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UNL: la Grande Illusione?

14 Gennaio 1999

UNL: la Grande Illusione?

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Torna, con il Progetto UNL (Universal Network Language) dell'ONU, il sogno di una lingua e di una grammatica universali che sconfigga la Babele del multilinguismo. Non curandosi del multiculturalismo.

“La traduzione è impossibile, è essenziale, è importante”
Goethe

Internet diventa sempre più globale, il numero delle persone che la usano è in continuo aumento. È veloce, è facile. Ciascuno di noi può comunicare e discorrere con tutti i qualunque “altri” siano essi eschimesi, indiani, canadesi o cybernauti della Papuasia!

Ora non c’è più problema! Ora abbiamo Internet! Che bello! Che meraviglia! Che goduria!

Ma… è proprio così vero?

Se riflettiamo anche solo un attimo, scopriamo che non tutto è proprio così semplice. Chi di noi non si è infatti trovato ad affrontare, navigando in Internet, momenti di frustrante impotenza? Ricordiamoci di quella volta in cui non siamo riusciti a leggere quella pagina in russo, in svedese, in giapponese o di quell’altra in cui non abbiamo potuto partecipare attivamente alla discussione di quella mailing list o di quel newsgroup il cui tema ci interessava tanto ma da cui ci siamo trovati brutalmente di fatto tagliati fuori…

Consentiamo dunque per un attimo a noi stessi — alla faccia del valore più “in” e cioè alla moda del momento che ci urla: “di fretta -è- meglio!” — il piccolo lusso di fermarci un momento a controllare lo stato d’avanzamento lavori della globalizzazione e dell’internazionalizzazione della Rete: per ciò che riguarda l’aspetto dei documenti presenti sul Web, ci sembra di poter constatare che siamo più o meno a posto. Tutto il mondo s’è infatti da tempo messo d’accordo su quella codificazione unica del linguaggio HTML che fu creato agli inizi degli anni 90 dal CERN di Ginevra. Su questo fronte, tutto sembra andare per il meglio: siamo già all’HTML 4.0 e non ci si è fermati certo qui: i lavori fervono e vanno avanti alacremente.

E per la codifica della lingua? Che fare delle migliaia di lingue presenti sul pianeta? All’inizio, semplicemente nulla. Forse s’è dato un pò troppo per scontato che l’inglese, decisamente dominante, sarebbe diventato di fatto l’Esperanto della Rete.

E l’inglese, è vero, tuttora predomina, anche perchè ancora la maggior parte degli utenti della rete è negli Stati Uniti. Ma sarà sempre così? Paradossalmente, proprio l’amata-odiata globalizzazione rende ora, di giorno in giorno sempre più visibile il problema delle barriere linguistiche.

Vediamo un pò chi dà l’allarme…Guarda guarda… I primi a dare l’allarme in questa direzione sono — ma vedi che combinazione! –, proprio i siti commerciali americani. Eh, già. Questi siti si stanno infatti rendendo conto del fatto che per l’incremento del commercio elettronico sempre meno potranno confidare sul presupposto che almeno un pò di inglese lo “masticano” tutti e cominciano dunque a pensare seriamente a come fare un bel restyling (sarebbe meglio chiamarlo “lifting”) in modo da essere in grado di “catturare” internauti di lingua e cultura non solo anglo-occidentale.

Si pone dunque il problema della traduzione.

Certo, in commercio sono già da qualche tempo disponibili numerosi sistemi di traduzione automatica. Alcuni sono anche direttamente accessibili su Internet e permettono di tradurre automaticamente un documento trovato su Web. Sono, però, programmi che consentono di trattare soltanto due lingue alla volta.

L’ONU e il Progetto UNL

Del problema del multilinguismo, sul quale adesso anche il W3C sta lavorando, s’è dunque fatto pienamente carico l’ONU che, nel 1996, ha lanciato un vasto programma di ricerche con l’obiettivo di creare un “linguaggio universale delle reti” capace di codificare il “senso” ed il “significato” (e non solo la “forma e l’aspetto, cose di cui si occupa, come già detto, l’HTML) dei documenti Web rispettando la diversità delle tradizioni linguistiche.

Il programma si chiama UNL (Universal Network Language), viene messo a punto all’Institute of Advanced Studies di Tokyo e la elaborazione dei software di conversione per ciascuna lingua viene realizzata con la collaborazione dei Governi, degli istituti di ricerca, delle Università dei vari Paesi interessati al progetto.

In particolare — si legge sul sito dell’UNL — l’Universal Networking Language è un linguaggio che permette, attraverso un sistema di “conversione” e di “riconversione”, la comunicazione tra gente che parla lingue madri diverse. Costituirà un plug-in per i più popolari browsers del Web e sarà compatibile con le diverse piattaforme di computer e con gli standard dei server. Chiunque accederà ad Internet sarà, secondo il progetto, in grado di “convertire” un testo dalla lingua del proprio Stato membro dell’ONU in UNL, cioé nel Linguaggio Universale. Altrettanto facile sarà “riconvertire” un testo UNL nella lingua di un particolare Stato.

Le diciassette equipes di ricercatori vuol far sì che l’UNL sia un linguaggio spogliato di ogni ambiguità delle lingue tradizionali. Potrà così servire da intermediario ad ogni traduzione tra due lingue, quali che esse siano.

È stato dunque per prima cosa definito un “canovaccio” costituito da “parole universali”, riferite principalmente all’inglese, accompagnate da comandi che permettono di descrivere il contesto e le relazioni tra queste parole.

“Più che rappresentare la specificità di ogni lingua, si cerca di rappresentare ciò che di comune vi è tra le lingue trattate”.

Caratteristiche dell’UNL

La barriera del multilinguismo la si supera, secondo i ricercatori dell’ONU, nel senso dell’enunciato di partenza. L’obiettivo non è dunque quello di rappresentare tutte le sfumature e le sottigliezze di una lingua ma di veicolarne grosso modo il senso. Il progetto UNL esclude dunque già a priori la possibilità di tradurre non solo i grandi testi letterari e poetici ma anche documenti come, ad esempio, i trattati internazionali che, per la loro natura, non sopportano una analisi grossolana.

È infatti per questo che l’Unione Europea, la quale da tempo cerca di dotarsi di strumenti informatici che consentano, nella maniera più precisa possibile, di accelerare la trascrizione dei suoi documenti nelle undici lingue ufficiali dell’Unione, non partecipa al progetto UNL e si è invece rivolta alla società francese Systran.

Ma, nei fatti, se tradurre una frase codificata in UNL in una “vera” lingua sembra non costituire un grosso problema tecnico, la procedurainversa (e cioè passare dalla frase di una lingua alla codificazione UNL) sembra sia tutt’ora, per i ricercatori, un grosso rompicapo.

È ovvio infatti che, pur non pensando, come si diceva prima, alla traduzione di opere letterarie o poetiche, prima o poi ci si scontra con il fatto che non si può comunque pensare ad una conversione brutalmente letterale e totalmente automatizzata di un testo di qualunque natura esso sia, perchè le parole di ogni lingua sono cariche di ambiguità semantiche. È proprio per questo che le traduzioni automatiche che troviamo in rete (ad esempio quelle di AltaVista) sortiscono effetti spesso esilaranti…

Che fare dunque? Un aiuto alla conversione, hanno pensato i ricercatori, può essere costituito, ad esempio, da un dialogo con il sistema traduttore che, “interroga” ogni singola parola tendendo ad eliminare quanto più possibile ogni ambiguità.

Si tratta di un procedimento complesso, ma chissà, forse avremo un giorno anche per l’UNL appositi software in grado di nascondere e facilitare, come già avviene con i programmi editor per l’HTML, la complessità di queste operazioni.

A che punto è il Progetto

La prima fase punta al 2000 come data per la realizzazione di strumenti di codifica e di decodifica in 12 lingue: tedesco, inglese, arabo, cinese, spagnolo, francese, indiano, indonesiano, italiano, giapponese portoghese e russo. Verranno in seguito il thai, lo swahili, il lettone ed il mongolo. L’ONU spera di coprire l’insieme delle lingue ufficiali dei suoi Stati membri all’incirca nel 2005.

La filosofia di fondo del Progetto sembra dunque essere quella di “dar voce” e accesso a tutte quelle lingue o gruppi etnici che adesso si trovano di fatto tagliati fuori dal pieno utilizzo della Rete a causa del problema della lingua.

Parallelamente, altri ricercatori cominceranno a studiare alla messa a punto di una grammatica universale (UG, Universal Grammar) che integrerà e completerà l’UNL.

Il mito del Linguaggio Universale

Il Progetto dell’ONU è cosa indubbiamente interessante ed utile, ma non può non risultare intrigante, a livello intellettuale, il fatto che esso rispolveri il mai definitivamente defunto mito enciclopedico, nato nella settecentesca epoca dei Lumi — epoca tutt’altro che di aspirazioni rizomatiche –, di una agognata, bramata Grammatica Generale ed Universale il cui fondamento epistemologico è costituito dalla tassonomia e dall’ordine e che, nella moderna linguistica, ha come punto di riferimento il modello di Chomsky.

L’austriaco Robert Musil strizzerebbe l’occhio a Vico, darebbe di gomito a Nietzsche e intitolerebbe uno dei capitoli del suo libro:

“Le stesse cose ritornano”.

Lo stellestrisciato Stephen King parafraserebbe l’austriaco e si precipiterebbe a scrivere:

“A volte ritornano”.

Torna dunque il mito di un Linguaggio Universale che ripari al disastro di Babele (mito presente — pur se con denominazioni diverse — in tutte le culture del pianeta) e nel quale la comunicazione umana appare come uno scambio di informazioni all’interno di un sistema linguistico chiuso, inaccessibile ed immutabile costituito da regole universali ed inderogabili.

Ma cosa rappresenta il grande mito del traduttore universale se non l’eterno bisogno/desiderio di esorcizzare gli aspetti più oscuri ed inquietanti della creatività e dell’inventivà dell’essere umano?

Il multiculturalismo

L’UNL si occupa del problema del multilinguismo. Ma basta (basterebbe) un perfetto programma di traduzione immediata e simultanea per risolvere il problema di Babele?

La tentazione di rispondere “no” con una serie di dotte citazioni e riferimenti libreschi è grande.

Ma è meglio rimandare al molto pragmatico articolo di Andrew Marlatt “Can One Site Appeal To All? The increasingly multicultural Web poses problems for designers” il quale, dal sito di Internet World dice forte e chiaro, e senza tanti fronzoli:

“NO, non è possibile prescindere dal multiculturalismo”.

Per saperne di più

Bibbliografia:

  • Noam Chomsky “Regole e rappresentazioni”, Il Saggiatore, 1981
  • Michel Foucault “Les mots et les choses. Une archeologie des sciences humaines”. Editions Gallimard, Bibliothèque des sciences humaines, 1966.
  • Edizione italiana “Le parole e le cose. Un’archeologia delle scienze umane”, Rizzoli Editore, 1967
  • Peter Newmark “La traduzione: problemi e metodi”. Garzanti, 1988
  • George Steiner “Dopo Babele. Il linguaggio e la traduzione”. Sansoni, 1984

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