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Strategie di personal branding con LinkedIn

24 Maggio 2016

Strategie di personal branding con LinkedIn

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Valorizzare le proprie competenze e capacità attraverso la rete sociale pensata per il business. Libro, workshop, intervista.

Tra i workshop organizzati da Apogeo in occasione della Social Media Week di Milano dal 6 al 10 giugno c’è quello di Francesca Parviero, che risponde qui a qualche domanda introduttiva su LinkedIn e l’autovalorizzazione professionale.

Apogeonline: Che cos’è un Brand Ambassador su LinkedIn? Che vantaggi comporta? Quanto è difficile?

Francesca Parviero: Non c’è una distinzione fra essere un brand ambassador su LinkedIn o altrove: oggi la consapevolezza che ciascuno di noi dovrebbe avere, è che online viene amplificata la possibilità di essere visti, ascoltati, osservati e se ci interessa entrare in relazione con gli altri – e con le opportunità che da questi possono arrivare – dobbiamo porci il problema di quale sia il messaggio che stiamo trasmettendo di noi. Nessuna novità rispetto al passato perché, se è vero che l’online amplifica, è altrettanto banalmente vero che gli altri ci osservano da sempre e percepiscono qualcosa di noi anche prima di interagire direttamente con noi. Essere un brand ambassador vuol dire per prima cosa trasmettere col proprio agire online il proprio brand personale e, se lo colleghiamo anche al nostro contesto professionale, valorizzare (o meno) anche il nome dell’azienda per cui lavoriamo, portando una serie di benefici.

Non credo sia difficile, è una pratica da imparare come molte altre, ci vuole motivazione e la si acquisisce solo se è chiaro quali obiettivi si possono raggiungere. Lo vedremo insieme l’8 giugno e sono certa che, se compreso, molti si attiveranno con maggiore convinzione, riuscendo a raggiungere dei buoni risultati.

Qual è la nozione più importante che si avrà modo di apprendere durante il workshop? E qual è il capitolo più importante del tuo libro, che verrà distribuito agli iscritti?

La nozione più importante è che la maggior parte delle volte non è il mezzo che non funziona ma sei tu che non lo sai usare, e/o quelli che ti sei scelto come contatti che inquinano il sistema. Leggo troppe generalizzazioni: questo non funziona, quello non va bene, questo strumento è diventato come quello. Tutti pronti a puntare il dito verso gli altri. Poi vai a vedere come si comportano coloro i quali denunciano queste inefficienze e scopri che sono i primi a condizionare il contesto.

Strategie di personal branding con LinkedIn di Francesca Parviero a Social Media Week Milano

Un workshop prezioso per chi ha a cuore l’immagine propria e quella dell’azienda.

Il capitolo più importante? Non è ancora stato scritto. O meglio, quando mi è stato chiesto di scrivere questo libro la scelta è stata non dover scrivere l’ennesimo libro che parlasse solo del profilo personale, ma un volume che obbligasse il lettore ad avere una panoramica del mondo complessivo, dinamiche aziendali e personali, processi e visione, di LinkedIn oggi dal nostro osservatorio personale. Il libro è per quelli che vogliono capire una volta per tutte qual è l’approccio da avere, e vuole rendere autonomo il lettore nel proseguire la propria relazione con LinkedIn, sapendo dove trovare le risposte, al cambiare del sistema.

Che differenza c’è tra pubblicare notizie e contenuti su LinkedIn e farlo via Pulse, da un punto di vista di personal branding?

Pulse è LinkedIn! Se scrivi da Influencer, certo, questo ti dà l’opportunità di avere un certo standing, grazie al fatto che sei stato scelto da LinkedIn come esponente i cui contenuti possono interessare a livello globale (presidenti, CEO, autori e via dicendo), ma in generale i tuoi contenuti possono circolare grazie alla tua rete e alle azioni di condivisione tue e dei tuoi contatti. Scrivere su LinkedIn può significare anche solo condividere degli aggiornamenti di stato, che sono più immediati e meno duraturi nel tempo.

“Quando faccio recruiting su LinkedIn, i miei concorrenti possono vedere chi cerco e come, e possono soffiarmi i talenti migliori”. “Se cerco un nuovo impiego su LinkedIn, il mio capo se ne accorge”…

Queste sono solo alcune delle convinzioni ricorrenti di chi non conosce e non sa come muoversi su LinkedIn: ci abbiamo anche scherzato su, creando dei segnalibri ironici per il lancio del libro. Ci vogliono professionisti in grado di usare gli strumenti e si deve lavorare sulla formazione degli operatori che lavorano in ambito recruiting.

La questione del capo che ti osserva ha senso fino ad un certo punto: se curi bene la tua immagine favorisci il brand per cui lavori, abbiamo detto; se il tuo capo non lo ha ancora capito ha le ore contate e forse è proprio lui il motivo per cui vuoi cambiare. Cambiare lavoro è un diritto: se non si lede l’attuale datore di lavoro, che male c’è?

Qual è il vantaggio di pensare al self-learning su Lynda, in alternativa a strumenti dedicati come Khan Academy?

Abbiamo analizzato qualche piattaforma di learning online prima di introdurre il capitolo di Lynda e so benissimo che ce ne sono molti e alcuni diffusi ampiamente, ma alcuni sono poco noti e io ragiono spesso in ottica di diffusione e vita di uno strumento: vuoi mettere il vantaggio di avere una piattaforma legata a LinkedIn? Il 9 maggio sono stati confermati i nove milioni di iscritti in Italia (per non parlare di quelli raggiunti ormai nel mondo) il che significa che potenzialmente questi sono tutti utenti di Lynda, al contrario di altri canali che devi conoscere in altri modi e non è scontato raggiungere. Sono innamorata di Lynda e, avendo sperimentato qualche competitor già durante il mio passato professionale da HR manager, lo consiglio davvero a tutti.

Possiamo avere qualche esempio di aziende o professionisti che hanno saputo sfruttare LinkedIn con efficacia e con risultati evidenti e misurabili? Come si misura tipicamente il successo dell’attività su LinkedIn?

Nel libro parliamo per esempio di Luxottica e Adecco, per citare due aziende e contesti molto diversi. Le metriche possono essere condivise fra diverse aziende o uniche per l’azienda che li stabilisce per verificare i propri risultati. La cosa certa è che dietro ogni social network c’è la possibilità di raccogliere un grandissimo quantitativo di dati. I big data possono essere predittivi e non solo consuntivi. Un tema affascinante di cui si parla proprio durante la Social Media Week!

Che differenze ci sono tra il personal branding praticato su LinkedIn e quello su altri social, come Facebook o Instagram?

Come dicevo in apertura, non credo si possano fare dei distinguo: certo ogni media ha degli scopi diversi, ma se rendi accessibili le tue informazioni, il tuo personal brand sarà la summa si tutti questi canali. Certo su LinkedIn ci si aspetta di leggere una convalida delle tue competenze, ma spesso ci troviamo davanti a profili basic e poco arricchiti. Un vero peccato!

L'autore

  • Francesca Parviero
    Francesca Parviero è la prima Official LinkedIn EMEA Talent Solutions Partner italiana. È consulente in area Digital HR e Personal Branding per aziende e persone. Come blogger vanta numerose collaborazioni con siti e testate sui temi legati all'uso del digitale per la carriera e per le Risorse Umane.

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