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Internet e TV: la via italiana al media globale

06 Settembre 2000

Internet e TV: la via italiana al media globale

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Le mosse strategiche delle aziende che stanno cercando di far sposare il business Internet con il business televisivo: la morte della televisione o la sua reincarnazione internettiana: racconti di una storia italiana

La storia infinita di Internet e della televisione è da sempre stato un tormentone degli osservatori del mondo dei media. Da una lato i massmediologi hanno sancito la morte della tv generalista, la nascita dei canali tematici, ma anche lo sviluppo parallelo dell’Internet one to one; del modello di comunicazione da tanti a tanti, non da uno a molti. I sociologi e i “signori dei numeri”, hanno misurato negli USA il calo dell’appeal del vecchio focolare televisivo famigliare, con la inversa crescita esponenziale della diffusione e dell’utilizzo dell’infodomestico in rete (ovvero del computer collegato in Internet.

Il mercato dei media americani è stato campo di battaglia e di sperimentazione per antonomasia per capire i futuri sviluppi del possibile matrimonio. Le strategie sono state di vario tipo: creazione di portali tematici fondendo major del settore (esempio classico http://www.msnbc.com), il lancio di siti online di catene televisive (http://www.cnn.com), fusioni e acquisizioni (ha fatto storia quella fra AOL e Time Warner). E probabilmente siamo solo all’inizio,

TIN, SEAT, TMC che succede?

Ma in Italia che succede? Dopo un periodo di parziale torpore (le controparti si stavano studiando) sono iniziate le danze che hanno riempito le pagine estive dei giornali. A scatenare l’interesse degli addetti ai lavori, l’acquisto da parte di Seat/TIN di TMC. L’affare dell’estate ha risvegliato sopite guerre sui temi del conflitto d’interessi e di ingerenze politiche nel business dei media. Ma l’obiettivo dell’acquisizione da parte del maggiore gruppo di telecomunicazioni italiano di una televisione sono i “Contenuti”. E la capacità di crearne altri per i futuri portali a banda più o meno larga. Il primo tentativo di vera chirurgia organizzativa tra televisione e aziende web based servirà da possibile laboratorio di altre analoghe iniziative future.

Tentativi di web TV o di web in TV

Un primo tentativo, finalizzato a ridurre la dicotomia web-tv, è stato il lancio, anche sul mercato italiano, dei cosiddetti set top box, gli scatolotti con tastiera che permettono di navigare in Internet usando il televisore di casa. L’obiettivo è sostanzialmente quello di ridurre i costi di accesso usando un elettrodomestico familiare a tutti. A ben pensarci si tratta però di un surrogato della possibile flessibilità e potenzialità che si ottiene usando un computer. Inoltre, ha il triste difetto del televisore: è molto poco interattivo. Nel mercato in cui si era avventurata senza grandi risultati la stessa Tin, si sono gettati principalmente due attori: Freedomland e ePlanet.

Se la seconda ha inserito il prodotto in un’offerta allargata di servizi e prodotti telematici, nel caso di Freedomland, Virginio De Giovanni, discusso guru del periodico Millionaire, ha investito miliardi in un’azienda che aveva come unico prodotto/servizio il set top box in affitto. Non solo: ha creato dei canali tematici che solo gli utilizzatori del suo servizio avrebbero usato per avere informazioni dalla Rete. Come se non bastassero i milioni di pagine Web disponibili! Successivamente, ad aprile, ha puntato addirittura alla quotazione in borsa. E qui il mercato lo ha punito pesantemente perché le azioni di Freedomland hanno subito delle discese vertiginose pochi giorni dopo la loro quotazione.

Rai, ovvero: della conquista lenta

Rai è entrata nel fenomeno Internet in tempi oramai lontani, da vera pioniera, investendo il denaro del canone in siti sperimentali, di servizio o associati a programmi televisivi. Piano piano ha conquistato buone fette del mercato Internet, senza però essere chiaramente dominante. Infatti, si è fatta spesso sorpassare e superare da siti di informazione e spettacolo nati da web company allo stato puro. Diciamo che l’interesse della “major di stato” era di tipo, nonostante tutto, esplorativo-non profit. Nell’ultimo anno le cose sono cambiate e gli investimenti della RAI sono sempre più stati finalizzati alla conquista del mercato. Il sito Internet della RAI, che era diventato un mostro a troppe teste, è stato trasformato in un portale vero e proprio e l’approccio al mondo online è stato felicemente pilotato anche da Radio Rai che ha mostrato una sensibilità interessante per il mondo di Internet. Nel frattempo Rai ha anche capito il suo inestimabile valore come content provider e ha cominciato a creare alleanze in grado di valorizzare le sue redazioni e il valore del suo archivio storico.

Mediaset, ovvero: verso lo sconosciuto con tutta la potenza di fuoco

Mediaset, che dir si voglia, si è avvicinata con circospezione a questo nuovo media che sembrava cole cannibalizzare la televisione madre di tutte le pubblicità e di tutti gli utili. Poi i giovani della famiglia Berlusconi hanno capito che conveniva salire di corsa e con capitali freschi sul carrozzone della Rete. E così è nato Jumpy, il portale targato Mediaset che è riuscito grazie a una pubblicità multicanale martellante, piuttosto che per sue intrinseche qualità, a conquistare un’interessante fetta di mercato. Ora Jumpy sta cercando di figliare dei canali tematici e dei portali locali e sta progettando un’invasione anche del mercato europeo.

Nel frattempo Silvio Berlusconi, azionista di maggioranza di Mediaset, leader del partito di opposizione che molti pensano essere anche il leader del futuro governo, ha rilasciato delle dichiarazioni significative: “Un computer in ogni scuola – ha detto -, in ogni classe, in ogni casa. Io ho una proposta ancora più rivoluzionaria: mettiamo un computer in ogni apparecchio televisivo. Ormai è possibile tecnologicamente e l’alleanza tra il computer e la TV è quella che permetterà una diffusione ancora più vasta dell’informatica”. Bisogna capire che la new economy va bene, ma gli affetti di famiglia non si dimenticano mai.

L'autore

  • Vittorio Pasteris
    Vittorio Pasteris è un giornalista italiano. Esperto di media, comunicazione, tecnologia e scienza, è stato organizzatore dei primi Barcamp italiani e collabora con il Festival del giornalismo di Perugia.

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