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Shadowing: il futuro della memorizzazione dati

29 Maggio 2002

Shadowing: il futuro della memorizzazione dati

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Shadowing, in inglese, significa "fare da ombra": lo si usa in gergo anche per indicare una persona che, autorizzata o meno, si appiccica a un'altra, appunto, come un'ombra, seguendola per tutta la giornata e prendendo nota dei suoi spostamenti, delle sue azioni, di quanto dice e sente. In termini tecnici nel settore della memorizzazione dei dati lo shadowing indica il copiare tutte le informazioni che vengono scambiate da un'applicazione in modo da tenerne traccia.

Lo shadowing viene effettuato senza che l’applicazione venga coinvolta, praticamente all’insaputa della stessa. Più di recente, il termine shadowing viene applicato a degli agenti software che riescono ad impersonare una certa persona in uno specifico settore, ad esempio per effettuare una negoziazione per conto suo, come un alter ego.
In questo articolo affronteremo lo shadowing nelle sue varie accezioni fondendole in un unico scenario.

Nella prima parte si descrive uno scenario che sicuramente potrà stupire il lettore; tuttavia la cosa più stupefacente non è quanto viene delineato, bensì il fatto che quanto si descrive sia possibile, da subito utilizzando tecnologie “di frontiera”, nel giro di qualche anno utilizzando tecnologie disponibili a gran parte della popolazione.

Giocare con il nonno

Il bimbo di tre anni corre nella sua cameretta e guarda sotto il lettino poi scoppia a piangere. Il nonno lo sente e lo chiama: “Cosa succede? Perché piangi?”
Il piccolo sente la voce del nonno, si volta, e lo vede nel grande schermo che occupa tutta una parete della sua cameretta. Il nonno è seduto nella sua poltrona preferita, nel salotto della casa in campagna in cui vive. In questo salotto ha anche lui un grande schermo che occupa parte della sua parete e che gli fornisce una finestra che si apre sulla camera del nipotino.

Il bimbo gli racconta dell’orsetto che aveva lasciato sotto il lettino e che adesso non c’è più.

Allora il nonno gli racconta di quando lui era bambino e di come anche lui avesse un orsetto ma quello era un orsetto vero. “Guarda”, gli dice. “Ecco come era il mio orsetto lavatore”. Sullo schermo compare una televisione con le immagini di un orsetto che gioca insieme ad un bambino piccolo. “Vedi” dice il nonno “quel bimbo, piccolo come te ero io, tanti anni fa”.

“Che bello, mi piacerebbe tanto averne uno anch’io” “Tu vivi in città e all’orsetto non piacerebbe. Però, se vuoi puoi giocare un po’ con lui, così come facevo io. Vuoi?” “Oh sì nonno, come si chiama?” “Lo chiamavo Gigio. Mettiti il guantino che ti ho regalato a Natale e prova ad accarezzarlo”.

Il televisore nello schermo si allarga ad occupare tutto lo schermo lasciando la cornice del televisore a delimitare i bordi estremi dello schermo. Il bimbo con il guanto tocca l’orsetto e sente il suo pelo morbido. Poi prova a tirargli la coda. I bordi dello schermo cambiano e diventano sfumati, il bimbo vede se stesso riflesso nello schermo di fianco all’orsetto che sentendosi tirare la coda si blocca e si volta stupito. Il nonno è scomparso e il bimbo continua a giocare con un orsetto “virtuale”.

Passano le settimane e i mesi. Il nonno, purtroppo, ha avuto un incidente ed è morto.
Il bimbo nella sua cameretta ha ancora la finestra aperta sul salotto della sala di campagna ed ogni tanto chiama il nonno.

“Nonno, voglio giocare con te”. Lo schermo si sfuma sui bordi e appare, seduto su quella che era la sua poltrona preferita, il nonno. “A cosa vuoi giocare?” “Raccontami una favola”. Il nonno, paziente come sempre, con un bel sorriso inizia a raccontare una favola.

Quando la favola termina il nonno gli dice “Ma lo sai che questa favola che ti ho raccontato era la stessa che mi raccontava mio nonno? Guarda come ero io quando ero piccolo”. Sullo schermo compare all’interno di un televisore l’immagine del nonno quando aveva 4 anni. Il bimbo lo osserva per un po’ e poi gli dice “Dove è finito l’orsetto che mi avevi fatto vedere qualche mese fa?”. “Ah, Gigio! Vuoi che giochiamo insieme con lui?”. Lo schermo del televisore si allarga fino ad occupare tutto lo schermo della parete sfumandosi ai bordi.

Nella immagine ecco l’orsetto, il nonno da piccolo e il bimbo riflesso. I tre cominciano a giocare in una dimensione in cui presente e passato si fondono come nella fantasia dei piccoli, ricca di emozioni e di immaginazione e senza limiti imposti dal reale.

Le tecnologie

Come è possibile questa magia1 appena descritta? In questa parte descriverò le diverse tecnologie che sono coinvolte nello scenario presentato, elencandole così come queste sono apparse nel racconto.

Lo schermo
La tecnologia di visualizzazione sta facendo grandi progressi sia sul versante della ampiezza dello schermo, sia su quello dei costi. Un video proiettore oggi ha costi intorno ai 3000 Euro ma nell’arco di 5 anni il suo costo dovrebbe scendere sotto i 1000 Euro e dovrebbero iniziare a diffondersi degli schermi plastici2 con costi intorno ai 500 Euro per dimensioni di 2 metri per 3. La loro qualità non sarà ancora paragonabile a quella degli schermi “video” di oggi ma anche questo dovrebbe cambiare entro il 2015. È importante notare che la tecnologia dei video proiettori non si presta al tipo di applicazione che è stata descritta. Infatti se mi mette il video proiettore davanti allo schermo il bambino bloccherebbe l’immagine ogni volta che si pone tra il proiettore e lo schermo. Per contro metterlo dietro allo schermo implicherebbe rubare un grande spazio alla stanza. Cito il video proiettore come tecnologia perché per alcune applicazioni che descriverò nel seguito questo può andare bene. La prospettiva comunque è di poter disporre di tecnologie di visualizzazione che rendano ogni superficie, a partire dal muro di casa, un potenziale schermo.

La connessione
Una video comunicazione richiede una banda variabile a seconda della qualità desiderata, da qualche centinaio di Kbps a qualche Mbps. In una applicazione come quella descritta probabilmente abbiamo bisogno di una banda intorno ai 4-6 Mbps per ottenere una immagine di buona qualità su dimensioni così grandi in modo da poter avere l’effetto “presenza” e mantenere la qualità buona anche quando ci si avvicina allo schermo. Inoltre questa connessione deve essere “always on”, deve cioè esistere un collegamento fisso tra la cameretta del bimbo e il salotto del nonno nella casa di campagna. Questo pone richieste notevoli alla rete. A livello della rete locale (ultimo miglio) dobbiamo avere capacità dell’ordine di qualche decina di Mbps (infatti si deve presumere che oltre a questa connessione la linea debba essere in grado di portare anche altri segnali in contemporanea). Le tecnologie di xDSL, che consentono bande simmetriche dell’ordine dei 50Mbps (da ripartirsi in downstream e upstream per cui la banda disponibile nel singolo verso scende a 25 Mbps) possono essere sufficienti anche se probabilmente siamo al limite delle loro potenzialità. Queste tecnologie sono già disponibili oggi per soddisfare richieste specifiche ma una loro diffusione a costi paragonabili a quelli che oggi si devono sostenere per una connessione ADSL si possono collocare nella seconda parte di questa decade, probabilmente vicino al 2010.

La fibra ottica si presenta come il mezzo ideale in prospettiva. La banda da 100Mbps per il singolo utilizzatore potrebbe essere ragionevolmente una realtà diffusa dal 2010 in poi per arrivare a bande anche ben maggiori verso la fine di quella decade. Sono già pronti in laboratorio dei chip per fornire 1Gbps sulla fibra per il singolo utilizzatore.

Shadowing
A livello della rete di lunga distanza, dei backbone (per collegare la casa di città alla casa di campagna), abbiamo già oggi linee ad altissima capacità. Tuttavia scenari quale quello descritto porterebbero ad un enorme incremento della richiesta di banda. A livello di una città da 100.000 punti di connessione (una città con 300.000 abitanti) abbiamo oggi una richiesta di banda intorno ai 100 Mbps nei momenti di punta (che sono pochi durante le 24 ore). La diffusione di servizi always on quale quello rappresentato porterebbero a richieste di banda dell’ordine dei Tbps (migliaia di Gbps), una richiesta quindi dell’ordine di 10.000 volte maggiore dell’attuale. Sono capacità enormi, però alla portata della fibra. Si pensi che nel periodo dal 1990 al 1998 la capacità della rete di lunga distanza è cresciuta di circa 10 volte, dal 1998 al 2001 è cresciuta di oltre 1000 volte grazie alla tecnologia del DWDM3. Su singola fibra per il 2005 dovremmo essere in grado di trasportare 10Tbps e per fine decade oltre 100Tbps. I costi dovrebbero diventare compatibili con la capacità di spesa del mercato intorno ai primi anni della prossima decade. Alcune nicchie di mercato in realtà potrebbero fruirne già prima.
Come fa il nonno ad avere “con sé” il filmato di quando era lui bambino e giocava con l’orsetto? Oggi potremmo assumere che qualcuno lo avesse ripreso con una telecamera e che quel filmato sia ancora disponibile. Quello che dovrebbe succedere nel futuro è invece che un insieme di tecnologie si aggrega per dare la possibilità di registrare la nostra vita via via che la viviamo per cui in qualunque momento diventa possibile andare a recuperarne alcuni spezzoni e “rivederli”. Lo shadowing non è una tecnologia di per sé ma un servizio che deriva dalla integrazione di più tecnologie.

Telecamera
Il primo tassello è rappresentato dalla telecamera. Questa (in prospettiva di shadowing evoluto dovrebbero in realtà essere più di una anche se strettamente parlando lo shadowing dovrebbe ricordare solo quello che vediamo in un certo istante con i nostri occhi) esiste già oggi a costi molto contenuti (poche decine di Euro come chip) e dimensioni tali da poter essere facilmente annegata in un qualunque oggetto, ad esempio la montatura degli occhiali (si veda come esempio la telecamera in figura paragonata ad una moneta). Il costo, oggi, è relativo al packaging ma questo in prospettiva dovrebbe scendere in quanto molti oggetti includeranno delle telecamere. Al 2010 queste dovrebbero costituire un equipaggiamento standard al pari dell’orologio per buona parte della popolazione. Il loro utilizzo, però, sarà ancora marginale e in genere non avremo delle riprese continuative ma solo riprese richieste dalla persona che le indossa. Per il 2015 probabilmente la situazione cambierà e arriveremo ad un vero e proprio monitoring continuativo.

Il microfono
Oggi il microfono costituisce un apparato distinto che ha un costo di realizzazione, ma soprattutto di packaging, elevato. Allo stato prototipale abbiamo però già dei microfoni direttamente su chip, come quello in figura. Questo abbatterà i costi e li renderà disponibili su moltissimi oggetti. Il microfono potrebbe diventare intelligente, riuscirà cioè a selezionare una voce tra tante, ad isolare una voce all’interno di vari rumori consentendo quindi di realizzare già in periferia un filtro sulle informazioni.

Le PAN
Tutte le informazioni raccolte dalla telecamera, dal microfono, le informazioni che arrivano sui vari “gadget” come il PDA, il telefonino…devono essere trasferite localmente da un apparato all’altro presente sul corpo della persona. Bluetooth già oggi potrebbe essere una risposta efficace. Il chip ha un costo inferiore ai 5 euro e questo costo scenderà ulteriormente permettendo ad ogni oggetto di poter dialogare con altri. La banda fornita da Bluetooth, oggi, è dell’ordine del Mbps, appena sufficiente per uno scenario quale quello descritto ma è già in dirittura d’arrivo la versione 2 che fornirà più capacità di banda. Per il 2010 il problema della banda a livello della PAN, Personal Area Network, sarà completamente superato con capacità dell’ordine dei 50 Mbps.

La memoria
Uno dei punti più importanti della PAN sarà quello in cui si accumulano le informazioni, la memoria.
La capacità di memoria continua a crescere. Oggi siamo arrivati ad 1GB su una memoria compact flash, a 10GB su di un microdisco che sta dentro una PCMCIA. Per il 2010 dovremmo avere una capacità oltre i 50GB in uno spazio inferiore a quello di un francobollo, a costi inferiori ai 100 euro. Non solo. Le compact flash stanno evolvendo per diventare al tempo stesso delle memorie e delle stazioni radio per comunicare con altri apparati tramite Bluetooth. La memoria stessa fa quindi la funzione di PAN. Quanta memoria “serve” per memorizzare una vita? La risposta non è facile. Con la tecnologia di rappresentazione disponibile oggi la stima è nell’ordine dei 300TB. Il cervello ci riesce (ma non si ricorda proprio tutto….) con circa 80 GB. Diciamo che con i progressi previsti nella capacità di memoria e nella concettualizzazione delle rappresentazioni si può immaginare che per il 2015 diventi possibile memorizzare una vita. Teniamo presente che la memoria “indossata” potrebbe scaricare le informazioni ogni giorno in un contenitore molto capiente; in questo caso i 50GB sono più che sufficienti per seguirci in tutta la giornata.

Le batterie
Memorie a polimeri da 10TB saranno disponibili, a costi inferiori ai 10 euro, entro il 2010 e sono queste che potrebbero ospitare la memoria della nostra vita.
Alimentare tutti questi diversi apparati costa molto in termini di energia. Essendo apparati che stanno sulla persona non possono essere alimentati tramite una bella presa di corrente. Occorrono delle batterie. La tecnologia ha fatto notevoli progressi anche in questo settore ma non con la velocità che avremmo desiderato. Oggi il problema delle batterie e della loro ricarica è molto sentito e rappresenta uno scoglio in vari settori, ad esempio quello di dotare i telefonini di terza generazione di un bello schermo a colori. Per il 2010 dovrebbero diventare comuni le batterie alimentate da una micro-turbina che a sua volta funziona bruciando microscopiche gocce di liquido combustibile, come quello degli accendisigari. Questo sistema di alimentazione dovrebbe consentire una capacità energetica di circa 100 volte superiore a quella attuale, quanto basta per le PAN e i vari apparati.
Inoltre iniziano ad apparire batterie “di carta”, come quelle in figura, con caratteristiche di flessibilità e di spessore tali da poter essere inserite anche in oggetti piccoli e sottili.

Ritrovare le informazioni
“Guarda, ecco come era il mio orsetto” Questa semplice frase del nonno richiede una enorme quantità di tecnologia e molta di questa non è ancora disponibile oggi. Per strano che possa sembrare questo è il punto più critico di tutto lo scenario. Non è complicato catturare e memorizzare immagini e suoni. È complicato andarli a recuperare a partire dal loro significato. Il loro recupero, infatti, richiede prima la comprensione di ciò che si sta cercando e quindi la comprensione delle informazioni esistenti per poter fare il confronto ed individuare ciò che si vuole.

Riconoscimento della voce
La tecnologia del riconoscimento ha fatto enormi progressi negli ultimi trent’anni. Progressi ancora maggiori saranno necessari per arrivare ad un livello indistinguibile da quello umano. Ci aiuta il fatto che buona parte del meccanismo si basa sulla forza bruta degli elaboratori e questa aumenta secondo l’ipotesi (confermata) di Moore: ogni 18 anni la capacità elaborativa raddoppia. Questo significa che nei prossimi diciotto mesi faremo un progresso che è equivalente a quello che è stato fatto negli ultimi trent’anni. L’IBM ha lanciato un ambizioso progetto che si propone di arrivare al 2010 alla capacità di tradurre in tempo reale tra 28 lingue, italiano compreso ma dialetti, ahimè, esclusi. Significa che nel 2010 la capacità di riconoscimento artificiale sarà equivalente a quella umana? No, però per molte applicazioni sarà sufficientemente buona da farci dimenticare che il riconoscimento è artificiale.

Gli agenti intelligenti
Riconoscere la voce da parte di un sistema artificiale richiede che ci sia un “qualcuno” che si accorge di dovere riconoscere qualcosa. Questo porta in primo piano la tecnologia degli agenti intelligenti. Il nonno convive con un sistema di elaborazione che contiene un agente intelligente sempre attento a ciò che sta succedendo. È questo sistema che capisce che la frase del nonno richiede un accesso alla banca dati della sua vita per cercare una certa informazione, è sempre lui che, conoscendo l’ambiente in cui si trova il nonno e l’obiettivo della ricerca, darà ordine alla banda dati di “scaricare” l’informazione sul canale di comunicazione con il bimbo e di rappresentare questa informazione all’interno di uno schermo televisivo in modo da sottolineare che quanto il bimbo vede è un flash back, non quello che esiste nel salotto del nonno in quel momento.
In pratica l’agente ha la responsabilità di mantenere aggiornato il contesto in cui si svolge la comunicazione. Sarà anche responsabilità dell’agente contestualizzare le diverse informazioni man mano che queste sono “catturate” e memorizzate.
Questo ruolo diventa anche fondamentale nella seconda parte dello scenario, quando occorrerà ri-impersonare il nonno creando una comunicazione che per avere un significato deve essere contestualizzata.

Banche dati semantiche
Le informazioni devono essere rappresentate all’interno della memoria in modo tale da potere essere recuperate sulla base del loro significato. Il nonno vuole far vedere al nipotino l’orsetto con cui lui giocava quando era piccolo. Nella banca dati che memorizza la vita del nonno sono probabilmente contenuti molti “orsetti”, alcuni visti allo zoo, altri visti sfogliando libri. Orsetto inoltre si riferisce in genere ad un piccolo di orso ma in questo caso il nonno intende il procione, familiarmente chiamato orsetto lavatore. E vuole far vedere proprio quello che aveva lui da bambino. Ma anche di questo esisteranno probabilmente ore e ore di “filmati” memorizzati. Occorre un sistema intelligente che cerchi il filmato più adatto alla situazione.

Avatar
Il bimbo chiede al nonno come si chiama l’orsetto. Gigio. È chiaro che il contesto che si viene a creare è quello del gioco, il bimbo si ripromette di chiamare l’orsetto per avere la “sua attenzione”. Occorre quindi che l’orsetto da immagine filmata si trasformi in una realtà viva in grado di percepire il contesto. Deve cioè diventare un Avatar4. Le tecnologie per isolare degli oggetti nel contesto di un filmato esistono già oggi5, così come esistono varie tecnologie, legate alla intelligenza artificiale, che consentono di trasferire a questi oggetti delle caratteristiche che li rendono vivi e in grado di interagire.

Interfacce aptiche
“Accarezzalo”. Si stanno rapidamente sviluppando varie tecnologie6 che consentono di trasferire altre sensazioni oltre alla voce e alle immagini. Tramite sistemi collegati a motori, pilotati da computer, si riesce a dare la sensazione di toccare degli oggetti; tramite particolari tessuti posti sui polpastrelli (all’interno dei guanti7 che il nonno chiede di indossare al piccolo) è possibile ricreare le sensazioni di liscio, ruvido, caldo, freddo…in modo talmente preciso che la persona che li indossa, se tiene gli occhi, chiusi non riesce a distinguere la realtà dalla finzione.

Oggi il costo di questi sistemi è ancora elevato, intorno ai 10.000 euro. Inoltre il sistema è piuttosto macchinoso: ci sono dei fili che collegano i guanti al computer e dei motori che collegano la penna che consente di toccare degli oggetti. Questo è destinato a cambiare nei prossimi 10 anni, realizzando quindi una comunicazione spontanea e realistica dei diversi sensi entro il 2015 a costi inferiori ai 100 euro.

Televisione interattiva
Inizia il gioco, il bambino entra nel “film” da protagonista e interagisce con Gigio, gli tira la coda e questo non gradisce. Come avviene questa trasposizione del bambino nel film? Esistono anche qui varie tecniche, in parte già disponibili in laboratorio. Una telecamera cattura l’immagine del bambino, un sistema software la isola dall’ambiente e la inserisce nel film. Sofisticate tecnologie di rendering, utilizzate oggi nella produzione dei film8, consentono di animare caratteri sintetici, come l’orsetto, mentre delle applicazioni software costruiscono man mano una regia credibile sulla base di ciò che i diversi oggetti fanno nel film. Il film è quindi prodotto in tempo reale sulla base di una regia che analizza i diversi elementi come variabili indipendenti. La finzione è talmente reale che diventa necessario evidenziarla. Nel racconto si immagina che i bordi dello schermo si sfumino ad indicare che si è entrati in un mondo virtuale.

Sintesi della voce
Siamo alla seconda parte del racconto, quella che forse più stupisce anche se sostanzialmente tutte le tecnologie utilizzate fino ad ora si ritrovano per ricreare il nonno virtuale. Ne occorrono ancora due. La prima è la sintesi della voce. Il nonno che risponde al bimbo ormai è un carattere sintetico, un avatar che si comporta come il nonno, ha ereditato il suo carattere e le sue esperienze e ricordi. È quindi in grado di comportarsi come avrebbe potuto comportarsi il nonno vero. Deve però parlare e quindi c’è bisogno della sintesi della voce. Le cose da dire possono essere in parte recuperate da frasi che il nonno ha effettivamente detto ma è probabile che gran parte dell’interazione si basi su delle frasi costruite in modo sintetico e quindi lette, con la giusta intonazione, dal sintetizzatore vocale. I progressi in questo campo sono stati notevolissimi e si riesce a dare già oggi una qualità di voce quasi indistinguibile da quella umana. Manca, però, la capacità di esprimere empatia, di rappresentare con la voce quello che si sta provando. Per fare questo occorre ovviamente essere consapevoli di quanto si sta dicendo ed essere consapevoli del contesto (la storia precedente, la situazione attuale, a chi è diretta la comunicazione). Per questi aspetti tecnologici dovremmo avere delle risposte soddisfacenti intorno al 2008 e le tecnologie si diffonderanno poco dopo il 2010 sotto la spinta della evoluzione delle memorie e della capacità elaborativa disponibili in grandi quantità a prezzi irrisori.

Smart learning
Il nonno virtuale non rappresenta soltanto le esperienze del nonno reale, nel tempo diventa leggermente diverso da quello. Infatti impara e accumula esperienze. Man mano che interagisce con il bimbo memorizza queste esperienze e quindi nelle volte successive il bimbo potrà riferirsi a fatti, discorsi, che sono avvenuti solamente con il nonno artificiale. Questo avrà contestualizzato le interazioni in modo simile a quanto avrebbe fatto il nonno vero (ha il suo stesso carattere le medesime esperienze del passato,…) ma ovviamente non esiste controprova che il vero nonno si sarebbe comportato in quel modo.

I servizi

Quanto offerto dal mix delle tecnologie necessarie per realizzare uno scenario quale quello presentato può ovviamente trovare applicazione in una grande varietà di settori tramite servizi fornibili da molti attori.

Business
Le aziende, in qualche misura, hanno già cominciato a fare lo shadowing, anche se questo, per il momento, è limitato a mantenere una copia delle transazioni che vengono effettuate nei diversi processi di business. In alcuni casi le aziende tengono traccia di tutte le informazioni scambiate da tutti i terminali che fanno capo alla loro rete aziendale. Le banche tengono traccia di tutte le operazioni fatte dai singoli clienti, le società di telecomunicazioni hanno traccia di tutte le telefonate effettuate (quando da dove, verso chi), la carta di credito lascia una scia dei nostri acquisti.

Fare una riunione con dei clienti ed evitare di prendere appunti: si manda in “shadowing” tutto l’incontro e questo và ad aggiungersi alle informazioni relative ad un certo cliente, ad un certo progetto. Tramite sistemi di riconoscimento si convertono parte delle informazioni in testo9 consentendo quindi la effettuazione di ricerche rapide (anche se verso il 2010 dovrebbe essere possibile effettuare in modo molto rapido anche ricerche basate su voce e immagini).

Quando il cliente chiama per avere informazioni a rispondere potrebbe essere un alter ego che grazie allo shadowing sarebbe in grado di sapere tutto (o quasi) quello che il cliente ha detto e le relative discussioni. In effetti, un minimo di shadowing viene già effettuato nei call center quando ci si imbatte nei risponditori automatici. Le nostre interazioni con questi sono registrate in modo che vengano presentate all’operatore se dovessimo richiedere la sua assistenza. Via via questo shadowing diventerà più sofisticato e consentirà di servire molto meglio ciascun cliente.
Per alcuni settori, come ad esempio la progettazione delle case, la possibilità di far entrare il cliente all’interno del progetto e di osservarne i movimenti e le interazioni con i diversi elementi strutturali darà molte informazioni al progettista e anche notevole soddisfazione al cliente.
L’ombra in molti casi rappresenta un valore e si potrebbe arrivare ad un commercio di ombre. Persone con particolari capacità potrebbero mettere in vendita la loro ombra consentendo ad altri di sfruttare la loro bravura.

Insegnamento
Apprendimento Un esperto in un certo settore, ad esempio l’archeologia, potrebbe attivare lo shadowing in modo da raccogliere tutte le informazioni che via via si accumulano durante una esplorazione. La sua “ombra” potrebbe essere poi utilizzata da centinaia di altre persone interessate ad apprendere come si conduce una esplorazione archeologica.

Apprendimento
Lo shadowing è già utilizzato, parzialmente per quanto riguarda l’acquisizione di abilità chirurgiche, in alcune facoltà di medicina. Il chirurgo effettua una operazione su di un modello virtuale contenuto in un calcolatore utilizzando delle interfacce aptiche. Lo studente può non solo ripercorrere tutti i passi dell’operazione ma impugnare i vari strumenti chirurgici e provare a fare l’operazione. L’ombra del chirurgo sarà al suo fianco e sentirà dalle sensazioni trasmesse alle sue mani se sta facendo i gesti del chirurgo esperto o se sta divergendo da questi. Quando le sue mani effettueranno esattamente gli stessi gesti non percepirà alcuna resistenza mentre appena inizia a fare un movimento diverso percepirà una forza che tende a riportarlo sui gesti corretti.

Sport
Alle Olimpiadi invernali di Salt Lake diversi atleti hanno utilizzato tecniche di shadowing per migliorare la loro condotta di gara. Gli sciatori hanno effettuato una discesa di prova e poi si sono guardati in televisione studiando cosa migliorare con l’aiuto di programmi di simulazione.
Il settore dell’apprendimento, anche in senso di allenamento sportivo, è quello in cui forse prima vedremo l’applicazione estesa dello shadowing.

Disabili
Anche per la rieducazione per pazienti che hanno subito traumi lo shadowing potrebbe dimostrarsi efficace. Oggi la rieducazione è fatta in modo standardizzato. Ti sei rotto la gamba, quando tolgono il gesso fai della ginnastica riabilitativa uguale a tutti quelli che si sono rotti quella gamba. In realtà ciascuno di noi cammina in un modo ben specifico. Se abbiamo a disposizione la nostra ombra diventa possibile effettuare una riabilitazione mirata accelerando i tempi di guarigione.

Un paziente che soffre di Alzheimer può rivedere la strada che porta alla sua casa vedendo, così come lui l’ha visto il percorso da fare. Al limite un programma può “prenderlo per mano” guidarlo fino a casa.

Anziani
In caso di disabilità acquisite il poter disporre di un’ombra che ha catturato le caratteristiche della persona prima della disabilità potrebbe consentire di alleviarne gli effetti.

Poter disporre della loro ombra potrebbe aiutare gli anziani a ricordare il passato, evitando loro alcuni imbarazzi ma non solo. Il far tornare alla mente avvenimenti passati aiuta a rinforzare il ricordo per cui in effetti aumenta nel tempo la capacità di ricordare. Fatti che erano sbiaditi nella mente vengono riportati in vita (nella coscienza) e in un certo senso aiutano a restare giovani. In prospettiva la loro ombra potrebbe addirittura far parte della eredità da lasciare10, magari depurandola di fatti personali che non avrebbero valore per un altro.

Famiglia
Lo scenario presentato all’inizio è basato su di una situazione familiare ma ne sono possibili molte altre. La mamma che lavora alla sera deve fermarsi in un’altra città. Utilizzando dei sistemi simili a quelli delineati nel racconto può comunque mangiare insieme ai bambini seduti al tavolo della cucina e magari far loro una carezza. Può utilizzare l’ombra per far rivivere ai bambini alcune parti della sua giornata, l’incontro con un cane buffo…e i bambini a loro volta mettono in gioco la loro ombra per “raccontare” con le immagini alla mamma cosa hanno fatto all’asilo o a scuola.

Turismo
Evidenti le applicazioni nel settore del turismo. Inizialmente i turisti potrebbero attivare la loro ombra nel momento in cui si trovano in una situazione interessante. L’escursione in una foresta tropicale, l’ascesa sulla piramide di Chichen Itza, l’incontro con un gruppo di nativi. Sono tutte occasioni per ricordare in modo preciso quanto i nostri occhi hanno visto e le nostre orecchie sentito. L’ombra, inoltre, può anche registrare esattamente le coordinate ed il tempo di ogni avvenimento. Riguardando alla sera, magari con un “avanti veloce” i diversi momenti della giornata diventa possibile attivare dei servizi di approfondimento. Cosa è quella statua che solo ora riguardando “ciò che ho visto” noto? Banche dati mondiali sono a disposizione per consentire qualunque approfondimento. L’esperienza della giornata diventa stimolo per vedere e capire più cose.

Non solo. Alcune parti dell’ombra, o alcuni “spezzoni temporali” potrebbero essere mandati ad amici dall’altra parte del mondo, oppure potrebbero essere utilizzate per creare degli spazi in cui conversare.
Questi, ovviamente, non sono che alcuni esempi delle enormi prospettive aperte da questo intreccio di tecnologie.

Nuovi scenari, nuove opportunità, nuove sfide

Uno scenario quale quello descritto all’inizio identifica ovviamente moltissime opportunità di business da un lato e, dall’altro, modalità nuove di soddisfare bisogni e “interessi” che hanno accompagnato tutta la storia dell’uomo e proprio per questo profondi e reali.

Allo stesso tempo mette in luce vari problemi che pongono nuove sfide concettuali ma anche concrete. Se non riusciamo ad affrontare queste sfide e a superarle sarà difficile riuscire a portare questi servizi (e tecnologie) nella vita di tutti i giorni. Resteranno sullo sfondo, magari in alcuni musei della scienza come testimonianze di ciò che sarebbe possibile ma non diventa abitudine.

Storia o Ricordi?
Vogliamo davvero memorizzare la nostra vita in un gigantesco album che potenzialmente potrebbe farcela rivivere così come è accaduta? In fondo raccogliamo le foto dei nostri viaggi, quelle con la fidanzata e poi le foto di famiglia… Il punto sta proprio in quelle tre parole “come è accaduta”. I ricordi sono una interpretazione della realtà, interpretazione che continua a cambiare nel tempo anche se in qualche misura viene percepita da ciascuno come memoria della realtà. Probabilmente se ricordassimo la realtà “vera” non saremmo in grado di imparare e di migliorare. Sembra paradossale ma è vero. È il processo di deformazione e concettualizzazione che ci permette di vedere le cose da un altro punto di vista e quindi di uscire dalla “scatola” dell’oggettività.

Non credo che ci siano all’orizzonte dei meccanismi che permettano di ricreare questo. La tecnologia fotografa la realtà, a volte può distorcerla per motivi intrinseci alla tecnologia stessa od al suo uso, ma non la re-interpreta. Soprattutto non la re-interpreta come faremmo noi, ciascuno in modo diverso dall’altro. In un certo senso quando il bambino vede l’orsetto insieme al nonno vero viene guidato a re-interpretare la realtà attraverso la guida del nonno che gli racconta come lui giocava, che sensazioni provava. E non sono quelle di allora ma quelle che lui ricorda, e che quindi prova quando le sta raccontando. Il nonno “virtuale” racconta una storia che è più vera, oggettivamente, in quanto è esattamente la storia avvenuta, ma non è quella che avrebbe raccontato il nonno vero, in un certo senso quindi questa storia “vera” è artificiale.

Privacy
Il bambino che entra nello schermo e gioca con l’orsetto insieme al nonno tornato bambino (ma bambino virtuale) gioca effettivamente come il nonno forse avrebbe giocato a 4 anni con un suo coetaneo. Perde però il nonno che ha conosciuto.
Se possiamo trovare opinioni diverse rispetto al fatto di volere memorizzare la propria vita (credo, comunque, che questo, in qualche misura, accadrà) è probabile che la stragrande maggioranza delle persone sia molto spaventata dai rischi di invasione alla propria privacy che una tale memorizzazione potrebbe comportare. Come impedire alla propria “metà” di dare un’occhiata a quello che abbiamo fatto…prima di lei, o peggio ancora mentre eravamo già “in sintonia di amorosi affetti”? Un diniego potrebbe essere male interpretato, se si accondiscende alla domanda non c’è più bisogno di interpretazione….
Sarebbe lecito alla autorità giudiziaria dare un’occhiata sul nostro hard disk per vedere dove eravamo una certa notte e cosa abbiamo effettivamente fatto? Il livello di privatezza delle informazioni legittimo per ciascuno di noi in che misura diventa contrario agli interessi pubblici?

Il problema non è affatto teorico. Anche se facessimo finta che lo shadowing non accadrà, che non sarà obbligatorio, che ciascuno avrà comunque la possibilità di proteggere e mantenere riservati i suoi dati (ma sarà ad esempio ammesso l’editing, la correzione di quanto è stato registrato…?) la diffusione dei sistemi di controllo con webcam che riprendono sempre più spazi del pianeta e quindi le nostre azioni portano allo stesso tipo di problemi con l’aggravante che in questi casi non sappiamo neppure bene chi conosce cosa abbiamo fatto, dove, quando…

Proprietà
La proprietà della propria ombra è una cosa ovvia. Tuttavia, ho osservato che questa ombra, in molti casi, può avere un notevole valore per altre persone o aziende. Quindi, in un futuro prossimo potremmo avere persone che si vendono la propria ombra, altre che fanno inserzioni sui giornali per acquistarne una, chi si darà alla intermediazione di ombre e chi studierà sistemi per integrare varie ombre creandone di sintetiche. Potremmo anche avere persone che tentano di rubare la nostra ombra. E cosa succede se la nostra ombra, almeno in parte, è utilizzata dal nostro datore di lavoro? Quali diritti abbiamo su di essa. Dobbiamo pretendere un pagamento se un avatar che sfrutta la nostra ombra genera reddito per l’azienda in cui lavoriamo?

Integrità delle informazioni
Lo shadowing è molto più di un album di foto, non solo perché ha tante foto, per il modo in cui lo si può utilizzare. Cosa succede se perdiamo anche solo parte delle informazioni contenute? Non solo potrebbe esserci un “black out” di un pezzo di vita, l’effetto potrebbe estendersi come un’onda alterando anche altri pezzi di vita, cambiando il loro significato. Vero che abbiamo vissuto per centinaia di migliaia di anni “senza lo shadowing” tuttavia11…
Questo problema sarà affrontato in realtà ben prima che lo shadowing si diffonda. Infatti, come abbiamo visto, ci sono molti servizi che in qualche misura lo anticipano e per diversi di questi l’integrità dei dati sarà un elemento cruciale.

Note

  1. Qualunque tecnologia sufficientemente evoluta, nelle sue prime apparizioni, è indistinguibile dalla “magia”
  2. Sono molte le aziende che stanno lavorando per produrre schermi plastici.
  3. DWDM: Dense Wavelength Division Multiplexing.
  4. Avatar: parola derivata dal sanscrito che significa “reincarnazione”.
  5. MPEG 4 è una di queste.
  6. Per un approfondimento sulle interfacce aptiche, dall’inglese “haptic”
  7. Alla State University di New York (a Buffalo) sono in corso ricerche che utilizzano guanti elettronici sia per trasferire ad un medico a distanza la sensazione della palpazione di un addome di un paziente in modo da permettere la diagnosi, sia per effettuare lo shadowing, memorizzare cioè la sensazione e permettere di ricrearla in tempi successivi o magari a degli studenti per aiutarli ad acquisire esperienza.
  8. L’ultimo episodio di Star Wars è stato fatto utilizzando queste tecnologie, con attori reali che interagiscono durante le riprese con degli attori sintetici.
  9. La AT&T ha attivato a marzo 2002 un sistema che converte in testo i messaggi vocali lasciati nella segreteria telefonica in modo da consentire una ricerca testuale. “Mi è arrivato un messaggio per la riunione di Venezia?” La domanda può essere introdotta sia in forma testuale via Internet sia in forma vocale. In questo caso viene convertita anch’essa in testo e il testo viene utilizzato per fare la ricerca. Questo servizio è utile per chi riceve molti messaggi vocali e dovrebbe passare un bel po’ di tempo ad ascoltarli per trovare quello a cui è interessato.
  10. Negli Stati Uniti alcune società di Pompe Funebri hanno messo “a catalogo” tra i loro servizi la creazione di un sito web da cui il deceduto può far “sentire la sua voce”. Sul sito vengono inserite foto, filmati, discorsi che la persona ha tenuto…In prospettiva questo sito potrebbe arricchirsi a dismisura fino a reincarnare, virtualmente, la persona scomparsa. In un certo senso il concetto stesso di morte potrebbe alterarsi. Ian Pearson va oltre, proclamando la “scomparsa” della morte, perlomeno così come oggi la conosciamo.
  11. Lo stesso ragionamento vale per le medicine, per la corrente elettrica, per l’acqua potabile….

L'autore

  • Roberto Saracco
    Roberto Saracco inizia ad appassionarsi di tecnologia molto tempo fa. Formatosi come matematico e informatico è attualmente a capo della Industrial Doctoral School dell’Istituto Europeo dell’Innovazione e la Tecnologia, è presidente della Symbiotic Autonomous Systems Initiative promossa da IEEE-FDC. Ha diretto fino all’aprile del 2017 lo snodo italiano dell’EIT. In precedenza è stato, fino a dicembre 2010, direttore del Future Centre di Telecom Italia a Venezia, cercando di comprendere le interrelazioni tra evoluzione tecnologica, economia e società. È attualmente Senior Member dell’IEEE, dove dirige l’Industry Advisory Board all’interno del Future Directions Committee. Insegna all’Università di Trento. Roberto Saracco ha pubblicato oltre 100 articoli accademici in giornali e riviste specializzate.

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