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Un party per festeggiare iMac

05 Ottobre 1998

Un party per festeggiare iMac

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Dal 22 al 26 ottobre allo SMAU di Milano ci sarà un "iMac happening". Così, chi non è ancora riuscito a toccarlo con mano, potrà ammirare l'enfant prodige di casa Apple.

I rappresentanti italiani della mela iridata, per festeggiare l’addio al celibato e la perdita del virginale rispetto di un modello costruttivo, inaugurato con i modelli G3 – l’autentica rivoluzione di cui sta uscendo la versione a 366 MHz – si sono procurati l’intero padiglione 8.

Prende il nome di “Apple Expo”questa che vuole essere una manifestazione nella manifestazione, un italo MacWorld dentro all’interno dello SMAU. Si festeggia l’anno, più che della ripresa, del miracolo, dopo quelli degli avvoltoi appollaiati su un’Apple esanime sull’orlo del fallimento. Le sue azioni sono insospettabilmente volate alle stelle e, quando gli analisti prospettavano un ridimensionamento per un titolo sottostimato, è arrivato inatteso il vento dell’iMac a sospingere le quotazioni ancora più su. Chi pensava che il tutto si sarebbe presto sgonfiato deve fare i conti con i numeri che raccontano come le aspettative di vendita di questa macchina, per quanto ottimistiche, sono state sottostimate: a meno di un mese dall’uscita la richiesta per quasi mezzo milione di pezzi (il doppio delle più rosee previsioni di Cupertino) costringe probabilmente Jobs a ricorrere ad un outsourcing spinto, verosimilmente affidato all’indotto delle stesse major del mondo PC.

iMac si sta rivelando sempre più, oltre che una macchina per la famiglia, un oggetto votato per il Network Computing. Risulta, a dire il vero, impegnativo per la casa italiana con le sue grandi mancanze di floppy, ma soprattutto di SCSI (drammatica per chi già possedeva scanner o masterizzatori) e di periferiche per le nuove porte USB, disponibili per ora solo sulla carta. La scheda di rete, la sua impostazione Internet-ready, il ricco bundle di software, oltre alla piena compatibilità con i server NT e la scalabilità dell’oggetto lo promuovono a pieni voti per le aziende, dove finora di Network Computer convincenti a dire il vero non se ne sono visti circolare molti. E forse potrebbero essere in parte proprio imprese stanche delle incertezze e dei ritardi del mondo Wintel, ma anche ormai più consapevoli che quello Mac è un mondo aperto, diversamente da quanto per anni si andava a raccontare nei corridoi degli EDP filo-IBM aziendali, ad avere contribuito al successo del computer.

Altri di questi clienti di rete si sa che, almeno negli USA, sono stati proprio le scuole; molte delle quali in rete TCP/IP, esse vedono nel compatto Macintosh l’oggetto ideale per attrezzare aule o laboratori. E anche all’Expo ci sarà un’area educational dove Apple spera di sottrarre una fetta di insegnanti alla colonizzazione di Wintel nello stentato ballo dei debuttanti dell’informatica scolastica italiana.

Così di iMac a Milano ce ne saranno tanti, il 60% delle macchine esposte all’Apple Expo, tutti collegati in rete, tanti gangli dello stesso sistema comprendente una sessantina di partner hardware, software, dell’editoria e della distribuzione, fra cui quelli che promettono le periferiche USB. Gli iMac saranno lì soprattutto per essere toccati proprio da tutti, così come è avvenuto in tutte le manifestazioni Apple in giro per il mondo degli ultimi mesi, già molto prima che il prodotto venisse commercializzato. Nel drammatico taglio di risorse operato da Amelio prima e definitivamente da Jobs poi, Apple Italia è riuscita a entrare, con Germania, Francia, Regno Unito e Svezia, nel ristretto novero delle filiali europee sovvenzionate per la ripresa e conta di farlo con azioni come la campagna – peraltro sottotono – Think Different e con la costruzione di una partnership che costituisca un po’ una famiglia in grado di ridare corpo al patito, ma – si direbbe- insostituibile marchio della smangiucchiata mela iridata.

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