Il sonno è stato breve e disturbato.
Ma il tempo per riposare è poco, c’è una missione da compiere.
Alle 5.30 si sveglia definitivamente e vede online la classifica. Ma è diversa da come ricordava. Resta perplesso di fronte al monitor per un tempo indefinito. Forse qualcuno vuole prendersi gioco di lui. Ma no, ecco i primi commenti. Il memetracker di sua invenzione sta registrando migliaia di commenti, post, twit e polemiche rispetto a quell’infinito elenco di blogger.
Confronta i dati, elimina giornalisti, celebrità, nanopublisher e ballerine. Resta con un pugno di nomi. Quelli della sua lista personale. Colpirà quei dieci, per dimostrare agli altri 12.990 che un altro mondo è possibile. Un mondo senza link. Un mondo senza barcamp. Un mondo pulito.
Estrae dal cassetto maschera e mantello. Consulta la lista e decide di prendere anche il nuovo iPhone 3G. Non lo aveva ancora estratto dalla confezione. L’unboxing è frenetico e violento. Non c’è tempo da perdere. La prima vittima deve essere eliminata.
*
«Ma no, capisci, si tratta di un Digital Semantic Assistant…! Guarda che è uno dei primi esperimenti di web 2.0 seri per la PA italiana…»
Individuato. Non ci è voluto molto. Basta seguirlo nel tragitto da casa all’ufficio e viceversa. E naturalmente, sta tentando di evangelizzare qualcuno. E se c’è una categoria di blogger che ha sempre odiato sono gli evangelist, gli early adopter, i maledetti snob che vogliono sapere tutto, avere tutto prima di ogni altro. E sa benissimo che la trappola funzionerà.
«…Oh, aspetta un attimo, ti richiamo dopo… Mi sa che c’è un iPhone nuovo di pacca qui sul marciapiede…»
Il colpo è secco e deciso. Da svenuto, il blogger è un po’ più pesante di quanto si aspettava, ma riesce comunque a trasportarlo nel garage che ha allestito con cura nelle settimane precedenti.
Quando si sveglia apre e chiude gli occhi un paio di volte. Del resto, non può fare altro. Quando mette a fuoco l’uomo con la maschera bianca e il mantello nero mugola qualcosa.
«Vuoi che ti tolga il bavaglio?» – la sua voce è un sussurro gelido, modificato da un cambiavoce elettronico. «D’altra parte, è necessario che te lo tolga, se vogliamo completare l’opera».
Il blogger annaspa per respirare a fondo. «Chi sei? Cosa…» – poi vede l’iPhone.
«Ti piace? È tuo, se lo vuoi»
«Ma veramente non ne ho bisogno, ho già un 2G, e poi…»
«Non mentire! Lo so che sei uno di quei fanatici che pendono dalle labbra di Steve Jobs! Ma ora la pagherai cara…»
«Ma cos… Orgghhh…»
L’iPhone è abbastanza scivoloso. Potrebbe scriverlo sul suo blog, lanciando una recensione mai vista, diversa da tutte le altre. Ma non è più tempo di postare. È tempo di agire. Lancia un ultimo sguardo al blogger immobile, legato alla sedia. L’iPhone gli ha creato un gonfiore innaturale nella gola. Non è stato difficile farglielo ingoiare.
Decide di lasciare la sua maschera vicino al corpo, come una firma. Ripone il mantello nello zainetto ed esce, confondendosi nella folla. Samael. Un uomo qualunque. Un vendicatore.
*
Trovare il secondo blogger non è altrettanto facile. Non aveva calcolato che il Tour de France sarebbe passato proprio nella sua città. Ma se le sue supposizioni sono corrette, lui sarà lì, in piazza, ad aspettare l’evento. Per un attimo pensa a quando anche lui “partecipava agli eventi”. Poi si concentra sull’obiettivo: la rabbia non farebbe altro che fargli commettere un errore.
Ha predisposto uno spazio in una fabbrica abbandonata in periferia. Lì c’è tutto il necessario. Non resta che aspettare.
E la preda arriva, con aria svagata, fermandosi ogni tanto a scrivere su un taccuino. Un taccuino cartaceo. Se non lo vedesse non ci crederebbe. Proprio lui, il campione del microblogging paratattico. Ma del resto, è chiaro. Una volta arrivato a casa tutte le parole del taccuino si riverseranno in un fiume di post e di segnalazioni su Tumblr, su Friendfeed, su Twitter. E tutto questo deve essere fermato.
Il blogger oppone una certa resistenza al panno imbevuto di cloroformio, ma dopo un paio di minuti si accascia. Non deve morire subito, ovviamente. Deve far parte del progetto. Altrimenti tutto questo non avrà senso.
Si risveglia legato. Solo la mano destra è libera, tesa verso un mouse.
«Chi sei?» – sembra più incuriosito che spaventato.
«Chi sono io non ha importanza. Cosa puoi fare tu, invece, ne ha molta».
Con un cenno della maschera bianca, indica un macchinario alle spalle del blogger.
«Una balestra?»
«Una balestra collegata ad un meccanismo di rilascio. Se riesci a stare sotto il peso limite, la corda non scatterà. Se il peso aumenta troppo, ti conviene affrettarti a scrivere il tuo ultimo post»
«Cosa? Ma scherzi? Cosa ti ho fatto?»
«Vedi la sabbia? Sta già scendendo. Più sabbia scende, più il peso aumenta…»
«Ehi! Calma!… Come faccio a fermare la sabbia?»
«Oh, è molto semplice… devi semplicemente ribloggare sul tuo Tumblr tutti i post che appaiono sullo schermo di sinistra…»
Il movimento del mouse è frenetico. Per un po’ riesce persino a bloccare la sabbia. Seleziona e poi Share on Tumblr. E ancora. E ancora. Il tumblelog più famoso d’Italia si arricchisce di contenuti come mai prima: dieci, quindici post al minuto. Ma il flusso di notizie è più veloce, grazie anche alla rete di contatti che il blogger si è costruito negli anni.
Accade mentre sta condividendo una citazione: “La vita potrebbe essere divisa in tre fasi: Rivoluzione, Riflessione e Televisione. Si comincia con il voler cambiare il mondo e si finisce col cambiare i canali”. Il dardo si conficca con un rumore sordo alla base del cranio. Samael si toglie la maschera, per appoggiarla delicatamente vicino al mouse.
Gli occhi del blogger hanno un ultimo lampo di consapevolezza.
«Mi hai riconosciuto?»
In risposta, c’è solo silenzio. Samael sa bene che il blogger lo ha riconosciuto. Anche se così non fosse, non cambierebbe nulla. Il progetto è avviato: due esecuzioni nel giro di pochi giorni, la maschera bianca, il collegamento tra le vittime…
Il mantello scivola nel crepuscolo. La danza della vendetta ha avuto inizio.
[Leggi la prima puntata]