Dal 6 al 10 giugno prossimi, Milano ospita la versione italiana della Social Media Week 2016. Noi di Apogeo siano fieri di esserne Content Partner: regaliamo un libro realizzato per l’occasione, organizziamo cinque workshop tenuti da protagonisti (oltretutto al prezzo speciale early bird di soli novantanove euro più IVA ciascuno, fino a domenica 22 maggio) e presenteremo libri durante l’evento. Non bastasse, abbiamo intervistato Marco Massarotto e Gianfranco Chicco, in prima fila nell’organizzazione.
Apogeonline: I numeri della SMW milanese dell’anno scorso sono impressionanti. Numericamente stimate ancora una crescita? Su che cosa puntate, soprattutto?
Marco Massarotto: Sì, quest’anno grazie alla partnership con Apogeo e a un’operazione editoriale unica e innovativa puntiamo a aumentare ancora le partecipazioni fisiche in loco. E anche quelle digitali, la SMW Milan è ormai una community che ogni anno si risveglia e si raduna, sempre più numerosa. I nostri partner, storici e nuovi, che stiamo per annunciare, ci aiuteranno anche in questo.
Che cosa vi piacerebbe vedere emergere a SMW quest’anno, dal dibattito sulla tecnologia invisibile? Qual è la tecnologia invisibile che sta sotto il successo di SMW?
Ci piacerà parlare dei lati meno scontati del digitale, quelli oscuri, più opachi, ma anche quelli luminosi come il design che rende semplici le cose complesse. Dietro il successo della SMW c’è il lavoro di un grande team e di un’agenzia che crede nella diffusione della cultura del digitale e ci investe ogni anno. E c’è la fiducia dei nostri partner, senza cui non sarebbe possibile realizzarla.
La sinergia con food & wine è probabilmente un unicum nel panorama dei grandi eventi della scena. Come è nata l’idea e come avete identificato il giusto partner?
Un'intera sezione di #SMWmilan sarà dedicata a #Food & #Wine: una bella sorpresa per la curatrice @ci_polla pic.twitter.com/KitaWPZofC
— SMW Milan (@SMWmilan) May 10, 2016
Il Food & Wine ha sempre “fame” di spazio e di attenzione. Non volevamo né limitarlo né fargli invadere troppo la scena, per cui abbiamo pensato di creargli uno spazio a sé. Molto vicino alla SMW ufficiale, ma con più libertà.
Qual è l’ingrediente segreto di SMW come fenomeno planetario? Perché centinaia di migliaia di partecipanti affollano le sedi degli eventi, invece che – provocazione ma non tanto – parlare di social media sui social media?
Gianfranco Chicco: Probabilmente non c’è un ingrediente segreto ma la voglia di comunicare ed interagire delle persone nelle varie città dove SMW viene ospitata ogni anno. Perché la realtà è che anche se siamo più collegati (digitalmente) che mai, incontrarsi fisicamente è un bisogno umano. Certo, sono cambiati i motivi per i quali ci incontriamo di persona e SMW è sempre molto attenta ad offrire contenuti, dibattiti e connessioni fisiche e digitali che siano rilevanti alla realtà di ogni città dove è presente.
Vedete una evoluzione nell’offerta globale che si può trovare in SMW? In che direzione sta andando il dibattito?
Quando SMW è nata nel 2009, si parlava principalmente del fenomeno social media a sé. Piattaforme quali Facebook, Twitter e Foursquare erano relativamente nuove per il mondo professionale (meno per gli early adopter) ed il focus si concentrava fortemente sulle nuove piattaforme, come usarle al meglio eccetera. Oggi si parla meno di social media in senso stretto e più di questo strato digitale che ormai è parte della nostra vita reale. Comportamenti, nuovi linguaggi e modi di comunicare, tecnologie che vanno al di fuori dal mondo tecnologico per influenzare la nostra vita personale e professionale.
SMW Milano è secondo più metriche l’evento più coinvolgente e partecipato della manifestazione globale. Questo vi dà più influenza o più indipendenza?
Più che indipendenza ci ha dato fiducia. La fiducia di CrowdCentric, la società che ha creato Social Media Week, nel poter gestire SMW Milan come riteniamo sia meglio per il mercato italiano secondo il nostro obiettivo di contribuire alla crescita della cultura digitale del paese. Le metriche poi raccontano in numeri una realtà ormai risaputa: agli italiani piace parlare tanto, anche in Rete!