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Appunti sparsi a favore del Wireless Marketing

26 Maggio 2000

Appunti sparsi a favore del Wireless Marketing

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Yankee Group prevede che nel 2003 ci saranno un miliardo di telefonini nel mondo, di cui il 60% abilitati all'accesso ad Internet. Per questo le aziende più dinamiche della Net Economy si stanno preparando ad una nuova sfida resa possibile dalle tecnologie di accesso wireless, senza fili, ad Internet

“Innumerevoli vivono in noi se penso o sento,
non so chi è che pensa e sente,
so solo il luogo dove si pensa e sente (…)”
(José Saramago)

GeePS, azienda americana (che si dice) pronta ad approffitare del futuro radioso della wireless Internet frequentata da 600 milioni di surfer mobili, che sorpasserà un po’ nelle previsioni di tutte le più importanti Società di ricerche di mercato, la fruizione tradizionale, diciamo statica, a partire dal 2002, ha appena inventato una nuova diavoleria per il commercio elettronico: il “Wireless Location-Based Shopping Portal”.

Il servizio di GeePS (in test nelle aree di New York e San Francisco da poche settimane) consiste nell’offrire alle aziende clienti la possibilità, dal sapore un poco orwelliano, di comunicare con i surfer che entrino nel raggio di un chilometro dal loro esercizio, grazie alla capacità intrinseca agli attuali sistemi di telefonia cellulare di tracciare la posizione dei propri utenti sul territorio.

In pratica ognuna delle aziende clienti di GeePS utilizza i tools messi a disposizione da quest’ultima allo scopo di formattare adeguatamente le pagine del proprio sito Web per la fruizione su PDA (come il Palm) WAP o – in futuro – Umts e poter quindi “invitare”, letteralmente en passant, i surfer che si siano registrati al servizio a fare shopping chez lui, magari attraverso l’invio di coupon sconto da spendere non solo entro un certo limite temporale, ma anche entro un certo limite geografico.
Viceversa il surfer wireless (GeePS ha appositamente coniato un neologismo, flavoured come uno snack: “GeePSter”) potrà decidere di esplorare motu proprio le offerte possibili attorno ad un dato spazio, come una via o un centro commerciale, utilizzando il suo telefono WAP o il suo PDA come una sorta di scanner ambientale, alla ricerca delle migliori, e più prossime, offerte.

Ora, approffittando del recente exploit di GeePS e altri, come AirFlash, credo che si possa incominciare a mettere insieme qualche appunto, per quanto in ordine sparso, attorno al Wireless Marketing:

  1. La mobilità dei surfer è un procinto di diventare un fattore rilevante di business
    In fondo era nelle cose che Internet, dinamica per definizione, non si prestasse (solo) ad una fruizione/interazione attraverso una postazione statica. Ora un insieme di tecnologie (come Bluetooth, ad esempio) sembrano mature abbastanza da abilitare il passaggio versa un’Internet abitata da soggetti mobili.
  2. Dalle “comunità virtuali” alle “tribù” e infine alle “tribù nomadi”
    Molto si è detto – e scritto – sulle presunte “personalità multiple” assumibili in un contesto di rete, spesso prendendo a prestito più dallo Psyco hitchcockiano che dalla psicologia, ma ora per i surfer mobili è possibile cambiare (o simulare di farlo) posizione, alla lettera.
    Questo scenario, finisce per accrescere la distanza critica rispetto alla supposta globalità della Rete, grazie alla quale da sempre si riuniscono comunità, e quindi istanze, locali e/o verticali (e non “globali”!), che ora potranno anche diventare comunità nomadi, aprendo a nuovi paradigmi e, dunque, modelli di business.
  3. I mobile devices liberano dal bisogno di utilizzare un PC per accedere alla Rete
    Registrata la stasi delle varie WebTV i mobile devices rappresentano – attualmente – l’unica alternativa possibile per fruire la Rete senza dover ricorrere a qualche chilo di ferramenta béige e rinunciare ad una scrivania (just for the record: ancora una volta stupisce quanto Apple sia stata visionaria inventando, con Newton, il concetto stesso di PDA).
    Tutto sembra spingere verso una definizione di computing personale che sia privato, soprattutto in quanto portabile – e forse, successivamente, indossabile -, e connesso (ça va sans dire: senza bisogno di cavi).
  4. “Consumer centrico” non “prodotto centrico”!
    Una delle grande trasformazioni del marketing a noi contemporaneo è (o dovrebbe essere) il passaggio dalla visione “prodotto centrica” a quella “cliente centrica”.
    Quale stimolo migliore per le aziende di dover avere a che fare con un soggetto mobile, quale il surfer wireless, per accelerare questa transizione?
  5. La privacy nell’epoca del tracking
    A prima vista il punto maggiormente dolens del marketing mobile sembra essere, probabilmente a ragione, la privacy (e, in questo senso, non è un caso che negli USA le stesse aziende impegnate sul fronte del Wireless Marketing abbiano costituito la Wireless Advertising Industry Association). Non credo che entusiasmi nessuno l’idea di essere tracciato nei propri spostamenti da, un nome a caso, Mc Donalds che intende offrirci le sue – diciamo così – specialità ad ogni angolo di strada.
    L’antitodo – almeno in linea di principio – sembrerebbe essere, almeno per chi scrive, il Permission Marketing: ogni singolo deve avere pieno potere nel sottoscrivere e rimuovere la sua iscrizione ai servizi che egli giudica utili, che a loro volta devono essere rigorosamente progettati in strutture opt-in/opt-out.

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