La Corte d’Appello di Colonia ha recentemente riconosciuto che il fornitore di uno spazio di discussione su Internet (sul tipo di una chat room) può difendersi contro la “violazione del suo domicilio virtuale” ed estromettere l’eventuale “aggressore” mediante i mezzi tecnici a sua disposizione e, se questi non sono sufficienti, attraverso il ricorso all’autorità giudiziaria.
Si trattava, in questo caso, di un “Party-Chat” aperto a tutti gli utilizzatori di Internet, senza password e senza registrazione.
Nel corso delle discussioni online erano intervenuti numerosi diversi utilizzatori, alcuni dei quali erano stati il bersaglio di un internauta che aveva il deliberato obiettivo di disturbare il regolare funzionamento della chat.
Il fornitore d’accesso, una volta informato sui fatti, aveva invocato il suo diritto di proprietà sulla chat room e aveva escluso il molestatore attraverso gli strumenti tecnici a sua disposizione. Tuttavia, quest’ultimo era riuscito a effettuare nuove intrusioni, eludendo le barriere tecniche.
Soltanto in seguito all’intervento della Corte d’Appello di Colonia, che ha indotto le parti a raggiungere un accordo, l’intruso ha rinunciato a partecipare ulteriormente alla chat.
La vicenda giudiziaria è di grande interesse, in quanto la Corte d’Appello, pur non essendosi pronunciata sugli elementi caratterizzanti la “violazione del domicilio informatico”, dal momento che la controversia si è conclusa con un accordo tra le parti, ha riconosciuto al fornitore d’accesso di uno spazio di discussione il diritto di escludere chi arrechi solo disturbo.