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Cambiare pelle

12 Luglio 2004

Cambiare pelle

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C'è nell'aria la riscoperta dell'emozione. Dopo decenni di attenzione alla sola funzionalità dei prodotti informatici che quotidianamente utilizziamo si è cominciato a considerare, valorizzandone il design, l'aspetto emotivo che del nostro rapporto con essi

Non basta più che gli strumenti dei quali ci circondiamo funzionino, essi devono suscitare, col loro aspetto e con il loro comportamento una relazione emotiva.

L’esempio più evidente dal punto di vista hardware è stata l’uscita nell’agosto 1998 dell’iMac di Apple progettato da Jonathan Ive, nel quale il concetto di scatola grigia e funzionale si è trasformato in un oggetto bello da vedere, piacevole da toccare per i materiali utilizzati e che poneva un quesito che per i computer sembrava dimenticato per sempre: di che colore lo compriamo?

Anche la parte software si confronta con l’aspetto “superficiale” abbandonando l’idea di stile proprietario (Windows o Macintosh) a favore di una maggiore personalizzazione del singolo prodotto. Se per decenni le guidelines delle interfacce dei grandi produttori di sistemi operativi (Apple e Microsoft) erano considerate indispensabili per ogni sviluppatore, ora la personalizzazione dell’interfaccia sembra un fattore irrinunciabile.

Un ulteriore impulso per quanto riguarda il design delle interfacce è stato dato dalle produzioni open source. Abituati a lavorare in maniera modulare, gli sviluppatori open source hanno reso l’interfaccia di molti dei loro prodotti personalizzabile attraverso l’uso dei “temi” e delle “skin”.

Il tema è un modulo che contiene la gran parte delle informazioni dell’interfaccia grafica, modificandone i contenuti si può modificare radicalmente l’aspetto dell’applicativo in maniera estremamente semplice. L’idea di skinnability (da skin, pelle, la possibilità di cambiare l’aspetto dell’interfaccia di un prodotto) di un programma, ha portato nell’informatica quel valore aggiunto che permette di costruire un rapporto tra il prodotto e la parte più profonda e toccante del nostro esistere. Un prodotto personalizzabile da la possibilità, ad una parte di noi stessi, di esprimersi sul monitor dando forma all’immaginario più profondo e personale.

Non dimentichiamo che spesso sul luogo di lavoro il monitor è un “luogo pubblico” dove clienti e colleghi si confrontano, discutono e lavorano insieme al proprietario e desktop personalizzati, cursori e interfacce sono un modo per riaffermare la propria immagine pubblica.

Anche se non tutti i prodotti informatici possono essere personalizzati sta entrando nel pensare comune il fatto che la grafica, l’interfaccia, l’uso dei colori e i “comportamenti” di una certa interfaccia non sono solo una non meglio definita parte “estetica” di un ben più importante motore funzionale. Clienti e progettisti stanno poco a poco riscoprendo il valore attivo di questi elementi, i soli in grado di permettere a qualunque prodotto di cerare una relazione profonda con l’utente. Valore del quale, inspiegabilmente, l’informatica era stata fino a poco tempo fa privata.

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