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Saranno i lombrichi la soluzione all’effetto serra?

08 Settembre 2006

Saranno i lombrichi la soluzione all’effetto serra?

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Dopo anni di propagazione un po’ sotterranea, l’allevamento dei lombrichi torna alla ribalta, grazie anche alla capacità di riciclare i rifiuti cittadini combattendo l’effetto serra

L’idea di allevare vermi (in forma non hobbistica) non è di certo nuova – e conobbe un certo successo come forma di investimento qualche decina di anni fa. Un successo, va detto, più per coloro che proponevano di investire acquistando allevamenti di lombrichi che per coloro che li acquistavano: i vermi, si sa, sono animali stupidi e non riconoscono il padrone – fatto che consentiva di rivendere più volte lo stesso allevamento a acquirenti diversi. Dopo un periodo in cui il business dell’allevamento di questi animaletti sembrava aver raggiunto una situazione di stallo, da qualche tempo il mercato si è rianimato, sia sul fronte dei prodotti ad uso domestico che su quello dello sviluppo a livello industriale o di comunità.

I due grandi vantaggi derivanti dall’allevamento dei vermi (a parte la compagnia di queste affettuose creature) sono l’autoproduzione di fertilizzanti – ottimi per l’agricoltura domestica, organica e senza composti chimici e, su scala più globale, una riduzione dei gas responsabili dell’effetto serra. Quando i nostri rifiuti organici si decompongono, infatti, rilasciano notevoli quantità di anidride carbonica e di metano (come ben sa chi vive vicino a una discarica)… ed è proprio l’autocombustione del metano che ha dato origine alla leggenda dei fuochi fatui.

CO2 e Metano (specialmente quest’ultimo) sono gas che contribuiscono in maniera sensibile all’effetto serra. Ma se l’amico verme riesce a mettere le mascelle sui rifiuti organici prima che questi si decompongano, li metabolizza e li trasforma in proprie deiezioni – in cui il carbonio è fissato in composti organici solidi e liquidi e non va quindi in giro per l’atmosfera a surriscaldare ancora di più le nostre già torride estati. Parallelamente, come vantaggio secondario, non è da disprezzare la capacità di autoprodursi migliaia di esche per la pesca alla trota, comodamente disponibili (freschissime) nel giardino di casa.

Realizzarsi una worm factory non è particolarmente complicato (si veda questa guida per principianti): esistono in commercio vari tipi di contenitori a uso domestico di diverse dimensioni e tecnologie ma, se volete, potete autocostruirvene uno senza eccessive difficoltà. Dopo un avvio dell’impianto, introducendo un substrato di base e qualche migliaio di appositi vermi selezionati, il sistema prosegue da solo. Le voraci bestiole sono in grado di divorare masse di rifiuti (inclusi carta e cartone) pari a quasi la metà del loro peso ogni giorno e di quadruplicare il proprio numero nel giro di sei mesi (oggi il vostro giardino, domani il mondo). Impianti, informazioni, prodotti e vermi sono facilmente disponibili su Internet (anche se l’ingombro dei contenitori rende sconsigliabile farseli inviare dagli Usa, per non pagare in spese di spedizione l’equivalente del debito pubblico di una nazione in via di sviluppo).

Dopo anni di presenza a livello domestico ora questi impianti stanno iniziando a vedere una diffusione in ambiti più ampi e dove esistono problematiche di smaltimento di rifiuti ben più complesse. Hotel, ristoranti, comunità stanno iniziando a sperimentare con queste soluzioni – particolarmente discrete, tra l’altro, per quello che riguarda l’impatto visivo (i contenitori sono facili da mimetizzare) e odoroso; un miracolo del verme è che ricicla senza puzzare, al punto che sono stati adottati, ad esempio, anche dal più antico, famoso (e lussuoso) albergo di Cape Town in Sudafrica, che spera di poter così presto riciclare la quasi totalità dei propri rifiuti organici, trasformandoli in concime con cui arricchire i lussureggianti prati dell’hotel. A livello ancora più allargato, da seguire con interesse la sperimentazione dell’impiego dei vermi nel trattamento dei rifiuti di Mumbay (quella che una volta si chiamava Bombay), la quarta città più inquinata del mondo.

Tutti quelli che credono all’ecologia (o quelli che mancano regolarmente l’ora giusta per l’esposizione dei sacchetti della raccolta differenziata) con pochi metri quadri a disposizione possono trovare un modo alternativo di disporre della spazzatura organica o delle deiezioni degli animali domestici, entrando nel magico mondo del vermicomposting grazie a soluzioni comodamente installabili anche in cucina.

E, se avete dei bambini in casa, chiudete un occhio se ogni tanto questi sottrarranno all’impianto uno dei suoi umili lavoratori per trasformarlo in un silenzioso ed affascinante compagno di giochi.

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