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Come riconoscere la leadership

17 Novembre 2023

Come riconoscere la leadership

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Istruzione superiore, accettare il fallimento, cercare talenti e prendere grandi rischi per seguire la propria visione. Ecco i tratti per riconoscere la leadership.

Riconoscere la leadership dagli esempi dei maestri del business nel XXI secolo

Apogeonline: Qual è il tratto più comune che condividono i business leader da te selezionati?

Sally Percy: I leader che ho scelto hanno diversi tratti in comune. Tra questi ci sono una forte etica del lavoro, autodisciplina, un senso del perché fare quello che si fa, la passione nel farlo e la capacità di prendere decisioni per il lungo termine. Ma se c’è un tratto che spicca, è una visione immensa. Tutti i leader nel mio libro hanno un’idea forte di ciò che intendono ottenere e del perché lo desiderano. Ed è la ragione per cui hanno successo nel convincere altre persone a seguirli sulla strada del loro business.

Nel tuo libro si parla di una business leader italiana, Lucrezia Bisignani. Nelle tue ricerche hai notato qualche tipo di “Italian factor” nel modo di condurre il business? Più in generale, gli imprenditori si somigliano nel modo di fare business, o differiscono?

Non ho rilevato un “Italian factor”, ma Lucrezia è una persona fortemente positiva e appassionata, cosa che personalmente ho attribuito alla sua italianità, almeno in parte! In realtà, se come detto molti imprenditori hanno tratti comuni come il senso dello scopo e la visione, il modo il cui conducono la propria attività può essere molto diverso. Alcuni imprenditori sono estroversi, altri introversi. Possono analizzare accuratamente i rischi, oppure agire con impulsività. In generale sono tutti consapevoli dell’importanza di attirare e trattenere i talenti migliori per lavorare con loro. Capiscono che non raggiungeranno mai la loro visione se provano a farlo da soli.

Quanto conta l’istruzione per chi vuole diventare imprenditore? Dove sta la differenza tra un leader e milioni di persone con lo stesso curriculum di studi che diventano impiegati?

La maggior parte degli imprenditori che ho analizzato possiede una istruzione superiore, cosa che suggerisce si tratti di un indicatore importante di successo negli affari. Elon Musk, per esempio, è laureato in economia e fisica, mentre Jeff Bezos si è laureato a Princeton, università della rinomata Ivy League. Ciò che separa imprenditori di enorme successo come loro da altre persone dotata di altrettanta istruzione è la loro disponibilità a rischiare la propria sicurezza finanziaria e la possibilità di una carriera veloce a a favore della realizzazione dei propri sogni nel lungo termine.

Leggi anche: La leadership che funziona si costruisce nel tempo

Nel tuo libro troviamo esempi di leadership da ogni continente. Immagino che fare business nei Paesi in via di sviluppo possa essere ancora più impegnativo che nel Primo mondo, ma il divario si riduce. Quando potremmo avere un ecosistema finanziario di pari opportunità in tutto il mondo?

Purtroppo penso che le disuguaglianze attuali richiederanno una lunga, lunga strada per essere superate. Per raggiungere la parità dobbiamo garantire che le persone nei Paesi più deboli abbiano maggiore accesso all’istruzione e alla medicina di quanto non accada oggi. Servono anche governi stabili, valute affidabili e fonti di energia su cui contare. Dobbiamo inoltre restringere il divario di genere, soprattutto dove le donne ancora lottano per avere l’accesso alle opportunità economiche necessarie per sfuggire alla povertà e contribuire alla crescita delle loro nazioni di appartenenza.

Dobbiamo imparare a fallire prima di avere successo. Ma… quante volte, prima che sia troppo?

Domanda interessante, dato che in certe situazioni persino un fallimento è troppo. Un esempio tragico di questo è il naufragio del Titanic, dove sono andate perse 1.500 vite. Una delle ragioni era la mancanza di scialuppe di salvataggio. D’altra parte, James Dyson ha costruito e collaudato più di cinquemila prototipi fatti a mano del suo rivoluzionario aspirapolvere, prima di produrne uno funzionante. Credo che il numero ammesso di fallimenti dipenda dal contesto. Alcuni fallimenti sono salutari e istruttivi, altri suggeriscono che forse dovremmo provare qualcosa di diverso. Sta a ciascuno di noi capire che tipo di fallimento abbiamo davanti!

Ci sono storie che hai scelto di lasciare fuori dal libro? Che filtro hai adottato per effettuare la tua selezione?

Ho deciso di escludere vari imprenditori e uomini d’affari molto conosciuti, come Warren Buffett, Bill Gates e Richard Branson. Ho cercato di concentrarmi sulle persone più attuali e tuttavia con una connessione ancora forte con il momento in cui hanno fondato il proprio business. Ho inserito un paio di alti dirigenti – Mary Barra di General Motors e Rosalind Brewer of Walgreens Boots Alliance – ma nel complesso ho preferito parlare di imprenditori con storie più interessanti di chi ha fatto carriera nei ranghi aziendali. Infine ho cercato di diversificare mercati e settori di attività.

Se per un giorno potessi vivere la vita di uno dei personaggi di cui hai scritto, chi sceglieresti?

Sceglierei di essere Elon Musk. Chi non vorrebbe essere per un giorno la persona più ricca del mondo? Pensiamo a tutto quello che potremmo fare in quelle 24 ore…

Quali sorprese, in quali settori, potremmo vedere nei prossimi anni? Cose che non sapevamo di volere, come espresso da persone come Henry Ford, Steve Jobs, Melanie Perkins…

È la domanda da un milione di dollari, di cui se avessi la risposta sarei imprenditrice, o almeno futurologa, anziché scrittrice! Mi sono chiesta se passeremo una fase di ribellione digitale, alimentata da gente stufa di doversi ricordare password e avere la vita controllata da un cellulare. Oppure accadrà l’opposto e le persone abbracceranno la tecnologia fino a impiantarsi chip nel corpo? Da una prospettiva personale, siccome la mia famiglia abita in Nuova Zelanda, mi piacerebbe vedere innovazione nel trasporto a lunga distanza, che lo renda più economico, veloce, semplice e ambientalmente sostenibile. So che non sarà facile!

Business leader del terzo millennio, di Sally Percy

La mentalità e gli insegnamenti delle venti figure che più di tutte stanno cambiando il mondo.

Si vede qualche tipo di evoluzione durante i decenni nello sviluppo di nuovo business?

La tecnologia ha avuto negli scorsi decenni una grande influenza nello sviluppo di nuove attività. Microsoft e Apple sono state fondate negli anni settanta. Il boom di Internet a cavallo del Duemila ci ha portato Amazon, Facebook e Google. Oggi vediamo un’esplosione di interesse nell’intelligenza artificiale, spinta in parte dal rivoluzionario chatbot di OpenAI, ChatGPT. Mi aspetto di vedere l’intelligenza artificiale integrata in un numero sempre maggiore di modelli di business fino a quando non sarà pane quotidiano di chiunque faccia business, esattamente come oggi lo è usare un computer.

L’intelligenza artificiale sta impattando sull’intero mondo delle startup o è cosa solo per innovatori e visionari? Può aiutarci a fare la differenza, o si tratta di un grande livellatore della competitività?

Se usata nel mondo giusto, l’intelligenza artificiale ha il potenziale per aiutarci a eliminare pregiudizi e discriminazioni dai processi decisionali. Può anche servire alle startup come base per sviluppare idee di business innovative. Usata nel modo sbagliato, l’intelligent artificiale potrebbe diventare uno strumento molto pericoloso capace di perpetuare le disuguaglianze esistenti e causare danni agli individui, comprese le persone creative che hanno fornito senza saperlo i dati utilizzati per l’addestramento degli strumenti di AI. I rischi e le opportunità legate all’intelligenza artificiale rendono di importanza critica l’esistenza di una seria regolamentazione a supporto dell’uso delle tecnologie di intelligenza artificiale.

Immagine di apertura di Jehyun Sung su Unsplash.

L'autore

  • Sally Percy

    Sally Percy è giornalista freelance e autrice specializzata nel settore economico-finanziario. Redattrice di Edge, la rivista ufficiale dell'Institute of Leadership & Management, collabora con Forbes e scrive per numerosi giornali tra cui The Telegraph e The Times.

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