È piena estate, ma il vero freelance non dorme mai e già guarda, magari con la coda dell’occhio, all’inizio della nuova stagione lavorativa. Che scatta da cinque anni con il Freelancecamp organizzato da Alessandra Farabegoli e Gianluca Diegoli.
Apogeonline: Freelancecamp 2016 è già tutto esaurito e anzi avete rischiato l’overbooking! Qual è il suo segreto?
Alessandra Farabegoli: Al di là dell’attualità del tema lavoro indipendente, Freelancecamp funziona anche perché limitare il numero dei partecipanti alla capienza della location storica, il Boca Barranca, ci permette di mantenere un bel clima, in cui molte persone si conoscono già e chi arriva per la prima volta riesce a entrare senza sforzo nelle conversazioni, a conoscere nuove persone, a sentirsi a proprio agio.
Quindi tutti sono tanto contenti che continuano a parlarne bene durante tutto l’anno e il risultato è che, ogni volta che lanciamo la nuova edizione, i pass vanno via in un attimo.
I posti sono limitati, l’evento lascia sempre tutti molto contenti, e
quindi il “tutto esaurito” è la naturale conseguenza – proprio per questo cerchiamo sempre di garantire anche lo streaming, così chi è rimasto fuori può comunque seguirci a distanza.
L’anno scorso abbiamo parlato molto di te. Prima di riprendere, parliamo un po’ del pubblico. Chi è il freelance tipico?
Non c’è un solo modello di freelance tipico, ce ne sono tantissimi; se proprio vogliamo andare per generalizzazioni, io individuerei almeno due grandi modelli: il freelance obtorto collo e il freelance convinto.
Il primo tipo di freelance è chi ha preso la partita IVA per mancanza di alternative, ma il suo sogno sarebbe la continuità e la sicurezza del posto fisso, e ha tanta allergia per i conti, le complicazioni, la pianificazione e la strategia. In genere, dopo un anno, questo tipo di freelance si ritrova alle prese con i dolori delle scadenze fiscali e contributive, e sono guai.
Il secondo tipo di freelance può essere anche uno che nasce freelance per forza e poi cambia prospettiva; in ogni caso è uno che ha imparato a gestire le complicazioni del lavoro autonomo, e non è che goda quando arrivano gli F24, ma almeno ha messo già da parte i soldi per pagare le tasse. Diciamo che, preso atto della realtà, impegna un po’ meno energie a lamentarsi e un po’ di più a reinventarsi ogni giorno, condizione essenziale in un tempo che cambia continuamente.
Che posto hanno i libri tecnici nella vita di un freelance? Nella tua, per esempio…
Molta parte del mio aggiornamento avviene online, seguendo blog e autori interessanti ma, quando voglio studiare per bene un argomento, trovo che un buon libro sia il modo migliore per immergermi nel tema e mettere a fuoco tutti gli aspetti principali. Quindi sì, leggo molti libri tecnici, spesso in versione ebook.
Apogeo ha l’onore e il piacere di presenziare attivamente a questa edizione, dove tra l’altro valuterà nuove proposte di libri e di autori. Da affermata autrice Apogeo, hai consigli da dare?
Scrivere un libro è un investimento importante in termini di tempo ed
energie e un’esperienza che ti costringe a mettere in ordine quello che hai imparato, a riorganizzare conoscenze ed esperienze in modo da renderli utili anche ad altri. Non è una sfida da affrontare alla leggera!
Quali saranno i temi più sentiti in questa edizione 2016?
Nelle rituali interviste che facciamo ogni anno ai partecipanti prima del camp ho chiesto a ciascuno di dare un voto alla propria vita da freelance, valutando la propria soddisfazione rispetto a tre aspetti: bilancio economico, tempi di vita e di lavoro, relazioni umane.
Il nostro obiettivo e il criterio in base al quale abbiamo scelto gli speech di quest’anno è che chi partecipa al Freelancecamp impari qualcosa che gli serve a migliorare almeno un po’ i voti che, da qui in avanti, potrà dare alla propria vita da freelance.
In quattro edizioni, Freelancecamp ha insegnato molto a molti freelance. Che cosa ha imparato da così tante frequentazioni?
Non è retorica ma ogni anno, quando tutti ci ringraziano per il camp, io dico che sono più le cose che imparo di quelle che insegno. Ho conosciuto persone molto in gamba, con alcuni di loro ho lavorato o li ho consigliati ad altri. Ci sono anche stati interventi che mi hanno delusa, e questo mi ha insegnato molte cose sulle mie aspettative, ma anche che ciò che magari non piace o non serve a me può essere, per qualcun altro, estremamente utile.
C’è qualche partecipazione passata che ricordi con più piacere?
Tra i video delle due ultime edizioni, senza voler far torto ad alcuno:
- Lo speech sull’immagine di Anna Turcato, che penso sia stato per lei una bella piattaforma di lancio dopo la quale è partita fortissimo a fare (molto bene) il suo lavoro.
- L’intervento di Mafe de Baggis sul farsi pagare a ore invece che a forfait, perché affronta di petto il tema dei soldi, uno dei tabù più terribili per la nostra cultura moralista.
- Sempre in tema di rapporto col denaro, l’intervento di Silvia Toffolon.
- E infine, l’impagabile speech di Nicola Bonora sui bisogni dell’utente (sì, proprio quei bisogni).
Che cosa portare a Freelancecamp per farlo fruttare al meglio?
Infradito e vestiti leggeri, che siamo in spiaggia e dentro al Boca fa caldo.
Quale sarà la tua frase di apertura?
Grazie, sono felice di essere qui con tutti voi.
La carriera di freelance è più consigliabile oggi, 2016, o lo era nel 2012, l’anno della prima edizione?
Credo che tutto sommato le cose stiano cambiando in meglio. Lentamente, ma cambiano. E poi è sempre questione di come ce la giochiamo noi, ma si spera che col tempo e l’esperienza anche noi cambiamo in meglio.