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Pensare bene grazie alle giuste playlist mentali

22 Marzo 2024

Pensare bene grazie alle giuste playlist mentali

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Le nostre negatività dipendono dal pensare troppo. Buttiamo via le playlist di pensieri dannosi e cambiamole con quelle che ci rendono più efficaci.

Diventare capaci di pensare bene in trenta giorni. Ecco come.

  1. A che cosa serve controllare i tuoi pensieri
  2. Come creare un Nuovo inno da recitare tutti i giorni
  3. Perché i ricordi flash ci nascondono la verità
  4. Perché ridurre il pensare troppo aumenta la produttività
  5. Come cogliere di sorpresa la tua giuria tascabile in tre passaggi

1. A che cosa serve controllare i tuoi pensieri

Pensare troppo è quando ciò che pensi ostacola ciò che desideri.

È una delle cose più costose al mondo, perché fa sprecare tempo, creatività e produttività. È un’epidemia di inazione, uno tsunami di stallo, e tredici anni fa mi stava dominando.

Ero il re dei pensieri, ero pieno di pensieri, poca azione e una lunga litania di cose che prima o poi avrei dovuto fare.

Smettila di pensare troppo, mi imploravano i colleghi.

È tutto nella tua testa, mi implorava mia moglie.

Guarda dove metti i piedi, mi urlavano i compagni mentre inciampavo per le strade, come un mostro dal cervello pesante.

Ma io volevo davvero avere mille pensieri sul fatto che vicino al ristorante avremmo trovato un parcheggio? Volevo davvero dedicare un intero pomeriggio di lavoro cerebrale a ripensare a qualcosa di stupido che avevo detto a un amico tre mesi prima al supermercato? Volevo davvero rimandare di un altro mese la richiesta di aumento, pensando troppo alla miriade di modi in cui le cose avrebbero potuto prendere una brutta piega?

Possiamo controllare i nostri pensieri

Ovviamente no, ma cosa potevo farci? I pensieri sono qualcosa che hai, non qualcosa che pianifichi. Non possiamo controllarli, giusto? Ecco perché ogni volta che parliamo dei pensieri, li descriviamo come qualcosa fuori di noi, che opera secondo un suo schema:

Mi sono perso nei miei pensieri.

Mi è sfuggito di mente.

Si è lasciata trasportare dai suoi pensieri.

Se da un lato siamo molto cauti in altri ambiti della nostra vita, tendiamo a trattare i nostri pensieri come se fossero qualcosa su cui non abbiamo alcun controllo. Per esempio, un semplice trucco per assicurarti di andare in palestra la mattina seguente è preparare i vestiti da allenamento la sera prima. Sceglierli in anticipo aiuta a ottenere il risultato desiderato.

Leggi anche: Una personalità piacevole aiuta il successo

Hai mai sentito qualcuno dire qualcosa del genere a riguardo dei pensieri? Assicurati di scegliere i cinque pensieri che vuoi avere in testa al meeting di domani. Un collega ti ha mai detto: Ho sentito dei pettegolezzi sulla nostra nuova manager, ma non voglio che questo influenzi il nostro rapporto, così lascerò a casa i miei tre giudizi più critici e in tal modo potrò conoscerla senza alcun pregiudizio?

No, nessuno ha mai detto una cosa del genere. Se non siamo noi a controllare i nostri pensieri, allora immagino che siano i nostri pensieri a controllare noi. Non c’è da stupirsi che io abbia dedicato decenni a riflettere troppo su ogni piccola questione, senza mai prendere una decisione su quello che davvero volevo realizzare.

Non è istinto, ma pensare il giusto

Un pomeriggio, all’improvviso, ho ricevuto un’e-mail da un coordinatore marketing dell’Oklahoma. Aveva letto il mio blog e mi aveva posto una domanda che non avrei mai immaginato:

Puoi tenere un discorso alla nostra conferenza?

La risposta avrebbe dovuto essere No. Non ero mai stato pagato per tenere un discorso. Non avevo mai scritto un discorso, con la scaletta, le idee e tutti i passaggi. Non avevo mai nemmeno lavorato con un organizzatore di eventi. Non ero mai stato in Oklahoma, anche se immaginavo che fosse pieno di polvere.

A quel tempo, avevo alle spalle solo una decina d’anni di piccoli cambiamenti incrementali nella mia carriera di copywriter aziendale, che non parlava mai in pubblico.

Se cercavi prove che fossi uno speaker, non ne trovavi.

L’unica cosa che avevo era un nuovo pensiero: penso di potercela fare.

Ho scelto questo piccolo pensiero, che mi ha portato a un piccolo sì, che mi ha portato a una vita completamente nuova.

Il pensare troppo può diventare azione

Molto prima di un vero discorso, molto prima di scrivere un libro che la NFL Players Association insegna ai giocatori, molto prima di aprire lo show di Dolly Parton al Ryman, ho cambiato il modo in cui pensavo a ciò che ero capace di fare, e questo ha cambiato tutto.

Quel giorno ho compiuto il primo passo verso l’apprendimento di una cosa straordinaria: che puoi controllare i tuoi pensieri.

Puoi trasformare il pensare troppo in azione. Puoi utilizzare tutto il tempo, la creatività e la produttività recuperati per creare la vita che desideri.

E tutto inizia riconoscendo i pensieri per quello che sono veramente: la tua playlist personale della vita.

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2. Come creare un Nuovo inno da recitare tutti i giorni

Penso che dovresti fare tuo questo Nuovo inno. E penso che dovresti iniziare oggi.

Il Nuovo inno

Per trenta giorni, ogni mattina e ogni sera, trova uno specchio, mettiti ben dritto, petto in fuori, e pronuncia ad alta voce con sicurezza quanto segue:

Io, [nome], scelgo i miei pensieri. So che per esprimermi al meglio devo iniziare a pensare al meglio. Come se tracciassero il percorso di un’avventura, questi pensieri definiranno il corso delle mie azioni.

Sono convinto che ciò che ho in mente sia importante. Sono entusiasta e voglio vedere che cosa succederà dopo. Sono disciplinato e mi impegno a rimanerlo. Ecco dieci cose che so.

  1. Oggi è un giorno nuovo di zecca e anche domani lo è.
  2. Ho qualcosa che vale la pena di regalare.
  3. L’unica persona che mi ostacola sono io, e ieri ho smesso di farlo.
  4. Sono l’amministratore delegato di me stesso e sono il miglior capo.
  5. Vincere è contagioso. Quando aiuto gli altri a vincere, vinco anch’io.
  6. Sentirmi a disagio è solo un segno che la mia vecchia zona di comfort fatica a starmi dietro.
  7. Agire d’impulso crea disordine.
  8. Tutto mi va sempre bene.
  9. Sono il mio più grande fan.
  10. La migliore risposta agli ostacoli è farlo comunque.

La mattina

Tira la fionda. Non stai lasciando questa stanza, ti stai lanciando, pronto per una giornata di opportunità incredibili. Ho preparato dosi di onestà, generosità, risate e coraggio per la strada da percorrere. Attento, mondo! È tempo di farsi avanti, di uscire e di entrare.

In serata

Che giornata! La cosa più bella è che ho lasciato a me stesso è un sacco di belle cose su cui lavorare domani. Quando la mia testa toccherà il cuscino, sono fuori servizio: sto accumulando energie e carica per un nuovo giorno.

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3. Perché i ricordi flash ci nascondono la verità

Esiste una mole considerevole di ricerca svolta sui cosiddetti ricordi flash, esperienze drammatiche che creano un vivido ricordo nella nostra testa.

Alcuni ricordi flash sono perfino condivisi da un intero Paese. William Hirst e un team di ricercatori hanno condotto uno studio decennale sui ricordi che le persone hanno dell’11 settembre. Se ti chiedessi adesso dov’eri quando sono crollate le torri, probabilmente te lo ricorderesti. Io ero senza lavoro, a casa ad Arlington, Massachusetts, e stavo ascoltando la radio.

Il problema è che, mentre Hirst studiava i ricordi dei partecipanti nel corso degli anni, scoprì qualcosa di sorprendente: i ricordi erano cambiati. Col passare del tempo, i dettagli di ciò che ricordavano si erano trasformati. E non solo un po’. Hirst ha riscontrato in media un calo del 60% nella consistenza dei ricordi. Il significato è che il 60 percento delle risposte era cambiato nel tempo.

La cosa strana è che, mentre la precisione dei nostri ricordi diminuisce, la nostra fiducia in essi no. Nel 1986, il giorno dopo l’esplosione dello Space Shuttle Challenger, Nicole Harsch e Ulric Neisser chiesero agli studenti di psicologia come avevano saputo della tragica notizia. Gli studenti hanno scritto le loro risposte. Quasi tre anni dopo, i ricercatori hanno posto la stessa domanda agli stessi studenti. Oltre il 40 percento degli studenti ha risposto in modo differente la seconda volta, perché i loro ricordi erano cambiati.

I ricercatori hanno rivelato ai partecipanti che i due ricordi che avevano scritto erano differenti. Hanno mostrato loro i ricordi iniziali che loro stessi avevano scritto. I partecipanti, confusi, hanno ammesso che la calligrafia era la loro, ma non hanno ammesso che i loro ricordi fossero imprecisi. Hanno detto: Sono convinto che sia la mia calligrafia. Sono sicuro, devo averlo scritto io. Non so dire perché ho mentito, perché ricordo chiaramente che ero al pensionato, mentre questo foglio dice che ero in mensa.

Una delle cose che causano ricordi flash è il numero di volte in cui il ricordo dell’evento viene ripetuto, cioè quanto spesso le persone si trovano a dover ricordare l’evento.

La musica nelle orecchie di chi pensa troppo

Riesci a immaginare qualcosa che ti torna alla mente più delle playlist negative? Questo è esattamente quello che fa il pensare troppo: trova una playlist negativa e poi la riproduce ancora e ancora. Ho ascoltato Sweet Child O’ Mine migliaia di volte. E ho ascoltato centinaia di migliaia di volte anche Quell’amico non ha risposto al tuo messaggio perché ce l’ha su con te.

E il ricordo non deve necessariamente essere tragico come l’11 settembre o l’esplosione del Challenger. Sei mai stato licenziato? Sei mai stato mollato? Un collega ti ha mai urlato nel corso di una riunione? Ti è mai capitato di perdere un volo perché ti sei svegliato tardi? Potrebbero non sembrare eventi significativi rispetto alle grandi tragedie, ma è proprio lì che il tuo cervello trova la seconda ragione per cui è un vero idiota: non ti aiuta a distinguere un vero trauma da un falso trauma.

I ricercatori della University of Michigan Medical School hanno scoperto che, quando sperimentiamo un rifiuto sociale, il nostro cervello rilascia lo stesso tipo di oppioidi che rilascerebbe a causa di un trauma fisico. Anche quando i partecipanti sapevano in anticipo che quel rifiuto sociale era simulato e faceva parte di uno studio, il risultato era lo stesso. Il nostro cervello preme il pulsante Panico! e scarica oppioidi nel nostro organismo, per aiutarci a sopravvivere al dolore emotivo percepito.

Anche di fronte a un rifiuto falso, il tuo corpo rilascia sostanze chimiche vere

Come genitore, sarai tentato di dire ai tuoi figli che non è un grosso problema se condividono qualcosa che li preoccupa. Nel grande schema delle cose, perdere il tuo posto al tuo tavolo a pranzo mentre sei al secondo anno delle superiori è una cosa insignificante. Ma quello che sta succedendo è molto di più di un semplice malinteso in mensa. Quella figlia sedicenne viene inondata di veri oppioidi, che le indicano un pericolo reale. Per lei è davvero un grosso problema.

Dunque, la nostra memoria ci mente e il nostro cervello fatica a distinguere tra un vero trauma e un falso trauma. Questi due difetti sono già abbastanza scoraggianti. Ora arriva il terzo membro del terzetto del pensare troppo: il pregiudizio (o bias) di conferma.

Al nostro cervello piace credere alle cose in cui già crede

Siamo calamite per quelle informazioni ed esperienze che confermano le cose che già pensiamo su noi stessi e sul mondo. Se una delle tue playlist è che sei la mamma più disorganizzata del mondo, essere in ritardo di tre minuti al ritiro del doposcuola te lo confermerà. Anche se quella mattina hai portato entrambi i bambini a scuola in orario, hai svolto un lavoro a tempo pieno, hai programmato la cena e hai programmato di fare la tassista per la squadra nel fine settimana per il torneo di calcio, il tuo cervello ti convincerà comunque a ignorare qualsiasi nuova prova che non concordi con la tua brutta playlist.

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4. Perché ridurre il pensare troppo aumenta la produttività

In seconda media avevo l’apparecchio. Una ragazza del mio corso di matematica di nome Patty Ericson mi disse che avrei potuto dimezzare il tempo in cui dovevo portarlo, se lo avessi indossato anche a scuola invece che solo quando dormivo la notte. Grande idea, Patty dell’Apparecchio (è proprio così che un bambino riceve un soprannome). Se non ti dispiace, sceglierò la strada più lunga in questa mia avventura ortodontica.

Questo è probabilmente l’unico trucco per migliorare la produttività che io abbia mai rifiutato. Ne siamo tutti ossessionati, costantemente alla ricerca di nuovi modi per ridurre i tempi. Ma che cosa succede, invece, se riducessimo i tempi della più grande perdita di tempo della nostra vita: pensare troppo? Riesci a immaginare quanto sarebbe fantastico se, per aumentare un po’ la tua produttività, ti bastasse ridurre il pensare troppo? Metti giù quella favola della buonanotte di cinque minuti per bambini, che è un vero prodotto per risparmiare tempo, perché sto per lasciarti a bocca aperta.

I partecipanti che hanno recitato il Nuovo inno venti o più volte rispetto a coloro che lo hanno pronunciato dieci o meno volte hanno riferito di sentirsi più produttivi nel cercare di conseguire il loro obiettivo. Che cosa significa questo, in pratica? Significa che hanno lavorato al loro obiettivo nove giorni in più rispetto a chi non ha recitato il Nuovo inno così tante volte. Questa è una miniera d’oro di produttività, quindi consentitemi di ripetere la frase. Nell’arco di trenta giorni, hanno lavorato nove giorni in più sui loro obiettivi! E se lo ripetessi per un anno? Ciò equivarrebbe a 108 giorni in più di impegno per coloro che ripetono il Nuovo inno. Quanto potresti fare, in più, se aggiungessi 108 giorni di impegno al tuo obiettivo?

Non solo coloro che hanno recitato il Nuovo inno sono risultati più produttivi, ma hanno anche registrato un grado di soddisfazione maggiore del 21 percento per i risultati conseguiti. Alla fine dei trenta giorni erano più soddisfatti per ciò che avevano realizzato. Se hai mai pensato: Come posso fare di più e sentirmi meglio con il mio lavoro? puoi sottolineare l’intero paragrafo. Penso che parte del motivo per cui la loro soddisfazione è aumentata sia che quel gruppo di individui aveva il 15 percento in più di probabilità di ridurre i propri dubbi su se stessi. Man mano che i dubbi si attenuavano, la soddisfazione prendeva il loro posto.

Cerchiamo, però, di essere anche scettici. Solo perché qualcuno ha lavorato a un obiettivo nove giorni in più non significa che abbia trascorso tutto il giorno a farlo. Nessuno lavora su un obiettivo per otto-dieci ore al giorno. Diciamo che i partecipanti a questo studio ci hanno lavorato solo trenta minuti al giorno. In un mese, nove giorni in più a quel ritmo si tradurrebbero in 4,5 ore in più. In un anno diventano cinquantaquattro ore, ovvero quasi sette giornate lavorative di otto ore. Se il tuo capo ti concedesse sette giorni in più di ferie, quest’anno, ti sembrerebbe un regalo interessante? Credo di sì. Recita il Nuovo inno, riduci il tuo pensare troppo e fatti questo regalo.

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5. Come cogliere di sorpresa la tua giuria tascabile in tre passaggi

I miei figli adolescenti sono stanchi di sentirmi dire: Tutto mi va sempre bene. Se trovo un posto particolarmente bello per parcheggiare alla partita di lacrosse della mia figlia più piccola, domando loro: Sapete perché è successo?.

Perché tutto ti va sempre bene?, mugugnano dal sedile posteriore.

Esattamente!, dico, come se avessi appena vinto alla lotteria del parcheggio. Dopo mesi trascorsi a raccogliere prove e a dichiarare guerra alla mia giuria tascabile, volevo vedere se quell’approccio avrebbe funzionato anche per altri. Per me aveva sicuramente raggiunto lo status di idea da porta di casa ed ero pronto a metterla alla prova. Ho aggiunto il concetto della giuria tascabile a una sfida di trenta giorni per la definizione di obiettivi che stavo conducendo online e ho insegnato ad alcune migliaia di persone come applicarlo.

I passaggi erano facili. Ecco come battere la giuria tascabile.

  1. Ascolta quello che sta dicendo.
  2. Raccogli prove su quello che sta effettivamente accadendo.
  3. Di’ a te stesso la verità.

La maggior parte di noi non si è mai presa il tempo di dire: Aspetta, che cosa sta dicendo la mia giuria tascabile in questo momento?. Quando lo facciamo, spesso rimaniamo sorpresi dalle brutte playlist che ci tocca ascoltare. Quando Erin Corbett, una mamma che studia a casa da Akron, Ohio, ha fatto questo esercizio, ha stilato una lista di tre cose che la sua giuria tascabile stava urlando.

  1. Non sono brava nell’apprendimento in classe.
  2. Ho pochissime competenze spendibili.
  3. La mia mancanza di concentrazione e le mie abitudini organizzative mi impediscono di trarre profitto dalle competenze che possiedo.

Ha subito riconosciuto che la sua giuria tascabile non era né sincera, né disponibile e neanche gentile. È davvero gretta, perché so di essere intelligente, ma la giuria tascabile mi dice che questo non ha importanza, poiché faccio fatica a mettere a frutto le mie competenze.

Erin aveva completato il primo passo: aveva scritto ciò che le stava dicendo la giuria tascabile. Ora tutto ciò di cui aveva bisogno era un’opportunità per raccogliere prove e dire a se stessa la verità. L’occasione è arrivata nella maniera più improbabile, camuffata da frigorifero guasto.

Un giorno il suo frigorifero ha deciso di farla finita, come fanno un po’ tutti gli elettrodomestici. Il nostro forno a microonde e la lavastoviglie hanno smesso di funzionare nella stessa settimana. Mi piace pensare che siano andati in vacanza insieme, in un bel posto sulla costa, ma probabilmente non si conoscono nemmeno, dato che sono rimasti entrambi schiacciati contro la stessa parete e non sono mai riusciti a stabilire nemmeno uno straccio di contatto visivo. Ho chiamato l’assistenza per entrambi, perché sono molto più bravo a scrivere frasi sugli elettrodomestici, non a ripararli. Erin, invece, ha deciso di rimboccarsi le maniche e vedere se riusciva a far funzionare di nuovo il suo frigorifero.

Pensa meno, pensa meglio, di Jon Acuff

Oltre il 99,5 percento delle persone afferma che l’eccesso di pensieri è un problema quotidiano. La buona notizia è che questo libro offre un piano efficace per trasformare il troppo pensare in un superpotere.

Ha fatto una rapida ricerca su Google e ha diagnosticato il problema. Ha acquistato un pezzo di ricambio da 38 dollari da un negozio in cui non era mai stata prima e ha impiegato tre giorni a sostituire il relè di avviamento del compressore. Tra parentesi, avevo intenzione di consigliarle di considerare che il problema fosse nel relè o, magari, la parte metallica che fa da scambiatore di calore: sapevo che, probabilmente, il colpevole era uno di questi due.

Avrebbe dovuto essere una vittoria che perfino la giuria tascabile avrebbe potuto festeggiare. Ha riparato il frigorifero. Ha salvato la situazione. Grande Erin! E invece, piuttosto di ammettere di aver fatto un lavoro straordinario, la sua giuria tascabile le disse ancora una volta che aveva buttato via tre giorni ad accumulare conoscenze del tutto inutili. L’ennesima occasione sprecata e un’ulteriore prova che quello che sa fare non ha alcun valore.

Erin non ce l’aveva fatta, quella volta. Così ha fatto il secondo passo per tentare di sconfiggere la giuria tascabile e ha raccolto alcune prove a sostegno delle sue nuove playlist. Quindi ha svolto il passo 3 e ha scritto ciò che era vero, in modo che rimanesse impresso.

  1. Probabilmente non dovrò sostituire altre volte il relè di avviamento di un frigorifero, ma è importante che l’abbia fatto, anche solo una volta.
  2. Ho risparmiato da 200 a 1.200 dollari, e non è poco.
  3. Ho avuto l’occasione di conoscere il miglior ricambista in zona e anche sapere che, se paghi in contanti, spendi meno.
  4. Ne è valsa la pena di armeggiare con un cacciavite in uno spazio ristretto per scollegare la parte incriminata dal suo supporto, perché chi ha realizzato questo frigorifero non voleva che qualcuno lo riparasse da solo.
  5. Ne è valsa la pena di sapere che posso benissimo lasciare i generi alimentari in frigorifero (che tanto il freddo un po’ lo tiene), mentre solo pochi anni fa questa dura prova mi avrebbe portato a procurarmi inviti a cena da mia madre e da mia suocera.

Ora, immaginati Erin buttare giù ciascuno di questi punti in un’aula di tribunale, mentre la sua giuria tascabile si riprende dai colpi di queste nuove prove: è importante perché io dico che è importante. Mi ha fatto risparmiare dei soldi. E in più adesso conosco il ricambista! Se qualcuno le chiedesse: Sai dove rivolgersi per riparare un frigorifero? ora Erin potrà annuire con sicurezza e dire: Conosco un buon posto. Ho anche “fregato” il produttore, che l’ha progettato pensando che non sarei mai riuscita a ripararlo. Ho avuto un vantaggio economico e non devo nemmeno fare affidamento sui pasti gratuiti di mia suocera. E quest’ultima è la motivazione più forte.

Non so se Erin abbia urlato quei cinque punti al frigorifero e poi magari abbia sbattuto la porta come se dovesse buttare per terra il microfono, ma avrebbe dovuto farlo. Il fatto che abbia risparmiato del denaro nella sua battaglia contro il frigorifero è fantastico, ma non è questo il vero valore che Erin può ricavare da questo esercizio sul pensare troppo. Dice: Le lezioni che posso trarre identificando le giurie tascabili saranno inestimabili, se presterò loro attenzione e se le metterò in pratica.

È ora di avvisare anche la tua giuria tascabile. Le è sempre andata bene. Si è divertita a raccogliere prove negative per anni. I bias cognitivi che ha raccolto sono tutti esempi che rafforzano le tue brutte playlist, senza trovare resistenza, ma quei giorni sono finiti.

Anche noi abbiamo l’elemento sorpresa dalla nostra parte. Le giurie tascabili sono sempre così arroganti. Si aspettano che tu ti presenti in tribunale, in ritardo, impreparato e trasandato. Hanno vinto per così tanto tempo che non si immaginano di poter essere sconfitte, soprattutto quando arrivi con un’arma segreta: l’impegno.

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Questo articolo richiama contenuti da Pensa meno, pensa meglio.

Immagine di apertura originale di Daniel Mingook Kim su Unsplash.

L'autore

  • Jon Acuff
    Jon Acuff è autore di best seller del “New York Times” con sette libri, tra cui Start, Do Over e Finish. È nella Top 100 dei cento relatori della rivista “Inc. Magazine” e tiene conferenze in tutto il mondo in aziende come Microsoft, Nissan, Walmart, FedEx e Comedy Central. Ha dedicato gli ultimi vent’anni ad aiutare marchi, team e individui a costruire il tipo di aziende e di vite che desiderano. Jon vive vicino a Nashville, Tennessee, con sua moglie Jenny e due figlie adolescenti: L.E. e McRae.

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