte centrale di un sistema per la registrazione musicale è quella che si chiama DAW, Digital Audio Workstation, l’applicazione per la registrazione e il mixaggio. Ne esistono diverse, almeno una ventina, fra cui una decina molto diffuse. Non tutte sono disponibili per tutti i sistemi operativi, quindi lì bisogna fare attenzione; per Linux, in particolare, la scelta non è molto ampia.
L’ideale sarebbe avere le idee chiare e scegliere insieme tipo di hardware/sistema operativo e applicazione DAW più adatta, ma se si parte da zero non è certo facile. Se si è già optato per un certo tipo di hardware (per abitudine, perché già si possiede un computer o per qualsiasi altro motivo), quasi tutti i produttori di DAW mettono a disposizione una versione base gratuita o danno la possibilità di una prova per un periodo limitato di tempo: con un po’ di pazienza ci si può fare un’idea.
A qualcuno che iniziasse da zero ma avesse già un computer, consiglierei di scaricare una DAW gratuita o in versione di prova e di cominciare a giocarci seriamente: solo sperimentando si riesce a capire concretamente quello che serve, da un lato, e quello che si trova più confacente al proprio modo di lavorare, ai propri gusti, magari anche alle proprie piccole manie. Può anche darsi che una DAW in versione di base gratuita sia sufficiente per quello che si vuole fare. Ogni DAW poi ha un corredo di moduli di elaborazione dei suoni, come equalizzatore, compressore e simili: si parte da lì e poi pian piano si amplia il parco dei moduli o si scelgono moduli qualitativamente migliori.
Pronti a compiere le primissime scelte? Se c’è stato un tempo buono per cominciare spendendo il giusto, è proprio questo.