Sull’onda del trend che va affermandosi un po’ in tutta Europa (ma che in USA non attacca, dice con estrema sicurezza AOL), da giugno sono attivi anche in Spagna i primi provider gratuiti. A lanciarli sono i giganti della telefonia nazionale, Telefónica e Retevision, oltre a British Telecom, che si spartiscono la stragrande maggioranza dei tre milioni di utenti. Una pratica che ha fatto infuriare i piccoli provider locali.
Nel suo secondo incontro generale, la Asociación de Internautas ha accusato le grandi compagnie telecom di “concorrenza sleale” e di voler in tal modo attentare alla loro stessa esistenza, per puntare comunque alla realizzazione di una comune strategia per la “sopravvivenza”. È stata anche redatta e inviata una petizione alla Commissione parlamentare per le telecomunicazioni affinché avvii indagini sulla reale “gratuità” dei servizi offerti.
In pratica si è prodotta una oligopoli nel settore dei provider, spiega Victor Domingo Prieto, presidente della Asociación de Internautas. “Le grandi aziende offrono connettività a costo zero controllando al contempo tecnologia e qualità del servizio; peggiori sono questi ultimi, maggiori i guadagni, poiché l’utente è costretto a stare online più a lungo, facendo così lievitare i costi della bolletta telefonica”.
Pur non riuscendo per il momento a dar vita a un network alternativo in grado di competere efficacemente con i grossi nomi di cui sopra, la maggior parte degli attuali 960 provider registrati in Spagna ha approvato la creazione di una sorta di Authority centrale e indipendente in grado di tutelare i comuni interessi economici. Un’idea che sembra avere il consenso dell’unione Europea e delle autorità spagnole.