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Tumpang e Tuangou, le parole del risparmio

04 Ottobre 2007

Tumpang e Tuangou, le parole del risparmio

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Ogni tanto qualcuno ripropone l'acquisto di gruppo online. I cinesi vanno forti offline col tuangou, ma online le smart mob sono abbastanza smart?

L’idea non è nuova, ricordo che se ne parlava già verso il 1995-96. Se ne parlava e parlava, ma in realtà se ne fece relativamente poco. Mi riferisco alla costruzione online di un meccanismo di leva, aggregando un gran numero di consumatori interessati a comprare lo stesso prodotto. E portando questa domanda ad uno o più venditori/aziende, per vedere che sconto si riusciva a spuntare. L’idea, teoricamente sensata, non fece molta strada: ho un vago ricordo di beat.it (ora il sito è altra cosa, ma sull’archivio della Wayback Machine, qualcosa targato 2001 si vede ancora) e di un certo numero di siti americani.

Sembrava un modello destinato a morire o forse morto, ma il cinema de paura ci insegna che a volte ritornano. E ha senso che ritornino dalla Cina, dove dall’ombrello agli spaghetti hanno inventato (o reinventato) sempre tutto. La leva collettiva non è lì, in Cina, nemmeno un’idea Internet–only, come dimostra il fenomeno cinese del Tuangou – o acquisto di squadra. Possiamo immaginarlo come una smart mob che fa del flashmobbing a fini commerciali. Per dirla in maniera più umana: un gruppo di persone che si mettono d’accordo per comparire tutte insieme in un punto vendita e contrattare un acquisto collettivo, in modo da spuntare sensibili riduzioni di prezzo. Immaginatevi di arrivare in 50 in un negozio di Pc e di chiedere un prezzo per un acquisto di 50 portatili.

Ci sono però due problemi, nel mondo “reale”: primo mettersi d’accordo in tanti (se avete mai partecipato a un’assemblea condominiale sapete che la difficoltà di mettersi d’accordo aumenta con il cubo delle persone partecipanti), secondo l’inapplicabilità su negozi appartenenti a catene. Per il secondo problema si può fare poco; in quasi tutti i casi, infatti, in questi punti vendita i processi sono gestiti da sistemi gestionali in cui il prezzo è definito centralmente e il singolo negozio non può concedere sconti in quanto l’inflessibile software che gestisce le casse è assolutamente renitente a ragionamenti di flessibilità commerciale. Come dire, i prezzi sono fissi, smart mob o singolo scemo.

Per aggregare invece membri per un Tuangou su scala non locale sono già nati tutta una serie di siti che fanno leva sulla nuova buzzword, da Tuangou.es a Tuangou.it, da Tuangou.cpcw.com aTeamBuy, che si affiancano ad altri servizi di origine precedente come eSwarm, Group Buy Center o letsbuyit (temporaneamente chiuso). L’ultimo arrivato dell’acquisto collettivo online ha invece deciso di spaiarsi dal generale allineamento, puntando invece sul Malese. Inteso come lingua, cercando di appropriarsi del termine “Tumpang” che sembra significare “andare a cavalluccio”, ovvero approfittarsene, ma in fondo è sempre la stessa roba.

Il modello dell’acquisto di gruppo presenta un innegabile vantaggio in termini di risparmio, ma una serie di punti deboli, specialmente in un’ottica Internet. Il primo è che tra il tempo di mettersi d’accordo, quello di fare l’acquisto e quello della consegna c’è una ulteriore dilatazione della soddisfazione del desiderio – quindi è un modus che si adatta solo a un consumatore molto razionale e senza fretta, che non sente l’impulso dell’acquisto o l’acquisto d’impulso. E già l’ecommerce per il singolo spesso inciampa sulla voglia di avere tutto e subito, esco di casa e me lo compro – anche se costa di più.

Il secondo e più grave problema è che le folle non sono quasi mai smartmobs, anzi sono spesso delle imbecillemobs – come ben si può vedere ad esempio allo stadio in numerose occasioni o in autostrada o all’arrembaggio di certi aerei irlandesi, dove il posto non è assegnato. E i problemi o le furbate non mancano mai, nemmeno negli acquisti di gruppo. Come si vede benissimo dai pasticci in cui si trova cronicamente Wikipedia – afflitta da buontemponi, delinquenti, profittatori e deficienti semplici e che potrebbe quindi stringere un po’ le regole di collaborazione.

Sono dunque un leggermente pessimista. Si sa, online ed offline, la mamma dell’imbecille è sempre gravida. A volte mi verrebbe una reazionaria voglia di iniziare una campagna pro-digital divide, riservando l’accesso alle attività online e specialmente quelle “duepuntozero” solo a utenti ufficialmente certificati come non imbecilli (coloro che danneggiano gli altri senza trarne un vantaggio per sé) o disonesti, o peggio. Per evitare che, per colpa del cretino, molte delle più grandi potenzialità della Rete non possano realizzarsi. Ma forse è solo una questione di buon senso. Lancio dunque una proposta: lanciamo un bel Tuangou per l’acquisto collettivo di una tonnellata di buon senso e di un milione di barili di raziocinio, e poi distribuiamole gratuitamente in Rete. Collettivamente spenderemo meno e i benefici per la collettività saranno grandi.

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