Capanno, uccelli e paludi
Per chi sia veramente interessato a fotografare alcune specie animali nel loro mondo (in particolare la fotografia al nido e le riprese in palude), non esiste niente di più adatto di un nascondiglio portatile, leggero, facilmente installabile, che si possa piazzare ovunque.
È chiaro che l’aspetto esteriore del capanno dev’essere tale da trarre il più possibile in inganno i sensi di un animale. Per esempio, dal momento che gli uccelli sono molto sensibili ai colori (basti pensare alla funzione dei piumaggi sgargianti dei maschi nella selezione riproduttiva), una stoffa dalle tinte vivaci, per quanto elegante o raffinata, non si adatta allo scopo.
L’ideale è una tela mimetica di tipo militare. Il tessuto deve essere inoltre a bassa rumorosità, sono cioè da evitare quelli che fanno rumore a ogni minimo tocco o sfregamento. Importante è la sua impermeabilità: capita infatti che si metta a piovere sul più bello, quando l’avvicinarsi di un piccolo branco di cavalieri d’Italia o di avocette sta finalmente dando un senso a un intero pomeriggio trascorso in palude.
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Doversene andare per non bagnare l’attrezzatura non fa certo piacere a nessuno.
Non è più necessario, come un tempo, doversi costruire un capanno. Su Amazon o su altri siti (per esempio Costway, cercando Cieco da caccia portatile a 270°) si trovano molti e diversi modelli.
Non è superfluo ricordare che il capanno da acquistare dev’essere dotato di tetto (non tutti i modelli in commercio ne sono provvisti). Sui bordi che separano le pareti dal tetto e sull’apertura per l’ingresso, nel caso che il modello scelto non ne sia già provvisto, sarà opportuno sistemare del velcro per chiudere ogni inutile fessura, anche se apparentemente insignificante.
Come e dove montarlo
È indispensabile che il capanno sia solidamente piazzato sul terreno e che la tela di cui sono fatte le pareti sia ben tesa e non svolazzi al vento: ciò infatti potrebbe creare un elemento di disturbo per gli animali. Per piantare le astine di alluminio che lo sostengono, occorre scegliere una zona con terreno morbido, per far sì che queste vi si conficchino in modo facile ma saldo. In zone molto ventose è opportuno controventare il capanno con due o tre picchetti di quelli che si usano per le comuni tende da campeggio.
In genere, prima di decidere dove piazzare il capanno, è bene compiere una perlustrazione per scegliere il luogo adatto, per evitare una lunga e inutile attesa. Il luogo adatto non deve essere frequentato da gitanti o passanti, ma soltanto da animali. In montagna sono interessanti i ruscelli e qualche parete rocciosa. In riva al mare, le scogliere affollate di gabbiani possono costituire un ottimo luogo di ripresa, soprattutto se si favorisce l’avvicinamento di questi diffidenti e rissosi volatili disponendo opportunamente vicino al capanno pezzetti di pesce o altre esche appetitose.
Dare da mangiare agli animali selvatici è una cosa da non fare
I gabbiani, come i piccioni e le cornacchie, sono selvatici per modo di dire, quindi si può fare qualche eccezione. I gabbiani nei porti si azzuffano sugli scarti dei pescatori. Dunque…
In generale l’orario ideale per le riprese è, in ogni stagione, il primo mattino e il pomeriggio avanzato. Ricordo che un momento molto critico è quello dell’ingresso nel capanno: c’è sempre qualche animale che ci sta osservando, anche se non ce ne accorgiamo, e se chi ci osserva è il soggetto che ci interessa, sarà poco probabile che si avvicini al nostro nascondiglio dopo averci visto entrare.
L’ideale è farsi accompagnare da qualcuno che, dopo il nostro ingresso, armeggi un po’ vistosamente intorno al nascondiglio e poi prenda la via del ritorno. La stragrande maggioranza delle specie animali non sa contare. Fanno eccezione alcuni primati opportunamente addestrati, probabilmente i piccioni e i corvi, forse le folaghe, anche una certa specie di salamandra. Nel caso del capanno, gli animali che stanno osservando si limiteranno a pensare: qualcuno è arrivato, qualcuno se ne è andato. Sarebbe opportuno, avendone la possibilità (ma questo capita molto raramente), avvicinare un poco ogni giorno il capanno al luogo scelto per scattare. In questo modo gli animali entreranno in confidenza con questo corpo estraneo che compare nel loro ambiente e le riprese ne beneficeranno.
Che cosa mettere all’interno del capanno
È indispensabile portarsi sempre appresso un comodo seggiolino, sistemato in modo che da seduti si possa controllare cosa avviene fuori, senza doversi continuamente muovere. Le macchine fotografiche devono essere montate su treppiede, in estate è buona norma avere del liquido antizanzare, una bottiglia di acqua fresca da bere, qualcosa da mangiare e, in inverno, una fiaschetta con grappa e uno scaldino. Inoltre, è fondamentale portare con sé la solita borsa impermeabile e magari termica, dove conservare l’eventuale corpo macchina di riserva e gli altri obiettivi e la roba da bere e da mangiare.
Quando la seduta fotografica ha termine, lasciamo il posto come l’abbiamo trovato. Non si deve praticamente capire che lì abbiamo passato una giornata di riprese. Questa è una delle regole fondamentali del bon ton della fotografia naturalistica: passare da un ambiente senza lasciare nessuna traccia.
In palude con gli uccelli limicoli
Gli uccelli limicoli, cioè quelli che si nutrono nel fango coperto da un basso strato d’acqua degli stagni e delle grandi paludi (zone umide), sono il soggetto che meglio si presta a essere fotografato dal capanno. Vediamo in base a quali considerazioni si sceglie il luogo dove montarlo durante una giornata fotografica in una zona umida.
La ricerca del luogo adatto
Fino a che si guarda alla fotografia naturalistica in modo naif, viene del tutto spontaneo pensare che, per scattare buone immagini, sia sufficiente mettersi a tracolla un teleobiettivo di lunga focale e percorrere chilometri e chilometri in un luogo selvaggio frequentato da uccelli e colpire fotograficamente tutti i soggetti che si incontrano. Viene altrettanto naturale abbandonare questa mentalità subito dopo le prime esperienze sul campo. A questo punto chi non impara la tecnica dell’appostamento (sostanzialmente praticata dal capanno) presto finisce con il lasciare la fotografia naturalistica, deluso dal magro bottino che è riuscito a raccogliere. Fanno eccezione le camminate nei parchi nazionali, dove la caccia vagante può riservare piacevoli sorprese.
I consigli che seguono sono dedicati a chi vuol fare della fotografia naturalistica una missione. Ci sono altri modi meno impegnativi per stare in natura, ma grandi risultati si ottengono solo con conoscenze speciali.
Torniamo all’appostamento. Non basta scoprire che esiste il capanno e sapere come si monta. Chi, arrivato sul margine di una palude anche molto ben popolata, si limitasse a piazzare il suo nascondiglio nel primo posto che capita, rischierebbe di rimanere deluso. L’importanza della perlustrazione in avanscoperta del territorio di caccia (fotografica) è un obbligo imprescindibile, se si aspira a una elevata probabilità di successo. Percorriamo gli argini con un buon binocolo, che permetta di controllare ogni situazione promettente senza avvicinarsi. Osserviamo tutte le tracce sui bordi fangosi della riva e cerchiamo di riconoscere le impronte degli uccelli, con l’aiuto di un buon manuale se non ci sentiamo sufficientemente esperti. Le piccole schede riportate qui sotto possono essere di ispirazione su cosa cercare nei libri specializzati.
Se vogliamo trovare beccaccini o pittime, per esempio, cerchiamo i buchi che lasciano nel fango i loro lunghi becchi. Anche una notevole concentrazione di fatte (escrementi) di uccelli è indice di una presenza significativa e quindi di un buon luogo per fermarsi a fotografare. Nel caso dei limicoli, un elemento determinante per la loro localizzazione è il verso, quasi per tutti acuto e ripetitivo, simile al suono di una trombetta (a questo proposito esistono anche dei richiami per invitare gli uccelli ad avvicinarsi, ma questo è un lavoro da esperti).
La perlustrazione è fondamentale non soltanto per la scoperta dei luoghi più frequentati dagli animali (discorso che vale soprattutto per limicoli e anatidi che hanno, a seconda dei periodi, zone predilette per il reperimento del cibo), ma a volte per evitare quelli frequentati dall’uomo. Anche nelle lande apparentemente più deserte, infatti, si possono incontrare pescatori, cacciatori a loro volta in perlustrazione, coltivatori del campo adiacente in giro di controllo, gitanti del week-end.
Attenzione poi ai cartelli: se la zona è protetta, consigliamo vivamente di rivolgersi alle locali autorità per il rilascio di eventuali permessi, i quali non sono né dovuti né scontati.
Come e quando piazzare il capanno
Mentre di solito si riesce a sistemare il capanno completamente sull’asciutto, nella fotografia di uccelli acquatici può anche succedere che, per un motivo qualunque, lo si debba montare direttamente nell’acqua bassa, anziché su una spiaggia.
Questo caso si presenta per esempio quando il luogo scelto si trova proprio ai bordi di un folto canneto di Phragmites (cannuccia). A volte, ma bisogna accertarsi che non sia vietato, è possibile tagliare la vegetazione per far posto al capanno. In questo caso si consiglia di lasciare davanti all’appostamento l’ultima fila di canne, in modo che sia ancora meglio mimetizzato e di non tagliare fino al chiaro. Talvolta questa opportunità viene meno perché ci si trova in un’oasi.
I punti dove l’acqua è bassa sono i luoghi migliori in palude, perché lì vengono molti piccoli trampolieri a cercare nutrimento nel fango. Le anatre in genere si possono vedere un po’ ovunque, mentre tuffetti, svassi, sterne e mignattini, che mangiano piccoli pesci, si incontrano più facilmente nei punti di immissione di acqua fresca alla confluenza di torrentelli e canali.
Con i limicoli, che cercano il cibo perlustrando le rive avanti e indietro, la sistemazione migliore del capanno è quella che permette di tenere d’occhio, dalla feritoia principale, gli animali che vanno e vengono per un lungo tratto di spiaggia, in modo da avere tutto il tempo per prepararsi a fotografarli. Piantando il capanno in mezzo alle canne non si avrebbe una visione panoramica della riva, per cui gli uccelli comparirebbero all’improvviso nel campo inquadrato, rimanendo sotto tiro per un periodo brevissimo.
Teniamo presente che i limicoli sono molto sospettosi e se li allontaniamo dalla zona di frequentazione non avremo a disposizione, come capita nella fotografia degli uccelli sul nido, questo elemento di irresistibile richiamo, che li fa tornare a portata di teleobiettivo. Se però è un buon posto per il cibo, avremo un’elevata probabilità che tornino fino a noi. I limicoli hanno poi un’andatura tutta a guizzi, che è causa molto probabile di mosso: dovremo perciò scattare molto e cercare di capire bene il ritmo dei nostri soggetti, per avere qualche foto decentemente ferma.
L’automobile
Il migliore nascondiglio da cui riprendere i limicoli è comunque la nostra automobile. Per qualche incomprensibile ragione gli uccelli non ne hanno alcuna paura, a patto che questa sia in movimento, anche lentissimo. Se ci fermiamo, assicuriamoci di non spegnere il motore, di non aprire le portiere o peggio ancora di scendere. Questo mezzo tanto insopportabile in città, diventerà così un comodissimo capanno mobile, una porta magica sulla natura.
Per chiudere rimangono due consigli. Il primo ha carattere generale ed è avere sempre a bordo un sacchetto di tela contenente riso o lenticchie (la bean bag), che serva da appoggio per il teleobiettivo durante le riprese effettuate dal finestrino. Dal momento che dall’auto si fotografa spesso a motore acceso, il contenuto del sacchetto è particolarmente adatto ad assorbire le vibrazioni dovute al motore, evitando che vengano trasmesse all’obiettivo.
Il secondo riguarda in particolare la foto ai limicoli: se possiamo raggiungere con l’auto un luogo dove vedere i piccoli trampolieri intenti a mangiare, avviciniamoci lentamente e, se si spaventano, lasciamoli volare via senza inseguirli.
A questo punto possiamo fermare il motore approfittando della loro assenza e in tutta calma disporci ad aspettarli. Come già detto, se era un buon punto e se cercheremo di essere il meno appariscenti possibile dentro l’autovettura, la zona tornerà lentamente ma sicuramente a ripopolarsi.
Questo articolo richiama contenuti da Fotografia naturalistica.
Immagine di apertura originale degli autori.