Tutto comincia con un post. Un semplice post nel quale si racconta una brutta avventura con una ditta di arredamenti. L’autore è Sergio Sarnari, che nei commenti viene poi minacciato di querela dal titolare dell’azienda in questione. Subito in Rete è la levata di scudi in difesa della libertà di parola. Per Maxime si tratta di un problema «di chiunque utilizzi la rete per condividere esperienze e per esprimere opinioni. Il problema è dell’intera blogosfera». Stefano Epifani valuta gli effetti di una mossa simile, che possono essere per l’azienda ancora più devastanti del post incriminato. Tambu spera che certe aziende smettano di pensare con lociche da Far West, e Pseudotecnico analizza le vie d’uscita pacifiche che avrebbero arrecato meno danni a tutti.
Maurizio Goetz, da esperto di marketing, ammonisce: «un brand non è rappresentato dalle promesse della pubblicità, ma dall’esperienza dei suoi clienti»; Antonio Tombolini suggerisce all’azienda come salvarsi in corner. Guido Scorza commenta un fatto analogo, che vede questa volta protagonista un consigliere comunale. Gattostanco fa l’avvocato del diavolo: siamo sicuri che chi querela abbia tutti i torti? A mente fredda ragiona anche Biccio, provando a mettere in secondo piano la questione della libertà di parola.
Gli altri temi del giorno:
Tiziano Fogliata spiega come avere tutto quello che serve su una chiavetta USB, in modo da portare sempre con sé i propri programmi.
Paolo Attivissimo riflette sull’ultimo keynote di Steve Jobs, e spiega perché il core business di Apple si sposta dai computer ad altre priorità. Con un pizzico di preoccupazione per i lucchetti.